Esteri

Dazi: le minacce di Trump scuotono il settore petrolifero del Canada

Redazione
 
Dazi: le minacce di Trump scuotono il settore petrolifero del Canada
Se Donald Trump dovesse dare seguito alle sue minacce di elevare sensibilmente i dazi sulle merci in arrivo anche sul petrolio, per gli analisi ci potrebbero essere aumenti per i prezzi alla pompa negli Stati Uniti e danneggiare l'economia canadese.
L'annuncio di Trump di volere imporre dazi generalizzati su Messico e Canada, senza accennare ad un'esclusione di petrolio e gas, per Lisa Baiton, presidente e CEO della Canadian Association of Petroleum Producers, potrebbe significare che il Canada produrrà meno petrolio.

Cosa che causerebbe la perdita di posti di lavoro in Alberta (la Provincia dove si estrae gran parte del petrolio canadese), con potenziali ripercussioni per l'intero Paese. Perché le Province più povere contano sui trasferimenti di denaro derivanti dalle entrate generate di quelle più ricche, come appunto l'Alberta grazie all'industria estrattiva, per contribuire a compensare i costi e fornire servizi sociali. Una situazione che potrebbe anche portare a una svalutazione del dollaro canadese in un momento in cui la valuta è già in difficoltà a causa di fattori economici interni.
Circa l'80% del commercio del Canada avviene con gli Stati Uniti e la maggior parte di esso riguarda gli idrocarburi.

I produttori di carburante statunitensi hanno anche esortato Trump a escludere petrolio e gas da qualsiasi imposta proposta, dato che gli americani dipendono fortemente dal greggio canadese importato.
"Il petrolio greggio è per le raffinerie quello che la farina è per i panifici", ha affermato questa settimana il gruppo industriale American Fuel and Petrochemical Manufacturers (AFPM). Nella dichiarazioni si dice, inoltre, che ''è il nostro costo principale per materie prime e input. Se queste materie prime diventassero significativamente più costose, lo stesso accadrebbe per il costo complessivo della produzione di carburante qui negli Stati Uniti".

Gli Stati Uniti sono il maggiore produttore mondiale di petrolio greggio e gas naturale, ma alcune regioni (California, nord-est e parti del Midwest) non dispongono delle infrastrutture o della capacità di trasporto per fare affidamento esclusivamente sul petrolio statunitense e hanno bisogno di importazioni per rifornire di carburante i consumatori.
Circa il 40% del greggio che passa nelle raffinerie di petrolio degli Stati Uniti viene importato e la stragrande maggioranza proviene dal Canada.
Il petrolio canadese è particolarmente utilizzato nelle regioni del Midwest, prive di sbocchi sul mare, dove le raffinerie sono state attrezzate per elaborare le miscele canadesi più pesanti.
L'AFPM ha affermato che non esiste un sostituto semplice per quel greggio senza dover ricorrere a fonti estere che potrebbero erodere la sicurezza energetica degli Stati Uniti.
L'associazione di categoria ha avvertito che una tariffa sul petrolio canadese potrebbe far aumentare i costi operativi nel Midwest, costi che, secondo alcuni esperti, ricadrebbero sui consumatori.
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