Esteri

Dazi: per Trump il nemico si chiama Cina, Canada e Messico

Redazione
 
Dazi: per Trump il nemico si chiama Cina, Canada e Messico
Il tempo delle promesse sembra essere finito per Donald Trump, che ora le sta mantenendo, annunciando che uno dei primi provvedimenti che firmerà, dopo il suo insediamento, fissato per il 20 gennaio, sarà quello di imporre a Messico e Canada una tariffa del 25% su tutti i prodotti in arrivo negli Stati Uniti.

E la scure delle tariffe colpirà pesantemente la Cina sono a quando che Pechino non fermerà il flusso di Fentanyl (la droga sintetica che sta devastando gli Stati Uniti), facendo quotidianamente decine di vittime.
''Questa tariffa rimarrà in vigore finché le droghe, in particolare il Fentanyl, e tutti gli immigrati clandestini non fermeranno questa invasione del nostro Paese! Sia il Messico che il Canada hanno il diritto e il potere assoluti di risolvere facilmente questo problema latente da tempo. Con la presente chiediamo che usino questo potere e, finché non lo faranno, è tempo che paghino un prezzo molto alto", ha scritto Trump. in un messaggio.

La risposta di Ottawa è arrivata immediatamente, con il vice primo ministro, Chrystia Freeland, e il ministro della Sicurezza pubblica, Dominic LeBlanc, che, in una dichiarazione congiunta, hanno detto che "Canada e Stati Uniti hanno una delle relazioni più forti e strette, in particolare quando si tratta di commercio e sicurezza dei confini. Il Canada attribuisce la massima priorità alla sicurezza dei confini e all'integrità del nostro confine condiviso".

Freeland e LeBlanc hanno anche sottolineato che il Canada acquista dagli Stati Uniti più di Cina, Giappone, Francia e Regno Unito messi insieme: ''Il Canada è essenziale per l'approvvigionamento energetico interno degli Stati Uniti e lo scorso anno il 60 percento delle importazioni di petrolio greggio degli Stati Uniti proveniva dal Canada".
In un altro post , Trump ha affermato che addebiterà alla Cina un dazio aggiuntivo del 10% in aggiunta a qualsiasi altro dazio sui prodotti in arrivo negli Stati Uniti, sostenendo che il Paese non sta facendo abbastanza per fermare il flusso di droghe illecite.

"I rappresentanti della Cina mi hanno detto che avrebbero introdotto la pena massima, la morte, per qualsiasi spacciatore sorpreso a farlo, ma sfortunatamente non hanno mai dato seguito alla loro richiesta e la droga sta arrivando nel nostro Paese, soprattutto attraverso il Messico, a livelli mai visti prima", ha affermato Trump.
Durante la campagna presidenziale, Trump ha proposto tariffe tra il 60% e il 100% sui prodotti cinesi e un'imposta tra il 10% e il 20% su tutti i prodotti importati da tutti i partner commerciali degli Stati Uniti e, per quanto riguarda specificamente il Messico, appena poche ore prima del voto, aveva detto: ''Sto mettendo dazi sul Messico. Ogni dannata cosa che vendono negli Stati Uniti deve avere un dazio del 25% finché non impediranno l'ingresso della droga".

La politica di massicci dazi, ampiamente promessa da Trump, non convince completamente gli economisti che, già durante la campagna elettorale, quando il tycoon profferiva le sue minacce, sostenevano che l'aumento delle tariffe comporterà una lievitazione dei prezzi per i consumatori americani, perché gli importatori, solitamente, lo fanno pesare sul fruitore finale. E, secondo una prima stima, gli aumenti previsti da Trump potrebbero incidere per 2.600 dollari all'anno su bilanci familiari degli americani.
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