La Corte per il commercio internazionale degli Stati Uniti ha bloccato i dazi doganali reciproci elevati, imposti unilateralmente dal presidente Donald Trump su decine di Paesi ad aprile, per quello che potrebbe essere un duro colpo per il programma economico della Casa Bianca.
Dazi, corte federale blocca le politiche tariffarie di Trump: non ha l'autorità
I future del Dow Jones sono balzati di 500 punti alla notizia della sentenza, contro la quale l’amministrazione Trump ha immediatamente presentato ricorso alla Corte d’appello degli Stati Uniti per il circuito federale.
Potrebbe spettare alla Corte Suprema l’ultima parola sul caso.
Nella sua sentenza, un collegio di tre giudici della Corte del commercio internazionale ha affermato che l’International Emergency Economic Powers Act (IEEPA), invocato da Trump per imporre i dazi, non autorizza un presidente a imporre dazi universali sulle importazioni.
''Gli ordini tariffari mondiali e di ritorsione eccedono qualsiasi autorità concessa al Presidente dall’IEEPA per regolamentare le importazioni tramite tariffe”, hanno scritto i giudici.
E le tariffe specifiche e separate su Canada, Messico e Cina relative al traffico di droga “sono fallimentari perché non affrontano le minacce stabilite in quegli ordini”, ha scritto il collegio.
L’attuazione delle tariffe richiede in genere l’approvazione del Congresso.
Ma Trump ha scelto di aggirare il Congresso dichiarando lo stato di emergenza economica nazionale ai sensi dell’IEEPA, divenuto legge nel 1977, e poi usando la presunta emergenza come giustificazione per escludere il Congresso dal processo. La corte non solo ha ordinato la sospensione definitiva delle tariffe in questione nel caso, ma ha anche vietato qualsiasi loro modifica futura.
All'amministrazione Trump sono stati concessi 10 giorni di tempo per apportare le modifiche necessarie all'esecuzione degli ordini dei giudici. La sentenza non ha avuto alcun effetto su diversi dazi esistenti su prodotti specifici, come alluminio e acciaio, perché il presidente non ha invocato i poteri dell’IEEPA per giustificarne la necessità.
La reazione della Casa Bianca è stata affidata al portavoce Kush Desai: ''Il trattamento non reciproco riservato dai paesi stranieri agli Stati Uniti ha alimentato i deficit commerciali storici e persistenti dell’America'', aggiungendo che ''questi deficit hanno creato un’emergenza nazionale che ha decimato le comunità americane, abbandonato i nostri lavoratori e indebolito la nostra base industriale della difesa: fatti che la corte non ha contestato''.
Alla fine Desai ha detto che ''non spetta ai giudici non eletti decidere come affrontare adeguatamente un’emergenza nazionale''. La sentenza è stata la risposta a due distinte cause legali che contestavano i dazi di Trump.
Una causa è stata intentata da un gruppo di procuratori generali degli Stati. L’altra è stata intentata da cinque aziende americane che dipendono da beni importati negli Stati Uniti, che sono interessati dai dazi.
Nella sua sentenza, il collegio di tre giudici ha affermato che gli ordini tariffari di Trump erano ''illegittimi nei confronti di tutti'', non solo dei querelanti. Nella sentenza, si è affermato di non vedere un chiaro collegamento tra la presunta emergenza utilizzata da Trump per giustificare i dazi in risposta al traffico di droga e ciò che le tariffe possono fare nella pratica.
''La riscossione di tariffe doganali sulle importazioni legittime non è evidentemente correlata agli sforzi dei governi stranieri di ‘arrestare, sequestrare, detenere o altrimenti intercettare’ i malfattori all’interno delle rispettive giurisdizioni'', ha affermato la corte.