Economia

Credito in frenata per le micro e piccole imprese, prestiti in calo del 5% a metà 2025, allarme artigianato

Redazione
 
Credito in frenata per le micro e piccole imprese, prestiti in calo del 5% a metà 2025, allarme artigianato
La ripresa del credito in Italia resta fragile e diseguale, con le micro e piccole imprese (MPI) ancora penalizzate dal costo elevato dei finanziamenti e dall’assenza di un vero impulso espansivo. Secondo il 35o report congiunturale di Confartigianato, a giugno 2025 i prestiti alle MPI con meno di 20 addetti sono diminuiti del 5% su base annua, a fronte di una flessione minima dello 0,2% per il totale delle imprese. Il calo più severo si registra nel cluster dell’artigianato, con una contrazione dell’8,5%, confermando un quadro di difficoltà strutturale nell’accesso al credito per le realtà produttive di minori dimensioni.

Credito in frenata per le micro e piccole imprese, prestiti in calo del 5% a metà 2025

Il rallentamento arriva in un contesto macroeconomico caratterizzato da prudenza monetaria e politica fiscale poco espansiva. La Banca Centrale Europea, nel meeting di settembre, ha confermato i tassi d’interesse ai livelli precedenti, preferendo mantenere un margine di flessibilità in un quadro internazionale instabile, segnato da conflitti e tensioni commerciali. L’inflazione sotto controllo non basta dunque a favorire un allentamento, con una verifica attesa nella prossima riunione del 29-30 ottobre a Firenze, ospitata dalla Banca d’Italia.

Parallelamente, anche il Documento programmatico di finanza pubblica (DPFP) presentato dal Governo delinea una manovra priva di effetti espansivi nel breve termine: crescita nulla per il 2026 e impatti positivi limitati a +0,1 punti percentuali solo nel biennio 2027-2028. Il doppio freno di politica monetaria e fiscale si traduce in un clima di stagnazione per gli investimenti, aggravato dall’effetto dei dazi commerciali, stimati come un costo di circa mezzo punto di PIL nel 2026.

Il costo medio del credito per le imprese italiane ad agosto 2025 si attesta al 3,49%
, ben 186 punti base sopra i livelli pre-stretta monetaria del giugno 2022. L’aumento dei tassi continua a pesare soprattutto sulle realtà minori, che non possono contare su fonti alternative di finanziamento. “Un’adeguata disponibilità di credito è essenziale per sostenere gli investimenti e favorire la ripresa produttiva, soprattutto per le aziende più piccole”, aveva ricordato il Governatore della Banca d’Italia nelle considerazioni finali di maggio.

Il divario territoriale acuisce il quadro: le regioni del Mezzogiorno restano penalizzate da tassi più elevati. A giugno 2025, il TAE medio per le imprese italiane è del 5,22%, ma oscilla tra il 7,13% della Calabria e il 4,74% dell’Emilia-Romagna. Le costruzioni restano il settore più oneroso (6,30%), seguite dai servizi (5,40%), mentre il manifatturiero esteso si mantiene al 4,82%. Nelle piccole imprese sarde il credito raggiunge livelli record, con un tasso dell’11,27%, ben 476 punti base in più rispetto alle medio-grandi.

Sul fronte territoriale, il calo dei prestiti alle piccole imprese risulta diffuso: in Veneto (-6,1%), Toscana (-5,4%), Campania (-5,2%), Emilia-Romagna e Lombardia (-5,1%) si registrano le contrazioni più forti, mentre flessioni più contenute si osservano in Bolzano (-2,6%), Lazio (-3,3%) e Piemonte (-4,2%). Nessuna regione mostra una dinamica migliore rispetto al totale delle imprese, segno di un’erosione generalizzata della liquidità per il tessuto produttivo minore.

Nel complesso, i prestiti alle imprese tornano lievemente positivi ad agosto (+1,2% su base annua), ma la ripresa rimane timida e diseguale rispetto alla media dell’Eurozona (+3%).
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