Economia

Credito in Italia, studio Censis-Confcooperative: TAEG imprese al 4,77% e costi maggiori al Sud

Redazione
 
Credito in Italia, studio Censis-Confcooperative: TAEG imprese al 4,77% e costi maggiori al Sud

Ottenere credito in Italia costa caro, e non si tratta solo dei tassi di interesse. Uno studio congiunto realizzato da Censis e Confcooperative svela una realtà preoccupante: il TAEG medio nazionale per gli investimenti delle imprese è quasi raddoppiato in sei anni, passando dal 2,34% nel 2019 al 4,77% nel 2025. Un aumento significativo che l'indagine definisce un vero e proprio "dazio" sul credito, evidenziando disuguaglianze crescenti e un'Italia finanziaria a due velocità.

Credito in Italia, studio Censis-Confcooperative: TAEG imprese al 4,77% e costi maggiori al Sud

Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative, non usa mezzi termini: "Il credito viene erogato con criteri che rischiano di cristallizzare le disuguaglianze esistenti, creando uno spread territoriale in un'Italia creditizia a due velocità". La fotografia scattata dallo studio rivela un divario sorprendente nel costo del credito tra le regioni italiane. La forbice che separa il costo per le imprese tra la Calabria (5,68%) e la Valle d'Aosta (3,79%) è di ben 1,89 punti percentuali.

Gardini fornisce esempi concreti per illustrare l'impatto di questa disparità: "Per un credito a 10 anni da 300 mila euro, un'impresa calabrese paga 33.000€ in più rispetto a una della Valle D'Aosta. Mentre una famiglia calabrese che chiede un prestito a 5 anni, da 50mila euro, paga 2.300 euro in più rispetto all'Emilia Romagna. È la geografia dell'apartheid finanziario italiano dopo la stretta monetaria del 2022-2023", conclude Gardini, sottolineando con amarezza che "chi nasce al Sud paga di più".

Il dato del Mezzogiorno, con un TAEG al 5,16%, si confronta infatti con il 4,71% del Nord Ovest e il 4,59% del Nord Est.A maggio 2025, il credito alle società non finanziarie italiane continua a mostrare un segno negativo (-1,42%). Sebbene si tratti di un miglioramento rispetto al picco del -6,6% registrato nel 2023, il dato testimonia una persistente difficoltà che stenta a risolversi. La variazione congiunturale sui tre mesi, poi, è debole: +0,45% a gennaio e un misero +0,05% a febbraio, indicando una ripresa molto fiacca.

Particolarmente critico è il quadro per le microimprese. Tra dicembre 2023 e dicembre 2024, nel segmento a basso rischio, i prestiti alle grandi imprese sono cresciuti del +2,35%, mentre le micro, piccole e medie imprese registrano cali rispettivamente del -0,68%, -2,40% e -3,63%. Le maggiori criticità si concentrano nel segmento ad alto rischio, dove le microimprese scendono ulteriormente dal -7,18% al -7,92%. Anche le grandi imprese, se percepite come rischiose, vedono i loro prestiti calare, passando dal -3,74% a -4,79%.

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