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Adozioni, Corea del Sud: per decenni centinaia di bambini strappati alle famiglie e mandati all'estero

Redazione
 
Adozioni, Corea del Sud: per decenni centinaia di bambini strappati alle famiglie e mandati all'estero

Un'ombra lunga e dolorosa si allunga sulle vite di migliaia di bambini sudcoreani, strappati alle loro famiglie e inviati all'estero per essere adottati. Un'indagine governativa, attesa da decenni, ha finalmente svelato la realtà di un sistema corrotto e crudele, dove i diritti dei bambini sono stati calpestati e le loro identità cancellate. Le cifre sono agghiaccianti: oltre 200.000 bambini sudcoreani, vittime di un'industria delle adozioni fiorente e spietata, sono stati spediti in tutto il mondo a partire dagli anni '50, quando il Paese, devastato dalla guerra, cercava disperatamente di ricostruirsi.

Adozioni, Corea del Sud: per decenni centinaia di bambini strappati alle famiglie

Dietro la facciata di una presunta opera di bene, si celava un sistema marcio, alimentato dalla corruzione e dalla sete di denaro. Le testimonianze degli adottati, ora adulti alla disperata ricerca delle proprie radici, sono un pugno nello stomaco.

"Ci hanno strappati alle nostre madri con la forza, ci hanno ingannati, ci hanno mentito", raccontano con la voce rotta dal dolore. La Commissione per la verità e la riconciliazione del governo ha finalmente gettato luce su questa tragedia, pubblicando i risultati dei primi 100 casi esaminati su un totale di 367 petizioni presentate da adottati inviati all'estero tra il 1964 e il 1999.

"Quando le agenzie di adozione dipendono dalle donazioni dei genitori adottivi, sono spinte a continuare a mandare bambini all'estero per sostenere le loro attività. Questa struttura aumenta il rischio di adozioni illegali", ha dichiarato alla CNN Lee Sang-hoon, commissario, durante una conferenza stampa.

Il quadro che emerge è devastante: certificati di nascita falsificati, dichiarazioni di abbandono menzognere, controlli inesistenti sui futuri genitori adottivi. Un sistema che ha permesso a trafficanti di bambini di prosperare, a spese di vite innocenti.

"È stata una lunga attesa per tutti", ha confessato Han Boon-young, cresciuto in Danimarca e uno dei 100 adottati i cui casi sono stati analizzati dalla commissione. "E così ora otteniamo una vittoria. È una vittoria".
Ma la gioia è amara, perché la verità non porta con sé la giustizia. Molti adottati, come Han Boon-young, non sono stati riconosciuti come "vittime" a causa della mancanza di documentazione.

"Se dicono, riconosciamo che questa è violenza di stato, allora come possono non riconoscere coloro che non hanno molte informazioni? Perché questo è davvero il nocciolo dei nostri problemi, che non abbiamo informazioni... è stato falsificato, è stato alterato", ha detto dopo la pubblicazione del rapporto. Marianne Ok Nielsen, che sta ancora aspettando i suoi risultati, ha espresso la sua preoccupazione per il fatto che circa la metà degli adottati non siano stati riconosciuti come vittime. "Non abbiamo avuto alcun diritto perché non avevamo alcun documento in primo luogo... Si tratta di diritti umani, va oltre i casi individuali", ha dichiarato.

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