Ambiente & Sostenibilità

Cop30, Unhcr: 250 milioni di persone in fuga negli ultimi dieci anni per emergenze climatiche

Redazione
 
Cop30, Unhcr: 250 milioni di persone in fuga negli ultimi dieci anni per emergenze climatiche

Negli ultimi dieci anni, più di 250 milioni di persone sono state costrette a lasciare le proprie case a causa di emergenze climatiche, con una media di quasi settantamila nuovi sfollati ogni giorno. È questo l’allarme lanciato dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, Unhcr, in occasione dell’apertura della Conferenza Onu sui cambiamenti climatici Cop30 a Belém, in Brasile.

Cop30, Unhcr: 250 milioni di persone in fuga negli ultimi dieci anni per emergenze climatiche

Il rapporto mette in luce come eventi meteorologici estremi, dalle inondazioni in Sud Sudan e Brasile alle drammatiche siccità in Ciad ed Etiopia, stiano aggravando crisi umanitarie già profonde, spingendo intere comunità verso un’instabilità sempre più acuta. Gran parte di chi è costretto alla fuga vive in Paesi segnati da povertà e conflitti preesistenti, dove l’adattamento a condizioni climatiche sempre più ostili risulta praticamente impossibile. Le alluvioni hanno devastato vaste regioni in Sud Sudan e Brasile, mentre ondate di calore record hanno colpito Kenya e Pakistan, mettendo a dura prova comunità che spesso non dispongono dei mezzi per fronteggiare queste emergenze. In Africa, tre quarti del territorio risulta degradato e oltre la metà dei campi profughi si trova in aree sottoposte a forti pressioni ambientali, un segnale chiaro di quanto degrado e vulnerabilità siano ormai intrecciati.

L’Unhcr sottolinea che l’aumento delle temperature e la riduzione delle risorse idriche minacciano la sopravvivenza di milioni di persone. Secondo il rapporto, entro il 2050 i quindici campi profughi più caldi del mondo, situati in Paesi come Gambia, Eritrea, Etiopia, Senegal e Mali, potrebbero registrare quasi 200 giorni di caldo estremo ogni anno.

Una condizione che, avvertono gli esperti, potrebbe rendere questi luoghi inabitabili. “Molti di questi luoghi rischiano di diventare inabitabili a causa della combinazione mortale di caldo estremo e alta umidità”, sottolinea il documento. Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, ha evidenziato come “le condizioni meteorologiche estreme stanno distruggendo case e mezzi di sussistenza, costringendo le famiglie - molte delle quali sono già fuggite dalla violenza - a fuggire di nuovo”.

Secondo Grandi, l’emergenza climatica alimenta un ciclo di vulnerabilità in cui le comunità più povere pagano il prezzo più alto, intrappolate in una spirale che rischia di diventare permanente. Il legame tra degrado ambientale e conflitti appare drammaticamente evidente nel Sahel, dove l’Unhcr ha registrato un aumento delle tensioni sociali legate alla perdita di mezzi di sussistenza. In alcune aree, la scarsità di risorse e il collasso dell’agricoltura stanno spingendo parte della popolazione verso gruppi armati, generando nuovi cicli di violenza e ulteriori sfollamenti. Lo stress ambientale diventa così un moltiplicatore di conflitti e instabilità, trasformando la crisi climatica in una crisi che investe contemporaneamente la sicurezza, l’economia e la coesione sociale.

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