Esteri

Storie di confine: i disperati che sognano ancora il 'paradiso americano' o che cercano di scapparne

Redazione
 

Nelle ore in cui una tormenta di neve e vento sta flagellando la costa est del Nord America, continuano a consumarsi drammi sulla linea di confine che divide gli Stati Uniti con il Canada e, a sud, con il Messico.
Drammi che vedono, loro malgrado, protagonisti coloro che negli Stati Uniti avevano visto il Paradiso, e ci credono ancora, e chi, invece, ad un passo dal vedere diventare realtà il loro sogno, si rendono conto che le politiche di Donald Trump sull'immigrazione illegale hanno cancellato la speranza.

I disperati che sognano ancora il 'paradiso americano' o che cercano di scapparne

Il confine tra Canada e Stati Uniti, nel Quebec meridionale, è segnato solo a una striscia priva di vegetazione, larga tre metri. Un confine simbolico che separa idealmente chi ancora, nonostante tutto, cerca di passare negli Stati Uniti, e chi invece fugge nel timore di essere oggetto delle retate delle forze di polizia statunitensi, scatenate nella caccia agli irregolari.

In questi giorni nella zona di confine, con il vento che soffia a 40 chilometri orari, la percezione è di una temperatura di 20 gradi sotto lo zero, anche quando c'è il sole.
La polizia di frontiera canadese è in queste settimane di grande freddo impegnata in un controllo costante, non tanto per intercettare chi cerca di attraversare la frontiera, quanto per soccorrere chi sta affrontando il viaggio impreparato.

Il sergente François Paquet, capo di una squadra di sorveglianza delle frontiere della RCMP, la polizia federale canadese, racconta: "Di recente abbiamo avuto persone che sono arrivate in Canada molto poco preparate ad affrontare l'inverno. Stiamo parlando di giovani famiglie con bambini o adolescenti. Ne abbiamo catturati alcuni che non avevano più le scarpe ai piedi. Avevano perso le scarpe nella neve durante il viaggio verso il Canada. Qualche giorno fa - aggiunge - abbiamo trovato un bambino che non aveva scarpe ai piedi. Aveva i piedi avvolti in un foglio di alluminio, completamente congelati. Ci è voluto un intervento d'emergenza per portarlo rapidamente in ospedale''.

Il sergente Paquet, del distaccamento della Royal Canadian Mounted Police (le Giubbe Rosse) di Valleyfield, spiega che pattuglia il confine a bordo di un veicolo non contrassegnato, in modo da non attirare l'attenzione di veicoli sospetti nei pressi di aree chiave per gli attraversamenti illegali.

La posizione della pattuglia non viene scelta a caso. Il parco eolico dall'altra parte del cippo che segna il confine è il luogo ideale per raggiungere il Canada, lontano dalle zone residenziali. Le strade forestali sul lato americano sono poco utilizzate.

Gli interventi della polizia federale, soprattutto in inverno, si trasformano spesso in operazioni di salvataggio, riferisce Paquet: "Una donna è stata trovata sdraiata sulla neve in grave ipotermia. Era paralizzata dal freddo. Quando siamo arrivati, le raffiche di vento e la neve stavano iniziando a ricoprirla. Uno dei miei colleghi è riuscito a trasportarla in ospedale e a salvarle la vita".

La disperazione porta anche a comportamenti che rasentano la pazzia. Lungo la tratta ferroviaria tra Massena (New York) e Salaberry-de-Valleyfield (Quebec) fungeva da passaggio per centinaia di migranti, le Giubbe Rosse hanno fermato diversi veicoli che percorrevano i binari ferroviaria durante la notte, rischiando una collisione mortale con un treno merci.

Numerose segnalazioni provengono dai cittadini che vivono lungo il confine, ma anche dai rilevatori di movimento installati nelle zone boschive. Questa informazione consente di schierare rapidamente gli agenti di polizia sul territorio.

Di recente gli agenti hanno potuto utilizzare degli elicotteri Black Hawk, che consentono di trasportare gli agenti di polizia in modo più efficiente e rapido, soprattutto quando c'è da prestare soccorso a qualcuno.

In base ad un accordo del 2023, contrariamente al passato, quando ad occuparsi dei migranti irregolari che attraversavano il confine era il Canada, oggi vengono automaticamente rimpatriati sul suolo americano, a meno che non si applichi alla loro situazione una delle eccezioni previste dal nuovo accordo.

In passato, dice il sergente Paquet, i migranti volevano essere trovati immediatamente. Ora si nascondono per non farsi catturare. Anche quando sono in pericolo a causa del freddo, restano nascosti per non essere scoperti. Ciò rende ancora più difficile aiutarli.

Anche il flusso di migranti è diminuito drasticamente. Paquet afferma che, nel momento più critico della crisi migratoria, il suo distaccamento poteva intercettare fino a 800 richiedenti asilo al giorno.
"Dall'inizio dell'anno - dice - abbiamo registrato otto casi di migranti che hanno attraversato il confine dagli Stati Uniti al Canada e altri sette casi dal Canada agli Stati Uniti. È molto poco rispetto a quanto abbiamo visto solo due anni fa".

Ma se al Nord la scelta è spesso una roulette con la morte, sapendo che si affronta una natura che può essere implacabile, al Sud la situazione, pur essendo anch'essa drammatica, è completamente diversa, perché si tratta di centinaia e centinaia di persone - disperati in arrivo soprattutto dal centro America, ma anche da più a sud - che, quando vedono al di là delle strada le luci delle città statunitensi, si fermano sapendo che, se dovessero riuscire a passare il confine, sfidando il Rio Grande e i pericoli di affidarsi ai trafficanti di esseri umani, potrebbero finire arrestati e ricominciare un calvario.

Per questo molti di loro si affidano al Messico che, mostrando un'umanità che altri negano, si sta attrezzando per rispondere a chi ha affrontato pericoli d'ogni tipo e si trova davanti ad un muro, che non è quello di confine, ma delle leggi e della prospettiva di una detenzione.

Il Messico, già impegnato in un durissimo braccio di ferro commerciale che Donald Trump, sta dando assistenza, per lasciare a questi disperati anche un barlume di speranza.

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