Economia

Competitività bancaria europea in affanno: tra regole, frammentazione e sfide digitali

Redazione
 
Competitività bancaria europea in affanno: tra regole, frammentazione e sfide digitali

Il sistema bancario europeo mostra segnali di debolezza competitiva rispetto a quello statunitense, frenato da mercati frammentati, minore redditività e un quadro regolatorio percepito come penalizzante. È quanto emerge dalle opinioni raccolte nel mese di aprile 2025 nell’ambito dell’«Osservatorio sull’attrattività dell’Italia presso gli investitori esteri» (Rapporto di primavera 2025) realizzato dal Censis per Aibe, l’Associazione Italiana delle Banche Estere.

Competitività bancaria europea in affanno: tra regole, frammentazione e sfide digitali

Secondo il 72,4% del panel di esperti intervistati, la regolamentazione prudenziale introdotta dall’Unione Europea dopo la crisi del 2008 rappresenta un freno alla competitività del sistema: per il 24,1% costituisce un ostacolo significativo, mentre il 48,3% la giudica limitante solo in determinati ambiti.

Parallelamente, la sicurezza offerta dal sistema regolatorio resta un valore riconosciuto: ancora il 72,4% ritiene che le regole prudenziali dell’Ue garantiscano stabilità, anche se l’82,8% segnala che i requisiti di liquidità rappresentano un ostacolo alla crescita economica e all’espansione degli istituti di credito, mentre il 79,3% sottolinea come gli elevati requisiti patrimoniali rendano più costoso per le banche reperire capitale sui mercati finanziari, influenzandone negativamente la competitività.

Su questa base, l’82,8% auspica una maggiore armonizzazione delle regole tra i Paesi Ue, mentre solo il 44,8% ritiene opportuno ridurre i requisiti patrimoniali per aumentare la concessione del credito e il 27,6% chiede un allentamento dei vincoli sul fintech e sul digital banking.

La frammentazione resta un tema critico: per il 92,9% degli intervistati, la dimensione ridotta degli istituti bancari europei è un freno competitivo diretto rispetto alle banche americane, e il 72,4% sostiene che l’Unione Europea dovrebbe intervenire semplificando le norme antitrust e introducendo incentivi fiscali per agevolare le fusioni bancarie. Solo il 20,7% paventa il rischio che queste operazioni producano un sistema oligopolistico, più vulnerabile in caso di crisi.

In prospettiva, resta centrale la capacità delle banche europee di sostenere innovazione e grandi investimenti: il gap di redditività tra banche Ue e Usa, con un Return on Equity statunitense superiore di 5 punti percentuali nel periodo 2012-2021, viene ricondotto dal 31,0% a requisiti patrimoniali e regolatori più stringenti, dal 20,7% alla minore integrazione del mercato europeo, dal 17,2% allo scarso sviluppo del mercato dei capitali e dal 24,1% alla minore propensione al rischio e all’innovazione.

Quanto ai temi emergenti, le criptovalute vengono considerate troppo rischiose dal 79,3% degli intervistati, che invocano regolamentazioni ancora più severe, anche se il 65,5% ritiene che la regolazione Mica (Markets in Crypto-Assets Regulation) offra già garanzie adeguate di sicurezza e trasparenza. Solo il 40,7% vedrebbe con favore un approccio più flessibile, sulla scia della Sec americana, per rendere le banche europee più competitive nei servizi di custodia di crypto asset. Sul fronte dell’euro digitale, le aspettative sono elevate: per il 69,0% il suo lancio rafforzerà il ruolo internazionale dell’euro e, nella stessa percentuale, si prevede un miglioramento dell’efficienza nei pagamenti e un impulso all’integrazione del mercato finanziario europeo.

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