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Lanciare un'auto a 260 kmh e vantarsene: il ridicolo va in rete

Redazione
 
Lanciare un'auto a 260 kmh e vantarsene: il ridicolo va in rete

Ci sono individui che elevano l’improntitudine a forma d’arte; Vittorio Codeluppi, neo-presidente della Sal (Società acqua lodigiana) ed esponente del Partito Democratico, sembra aver preso appunti dai maestri. Seduto al volante di una Porsche, con il tachimetro a sfiorare i 260 chilometri orari e la videocamera a documentare il prodigio, Codeluppi trasforma la guida in un’esibizione di superbia e sprezzo del buon senso.

Lanciare un'auto a 260 kmh e vantarsene: il ridicolo va in rete

Sia chiaro: non è la velocità in sé a scandalizzare, ma la totale incuranza verso ciò che implica ricoprire un ruolo pubblico. L’uomo dovrebbe incarnare prudenza e responsabilità, e invece si lancia in un’esibizione di baldoria egoica, con sguardo fisso nell’obiettivo e sorriso che sfida ogni norma di decoro.

La sua giustificazione - “ero in Germania, a Stoccarda, in un tratto di strada dove non ci sono limiti di velocità” - ha poi la sublime eleganza di un sofisma rinascimentale malriuscito: traslare i confini geografici, come se la virtù civica dipendesse da coordinate cartografiche.

Codeluppi corre sull’asfalto tedesco, ma soprattutto sopra il buon senso, sopra la discrezione e sopra ogni brandello di dignità che chi ricopre cariche pubbliche dovrebbe custodire gelosamente. È un trionfo di narcisismo virale, un’esibizione di superbia che trasforma la prestazione privata in manifesto pubblico di egotismo sfrenato.

Il culmine è irresistibilmente grottesco: l’uomo, politico e amministratore di una società pubblica, sorride alla telecamera come se fosse sovrano assoluto del mondo, dimentico del ruolo etico che la sua carica impone. Ogni curva, ogni fruscio del motore, diventa lezione di presunzione: la gaiezza dell’ego, lo sprezzo delle regole e l’apoteosi della stoltezza adulta.

E alla fine, ciò che resta non sono indignazione o commenti civili, ma la certezza che ci troviamo di fronte ad una reliquia vivente di vanità liquefatta, un monumento accelerato alla superbia, destinato a sfrecciare oltre ogni limite, persino quello della decenza, mentre il resto del mondo può solo abbozzare un ghigno di compatimento, consapevole che nulla, nemmeno la realtà più palese, sarà mai abbastanza veloce da fermarlo.

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