Economia
Produttività, il CNEL pubblica il primo Rapporto nazionale: luci e ombre per l’economia italiana
Redazione

Il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro ha diffuso il primo Rapporto annuale sulla produttività 2025, frutto del lavoro del Comitato Nazionale Produttività, coordinato da Carlo Altomonte. Il documento offre una fotografia approfondita delle dinamiche italiane nel confronto con i partner europei, mettendo in luce progressi ma anche criticità strutturali che frenano la crescita.
Produttività, il CNEL pubblica il primo Rapporto nazionale: luci e ombre per l’economia italiana
Negli ultimi anni l’Italia ha registrato una buona performance in termini di crescita economica, occupazione ed export, nonostante la congiuntura internazionale sfavorevole. Tuttavia, la produttività resta ferma: dal 1995 al 2024 l’incremento medio annuo è stato appena dello 0,2%, contro l’1,2% dell’UE27. Dopo un parziale recupero nel periodo 2009-2014, la produttività è tornata a stagnare, nonostante il dinamismo dell’occupazione (+4,4% nel 2019-2024), trainata però da settori a basso valore aggiunto.
Un fattore chiave è la scelta delle imprese di privilegiare il lavoro rispetto al capitale, spinti da salari reali bassi e dal crescente costo d’uso dei beni strumentali. Questo ha favorito l’aumento dell’occupazione ma con un calo della produttività per occupato. Inoltre, il Paese sconta ritardi negli investimenti immateriali – software, ricerca, capitale organizzativo – cresciuti in Italia a un ritmo dimezzato rispetto alle economie avanzate, e nelle competenze digitali: solo il 16% dei lavoratori ha skill ICT avanzate, contro il 30% di Germania e Francia.
La dimensione d’impresa rimane un ulteriore ostacolo: il 94,7% delle aziende italiane ha meno di 10 addetti, mentre le grandi imprese risultano mediamente oltre il 70% più produttive. Al contrario, export, digitalizzazione e innovazione emergono come fattori decisivi per la competitività: le imprese esportatrici e innovative registrano un premio di produttività fino al 30%.
Il Rapporto indica la necessità di un piano d’azione integrato entro il 2029, in linea con gli impegni del Piano Strutturale di Bilancio di Medio Termine, che punti su formazione, capitale intangibile, crescita dimensionale delle imprese e riduzione dei divari territoriali. Tra le misure proposte: rafforzare il credito d’imposta per R&S e formazione 4.0, potenziare gli ITS e i percorsi STEM, introdurre una legge quadro sulle PMI, semplificare procedure e incentivare managerializzazione e internazionalizzazione.
Un capitolo è dedicato al Mezzogiorno, dove si segnala una crescita del PIL pro capite post-pandemia più vivace della media nazionale (+1,5% annuo), sostenuta dagli investimenti del PNRR e dal settore pubblico, ma che non ha ridotto il divario di produttività con il Centro-Nord. In positivo, la crescita degli occupati ICT nel Sud è stata del 50% dal 2019 al 2023, segnale di una possibile trasformazione in atto.
Il Rapporto del CNEL, che sarà presentato al Global Productivity Forum dell’OCSE il 16 settembre a Londra, sottolinea infine la necessità di un approccio sistemico e coordinato tra diversi livelli di governo per trasformare la produttività da nodo critico a leva di crescita sostenibile e inclusiva per l’Italia.