C'è un momento, nella vita di ogni essere umano dotato di minima consapevolezza, in cui le certezze granitiche su cui abbiamo edificato la nostra esistenza vengono polverizzate dalla fredda, implacabile realtà. Per un turista americano, irlandese di Boston (particolare che già di per sé configura un'identità più stratificata di una millefoglie), questo momento epifanico si è materializzato sotto forma di un cameriere italiano dallo sguardo più eloquente di un trattato di antropologia culturale.
Chicken parmesan: breve storia triste di allucinazione gastronomica made in Usa
La scena, immortalata con quella compiaciuta solerzia tipica di chi sa di star documentando un disastro annunciato, si svolge in un ristorante italiano non meglio identificato. Protagonista, come detto, un turista americano armato d’incrollabile fede nel chicken parmesan dell'Olive Garden, quella catena di ristorazione che ha con l'Italia la stessa relazione che un unicorno ha con la zoologia.
Il nostro eroe transoceanico, con la baldanza di chi crede che la globalizzazione abbia omogeneizzato anche l'impanatura del pollame, ordina al cameriere il "pollo alla parmigiana", corroborando la propria istanza con tanto di fotografia digitale. Il volto del malcapitato addetto al servizio è un poema visivo: un miscuglio di incredulità, sgomento e quella peculiare forma di esasperazione che si manifesta solo quando si comprende di trovarsi al cospetto di un abisso culturale tanto profondo da meritare una spedizione speleologica.
Con un aplomb degno di un diplomatico alle Nazioni Unite, l'uomo scuote il capo e pronuncia la sentenza: "Solo negli Stati Uniti. In Italia non esiste." E qui si consuma il dramma, immortalato tramite smartphone dalla figlia, una solerte content creator che ha benedetto TikTok con questo capolavoro di antropologia visiva. Perché l’uomo rimane attonito, vittima di una rivelazione più sconvolgente della scoperta che Babbo Natale non esiste.
"Non esiste in Italia?" balbetta con l'aria di chi ha appena scoperto che la terra è sferica dopo aver sostenuto per anni che fosse piatta. Ma la perla, il diamante incastonato in questa tiara di smarrimento culinario, arriva con la risposta del cameriere: "Non so cosa sia… sulla pasta?!". Un'affermazione che racchiude secoli di tradizione gastronomica, l'orrore esistenziale di fronte all'abominio della carne impanata adagiata su spaghetti (presumibilmente scotti) e, soprattutto, il disincantato stupore di chi constata quanto la distanza tra l'idea di Italia venduta oltreoceano e l'Italia reale sia siderale quanto quella tra la Terra e Proxima Centauri. Perché la verità, scomoda e per nulla politically correct, è che l'America ha costruito un simulacro del nostro Paese fatto di tovaglie a quadri rossi e bianchi, bottiglie di Chianti impagliate e piatti che con la cucina italiana hanno la stessa attinenza che un flamingo ha con l'Antartide.
Per dovere di cronaca: il chicken parmesan esiste, sì, ma è un'invenzione italoamericana, un ibrido nato dall'incontro-scontro tra immigrati nostalgici e ingredienti locali, una creatura che vive felice nei ristoranti "italiani" d'oltreoceano ma che qui, nella madrepatria, viene accolta con la stessa cordialità riservata a un elefante in un negozio di cristallerie.
E però il simpatico turista bostoniano, cresciuto a pane e fiction culinaria, era genuinamente convinto che in Italia si mangiasse pollo impanato con mozzarella fusa sopra, probabilmente accompagnato da una montagna di pasta al sugo. Possibilmente spaghetti spezzati cotti in acqua fredda: altro must made in Usa. Una convinzione granitica, impermeabile alla logica, nutrita da decenni di catene di ristorazione che hanno spacciato per "autentico" ciò che autentico non è mai stato. Il cameriere, dal canto suo, ha dimostrato una pazienza che meriterebbe la beatificazione immediata.
Perché spiegare a un americano che il pollo alla parmigiana non esiste in Italia è come spiegare a un bambino che i Pokemon non sono reali: tecnicamente hai ragione, ma stai distruggendo un universo intero. Il video, naturalmente, è diventato virale. Perché nulla diverte più gli italiani dello spaesamento altrui di fronte alla realtà della cucina nazionale. È un piacere atavico, quasi antropologico: vedere qualcuno che scopre che la carbonara non ha la panna è già delizioso, ma assistere allo sgomento di chi scopre che un piatto non esiste proprio ha tutto un altro sapore. Un sapore che, per inciso, non è quello del pollo impanato annegato nel sugo.