Economia

Buy now pay later, l’insidia nascosta dei saldi

Redazione
 

I saldi sono ormai partiti in tutta Italia ma il consiglio di Confconsumatori agli utenti resta sempre lo stesso: mai abbassare la guardia. Bisogna prestare la massima attenzione, è l’alert lanciato da Confconsumatori, alle insidie che possono nascondere dietro le promozioni per evitare che un’opportunità si trasformi invece in altro. Le casistiche su cui accende i riflettori l’associazione sono tre: innanzitutto, la riduzione di prezzo annunciata in una pubblicità deve essere calcolata sulla base del prezzo più basso degli ultimi 30 giorni.

Buy now pay later, l’insidia nascosta dei saldi

Esistono promozioni di vario tipo che presentano riduzioni di prezzo o “prezzi sensazionali”, ma spesso la riduzione di prezzo pubblicizzata è sulla base del prezzo immediatamente precedente all’offerta: in questo modo viene indotto in errore il consumatore, aumentando il prezzo praticato prima di annunciare una riduzione di prezzo ed esponendo così false riduzioni di prezzo. A tal proposito la Corte di giustizia dell’Unione Europea, con una recente sentenza ha stabilito che una riduzione di prezzo, annunciata da un’azienda sotto forma di una percentuale o di una dicitura pubblicitaria diretta a sottolineare il carattere vantaggioso di un’offerta di prezzo, deve essere determinata sulla base del prezzo più basso applicato nel corso di un periodo non inferiore a 30 giorni prima dell’applicazione della riduzione di prezzo. Perciò è necessario prestare attenzione al prezzo effettivo dei prodotti commercializzati online.

In passato, infatti, è accaduto che siano state diffuse informazioni ingannevoli in merito ai reali costi delle transazioni commerciali veicolando attraverso una pluralità di mezzi pubblicitari messaggi enfaticamente incentrati sulla gratuità delle operazioni di compravendita e sull’assenza di commissioni. Le società hanno omesso di indicare in modo chiaro e trasparente, fin dal momento dell’iniziale “aggancio pubblicitario”, l’esistenza a carico dei consumatori di costi ulteriori rispetto al prezzo di acquisto del prodotto, legati all’applicazione di commissioni: per la protezione degli acquisti o per le spese di spedizione, ad esempio. Si tratta di pratiche commerciali scorrette ai sensi del Codice del consumo, in quanto idonee a ingannare i consumatori sulle modalità e sui costi delle operazioni di compravendita eseguibili sulle piattaforme e dunque a indurli ad assumere una decisione circa l’acquisto di un prodotto sul sito che altrimenti non avrebbero preso. E se tali prassi si sono verificate nel passato è bene sapere anche che le società che le hanno messe in atto sono state sanzionate dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato.

Infine, il nodo “Buy now pay later”: in questi giorni, avverte Confconsumatori, si assiste ad un vero e proprio bombardamento pubblicitario su questa modalità di pagamento. Si tratta di un finanziamento a breve termine di importo contenuto, con valutazione della richiesta di credito spesso in modo istantaneo, con il quale il consumatore fraziona il pagamento di un acquisto in un numero variabile di rate senza interessi. Le spese riguardano soprattutto beni voluttuari e, pur attraendo maggiormente i giovani, cominciano a coinvolgere tutte le fasce d’età. L’aumento della digitalizzazione dell’e-commerce ha favorito la forte crescita del “Buy now, pay later” i cui importi, secondo i dati diffusi da un recente report di Crif, Centrale rischi di intermediazioni finanziarie, nel secondo trimestre del 2024 sono cresciuti del 133% rispetto al primo trimestre 2022 e più della metà degli utilizzatori ha sottoscritto almeno 2 contratti, mentre il 16% ne ha sottoscritti 5 e oltre.

Occorre prestare la massima attenzione ai contratti in quanto, anche se senza interessi, possono essere previste commissioni per le modalità di pagamento o in caso di ritardo nei pagamenti. Da quest’ultimo punto di vista potrebbero essere previste anche penali e interessi di mora non irrisori. I consumatori devono prestare la massima attenzione perché, come ha scritto la Banca d’Italia in un report del 2022, «potrebbero favorire acquisti impulsivi ed eccessivi rispetto alle capacità di spesa degli acquirenti, determinando per gli utilizzatori l’accumulo inconsapevole di una quantità di debito complessivo non sostenibile».

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