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Il Bonus Asilo Nido cambia volto

Redazione
 
Il Bonus Asilo Nido cambia volto

In seguito all’introduzione del contributo da 480 euro destinato alle madri lavoratrici, il Parlamento ha approvato una nuova misura di semplificazione amministrativa nell’ambito delle politiche familiari. Un emendamento al Decreto Economia, presentato dalla senatrice Maria Nocco (Fratelli d’Italia), modifica le modalità di accesso al Bonus Asilo Nido.

Il Bonus Asilo Nido cambia volto

La principale novità consiste nell’eliminazione dell’obbligo di presentare annualmente la domanda: sarà sufficiente una richiesta unica, valida fino al terzo anno di età del bambino. La nuova modalità non implica un automatismo assoluto. Perché, pur se la domanda non dovrà più essere ripresentata ogni anno, resta obbligatorio fornire annualmente la documentazione che conferma la frequenza del minore alla struttura educativa, insieme all’attestazione Isee aggiornata.

Una forma di controllo che garantisce l’equità del sistema e la correttezza nell’erogazione dei fondi pubblici, ma senza quel carico ripetitivo e spesso frustrante che caratterizzava la procedura precedente. Le famiglie potranno continuare a fare domanda accedendo al portale dell’Inps, attraverso le proprie credenziali digitali – SPID, CIE o CNS – oppure affidandosi ai patronati. La richiesta resta digitale e prevede l’inserimento dei dati anagrafici del bambino, l’indicazione del nido frequentato, l’importo delle rette pagate e l’allegato delle ricevute. Ma una volta inviata, non servirà più ripetere l’intera trafila ogni anno, salvo – appunto – i controlli relativi alla frequenza e al rispetto dei requisiti.

Un dettaglio importante: la platea dei beneficiari non cambia. Possono accedere al bonus le famiglie con bambini sotto i tre anni, iscritti a strutture regolarmente autorizzate, siano esse pubbliche o private. Inclusi anche micronidi, sezioni primavera, servizi integrativi e centri accreditati. Nessuna novità neanche sugli importi, che restano legati alla fascia Isee: da un massimo di 3.000 euro all’anno per i nuclei a basso reddito, fino a un minimo di 1.500 euro per quelli con Isee più elevato.

Il contributo viene versato su base mensile, dietro presentazione delle ricevute di pagamento. L’emendamento firmato da Maria Nocco nasce proprio con l’intento di rispondere a una richiesta concreta arrivata da molte famiglie: semplificare, non cambiare. «Si tratta di una misura tecnica – ha spiegato la senatrice – che non altera la sostanza del beneficio, ma ne migliora la fruibilità». Secondo le stime parlamentari, infatti, questa semplificazione non comporta costi aggiuntivi per lo Stato, ma potrebbe portare benefici tangibili in termini di efficienza amministrativa e continuità nell’erogazione del contributo. Per i genitori, il vantaggio più evidente è la riduzione degli adempimenti, con un risparmio di tempo e una minore possibilità di errori che in passato potevano comportare ritardi o la sospensione del bonus. In prospettiva, il nuovo meccanismo garantisce una maggiore stabilità e serenità nella gestione quotidiana della vita familiare, specie in una fase – quella del nido – che rappresenta spesso un costo rilevante e un’organizzazione complessa per chi lavora.

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