Il biometano, in particolare quello ottenuto dalla filiera agricola attraverso il recupero di scarti organici e reflui zootecnici, è riconosciuto come una risorsa strategica per la transizione ecologica e la lotta alla crisi climatica. La sua produzione permette di rafforzare l'economia circolare in agricoltura, ridurre le emissioni e valorizzare le risorse del territorio.
Biometano agricolo, Legambiente: una risorsa strategica per l'Italia, ma servono impianti fatti bene
Il prossimo anno sarà cruciale per l'Italia, dato che il PNRR ha destinato fondi per la realizzazione di 680 interventi in 18 regioni, con il 94% di questi dedicati alla produzione di biogas e al successivo "upgrading" a biometano di origine agricola, con una produzione totale prevista di circa 2,2 miliardi di standard metri cubi all'anno. A ribadire l'importanza di questo percorso è Legambiente, che ha lanciato la nuova campagna nazionale informativa "Fattore Biometano – Moltiplichiamo i benefici per il clima e l'agricoltura".
L'iniziativa, che vede FemoGas come partner principale, A2A come partner e AB e Arpinge come sostenitori, con la collaborazione tecnico-scientifica del dipartimento DAFNAE dell'Università di Padova, mira a educare e sensibilizzare sulla tecnologia della digestione anaerobica della materia organica per la produzione di biometano. L'obiettivo è fornire strumenti e informazioni corrette e scientificamente attendibili per contrastare le "fake news" e i pregiudizi sul tema.
La campagna si concentrerà su cinque regioni italiane: inizierà a giugno in Lombardia e Puglia, per poi proseguire a settembre in Veneto, Friuli-Venezia Giulia e Sicilia. Sono previsti incontri pubblici con amministratori locali, cittadini, allevatori e agricoltori, oltre a eventi formativi nelle scuole primarie e secondarie, per mettere in luce le potenzialità di produzione di biometano. L'iniziativa si concluderà con la pubblicazione di un report nazionale, arricchito da schede di approfondimento sulle regioni coinvolte e una sezione dedicata ai progetti e alle esperienze più virtuose. Secondo Legambiente, l'Italia, sfruttando l'opportunità offerta dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), deve accelerare e colmare il deficit impiantistico sulla digestione anaerobica. È fondamentale puntare sulla costruzione di impianti "fatti bene", che rispettino l'ambiente, il territorio e le comunità locali. Solo così il Paese potrà raggiungere l'obiettivo stabilito dal PNIEC di produrre circa 5 miliardi di metri cubi di biometano entro il 2030, in linea con le indicazioni europee.
Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente (in foto), ha dichiarato: "Con la nostra nuova campagna vogliamo accompagnare la realizzazione di impianti per la produzione di biometano agricolo fatti bene, perché sempre di più questa fonte di energia rinnovabile rappresenti una risorsa strategica per il clima, l'agricoltura e i territori, recuperando e trasformando scarti e residui in energia pulita. I prossimi mesi saranno determinanti, per non perdere l'occasione data dalle risorse del PNRR assegnate per la realizzazione di 680 interventi su tutto il territorio nazionale. È fondamentale affrontare questa sfida strategica con trasparenza e informazione, coinvolgendo cittadini, agricoltori, amministrazioni nazionali, regionali e locali, per andare avanti in maniera spedita, garantendo al tempo stesso la realizzazione di impianti ben fatti e inseriti nel contesto territoriale in cui opereranno."
Luigi Lazzaro, responsabile innovazione industriale di Legambiente, ha aggiunto: "Chiediamo che l'Italia acceleri sullo sviluppo degli impianti, ma solo nel rispetto di rigorosi criteri ambientali, tecnici e sociali. Servono politiche agricole coerenti, che valorizzino le filiere locali, incentivino l'uso di scarti e sottoprodotti, e investano in ricerca e innovazione per garantire impianti sempre più efficienti e sostenibili. Promuovere il biometano attraverso una gestione attenta, partecipata e ben pianificata significa favorire l'accettazione da parte delle comunità, rafforzare l'economia locale e contribuire in modo concreto agli obiettivi climatici ed energetici fissati dall'Unione Europea."
Per Legambiente, un "biometano fatto bene" si basa su sette criteri fondamentali: una dieta sostenibile degli impianti, che utilizzi solo scarti agroalimentari, deiezioni animali, residui agricoli e sottoprodotti, escludendo coltivazioni dedicate e l'intensificazione zootecnica; una localizzazione coerente con il territorio, con impianti che sorgano dove c'è disponibilità di materia prima in loco e in stretto rapporto con le aziende agricole circostanti, entro un raggio massimo di 20-50 km; partecipazione e trasparenza, garantendo il coinvolgimento delle comunità locali, informazione e controllo pubblico; gestione efficiente e controllata dell'impianto per prevenire odori e perdite, con tecnologie avanzate e tracciabilità certificata del biometano; gestione agronomica sostenibile del digestato, il sottoprodotto solido e liquido, che deve essere restituito ai suoli in modo controllato e utile, migliorandone la fertilità; recupero di CO₂ e azoto, con l'estrazione della CO₂ per usi industriali e del contenuto azotato per fertilizzanti naturali; infine, innovazione e adozione delle Migliori Tecnologie Disponibili (BAT) per minimizzare gli impatti ambientali.
L'immissione in rete di biometano in Italia è in costante crescita, raggiungendo, secondo il Piano Nazionale Integrato per l'Energia e il Clima, 300 milioni di metri cubi nel 2023. L'aumento significativo riguarda in particolare la produzione da filiera e scarti agricoli e reflui zootecnici, passata da 99 milioni di metri cubi nel 2020 a 300 milioni nel 2023.
I vantaggi di un efficiente sistema di digestione anaerobica sono molteplici: produce energia rinnovabile, riducendo la dipendenza dalle fonti fossili; contribuisce alla decarbonizzazione e alla riduzione degli impatti dell'agroalimentare italiano, garantendo resilienza e competitività alle aziende agricole; trasforma reflui zootecnici e residui da problema a risorse preziose in un'ottica di circolarità, riducendo il ricorso ai fertilizzanti chimici e promuovendo pratiche innovative come l'agricoltura conservativa e la precision farming. Contribuisce inoltre a rigenerare i suoli italiani, oggi impoveriti: secondo l'ultimo rapporto sulla salute del suolo in Italia di Re Soil Foundation, il 68% delle aree agricole ha perso oltre il 60% del carbonio organico originario, minacciando produttività, biodiversità e capacità dei suoli di trattenere CO₂.
Stefano Svegliado, amministratore delegato di FemoGas, ha sottolineato l'impegno della sua azienda: "Il Gruppo FemoGas produce energia rinnovabile e fertilizzante organico nei suoi impianti di biometano 'fatto bene' alimentati da matrice agricola, ed è un'azienda all'avanguardia sia dal punto di vista tecnologico sia da quello della sostenibilità, in primo luogo ambientale e sociale. Promuoviamo e sosteniamo perciò la comunicazione di valore su questi temi perché riteniamo che solo l'educazione delle giovani generazioni e l'informazione corretta verso tutti i cittadini favoriscono il senso critico, vincono i pregiudizi, diffondono consapevolezza e, in una parola, fanno progredire la civiltà."