La BCE ha nuovamente tagliato oggi il suo tasso di interesse principale, citando il calo dell'inflazione. La mossa, ampiamente attesa, porta il tasso principale della BCE al 2%, dal precedente 2,25%, e segna l'ottava riduzione del costo del denaro da parte della banca centrale da giugno scorso, in un contesto di inflazione in calo rispetto ai massimi pluridecennali.
La Banca centrale europea ha tagliato il suo tasso di interesse, ora al 2%
L'inflazione al consumo su base annua nei 20 Paesi che utilizzano l'euro è scesa all'1,9% il mese scorso, al di sotto dell'obiettivo del 2% fissato dalla BCE per la prima volta da settembre.
''La decisione di ridurre il tasso sui depositi presso la banca centrale, mediante il quale il Consiglio direttivo orienta la politica monetaria - si legge nella vota che accompagna la misura -, scaturisce dalla valutazione aggiornata delle prospettive di inflazione, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria''.
Con l'inflazione che ''si attesta attualmente intorno all’obiettivo del 2% a medio termine perseguito dal Consiglio direttivo'', quella complessiva si collocherebbe in media al 2,0% nel 2025, all’1,6% nel 2026 e al 2,0% nel 2027.
Quindi le revisioni al ribasso rispetto alle proiezioni di marzo, di 0,3 punti percentuali per il 2025 e il 2026, ''riflettono principalmente le ipotesi di prezzi dell’energia inferiori e di un rafforzamento dell’euro. Gli esperti si attendono che l’inflazione al netto della componente energetica e alimentare si porti in media al 2,4% nel 2025 e all’1,9% nel 2026 e nel 2027, sostanzialmente invariata da marzo''.
Per quanto riguarda la crescita del PIL in termini reali, ''secondo gli esperti si collocherebbe in media allo 0,9% nel 2025, all’1,1% nel 2026 e all’1,3% nel 2027. La proiezione di crescita invariata per il 2025 riflette un andamento nel primo trimestre più vigoroso rispetto alle attese associato a prospettive più deboli per il resto dell’anno. Benché ci si attenda che l’incertezza relativa alle politiche commerciali gravi sugli investimenti delle imprese e sulle esportazioni, soprattutto nel breve termine, l’incremento degli investimenti pubblici in difesa e infrastrutture sosterrà sempre più la crescita nel medio periodo. L’aumento dei redditi reali e un mercato del lavoro robusto consentiranno alle famiglie di spendere di più. Insieme a condizioni di finanziamento più favorevoli, ciò dovrebbe aumentare la capacità di tenuta dell’economia agli shock mondiali''.