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No, non è (più) la BBC...Terremotati i vertici, dopo la manipolazione di un discorso di Trump

Diego Minuti
 
No, non è (più) la BBC...Terremotati i vertici, dopo la manipolazione di un discorso di Trump

Per anni - praticamente da sempre, da quando la gente ha acceso uno strano accrocco fatto di fili e valvole, chiamato per comodità radio - la BBC, l'emittente ufficiale britannica, è stata il simbolo di una informazione corretta al punto da diventare asettica, mettendo chiaramente in evidenza i fatti e, in secondo piano, le opinioni di chi li raccontava.

No, non è (più) la BBC...Terremotati i vertici, dopo la manipolazione di un discorso di Trump

Un modello che ha anche attecchito in Italia, dove, ad esempio, tra la fine degli anni '70 e la decade successiva, seguendo un indirizzo politico di centro-sinistra (poi mutato nel tempo), nella gerenza del settimanale Panorama si leggeva chiaramente ''I fatti separati dalle opinioni'', come fosse il mantra che ciascun giornalista doveva avere bene in mente prima di mettersi a scrivere.

Oggi questa immagine di terzietà della BBC, rispetto agli eventi raccontati, è letteralmente crollata dopo che un articolo del Daily Telegraph, ha svelati che un documentario sulle vicende americane legate all'assalto a Capitol Hill, del gennaio del 2021, è stato manipolato per mettere in bocca a Donald Trump l'invito ai suoi sostenitori di attaccare la sede del potere degli Stati Uniti. Si è trattato di un semplice, forse anche volgare, ''copia, taglia e incolla'', grazie al quale, alla fine, sembrava che Trump avesse chiesto di abbattere con la violenza il Campidoglio che stava per insediare Biden e la sua presidenza.

Gli effetti della denuncia del quotidiano britannico, di tendenza conservatrice e che di recente è stato acquisito da un fondo americano, il Red Bird, con interessi anche nello sport, non si sono fatti attendere e ieri, creando un'enorme eco mediatica, sono giunte le dimissioni del direttore generale della BBC, Tim Davie, e della responsabile dell'informazione, Deborah Turness, che si sono assunti la responsabilità dell'accaduto.

Lo hanno fatto, contemporaneamente, con un gesto forse inevitabile (troppo il clamore intorno a questa vicenda), ma che probabilmente non riuscirà, nel breve periodo, a restituire l'immagine di una televisione pubblica meritevole di fiducia da parte degli utenti.

Quanto accaduto alla BBC, per la quale ora comincia la ricerca di chi, al di la dell'interim che è già scattato per evitare una acefalia direzionale, si assumerà il peso di fare andare avanti l'emittente, apre o riapre il dibattito su come oggi viene veicolata l'informazione, diventata un formidabile strumento di formazione del consenso che non ha confini e che può condizionare il giudizio sugli eventi e, quindi, anche la vita delle persone.
Chi segue la BBC quotidianamente sa che, ad esempio, quando racconta le vicende del Medio Oriente, citando le cifre di morti o feriti, fornite da una o dall'altra parte e che non ha avuto modo di confermarle direttamente, dice chiaramente che non se ne assume la paternità.

Insomma, per affermare: attenzione queste sono le loro ''cifre'', non le nostre.
Quindi, scoprire che, in uno dei luoghi sacri dell'informazione globale del materiale è stato manipolato per dare di qualcuno una immagine non veritiera, o comunque distorta, è il segnale del livello di imbarbarimento che è stato raggiunto.

Che poi Davie e Turness fossero a conoscenza diretta delle manipolazioni del materiale, in sede di montaggio del
documentario, è tutto da chiarire, anche se appare improbabile, sedendo al vertice della catena di comando che, per definizione, non può che delegare i compiti di controllo.
Ma le loro dimissioni erano inevitabili, perché, nel rispetto del distico ''hai voluto la bicicletta, e ora pedala'', a loro non spettava altro che prendersi colpe non dirette, ma che dovevano avere un responsabile in chi, dal vertice, oltre a dare gli indirizzi del lavoro, doveva anche vegliare, soprattutto perché il documentario taroccato non è andato in una trasmissione secondaria, ma nel principale contenitore di notizie della BBC, Panorama.

Quando il Daily Telegraph ha fatto scoppiare la bomba, la reazione di Donald Trump è stata violenta, scontata e, almeno in questo caso, giustificata, parlando di ''giornalisti corrotti'' (la forma è violenta, ma qui conta la sostanza) e chiedendone, più o meno indirettamente, la testa. Tanto che ha scritto, nel suo solito stile equilibrato: "I vertici della Bbc, incluso Tim Davie, il capo, si sono dimessi/licenziati perché sono stati sorpresi a 'manipolare' il mio ottimo (perfetto!) discorso del 6 gennaio. Grazie al Telegraph per aver smascherato questi 'giornalisti' corrotti. Sono persone molto disoneste che hanno cercato di mettere a repentaglio le elezioni presidenziali. Oltre a tutto, provengono da un Paese straniero, che molti considerano il nostro alleato numero uno. Che cosa terribile per la democrazia".

Da parte sua, Davie ha dato la sua versione, senza cercare di alleviare il peso delle sue responsabilità: "Ci sono stati degli errori e, in quanto direttore generale, devo assumerne la responsabilità ultima. In questi tempi sempre più polarizzati, la Bbc ha un valore unico e parla al meglio di noi. Contribuisce a rendere il Regno Unito un posto speciale; straordinariamente gentile, tollerante e curioso. Come tutte le organizzazione pubbliche, la Bbc non è perfetta e dobbiamo sempre essere aperti, trasparenti e responsabili. Pur non essendo l'unica ragione, l'attuale dibattito su Bbc News ha comprensibilmente contribuito alla mia decisione".

Deborah Turness è andata oltre sostenendo che le polemiche sul contenuto del documentario hanno ''raggiunto un livello tale da danneggiare la Bbc, un'istituzione che amo. La responsabilità ricade su di me. Sebbene siano stati commessi degli errori, voglio essere assolutamente chiara: le recenti accuse secondo cui Bbc News sarebbe istituzionalmente faziosa sono sbagliate".

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