Economia

Banco Bpm non arretra: il Tar respinge il ricorso ma la battaglia sull’Ops Unicredit continua

di Demetrio Rodinò
 
Banco Bpm non arretra: il Tar respinge il ricorso ma la battaglia sull’Ops Unicredit continua
Il Tar del Lazio ha confermato la sospensione dell’offerta pubblica di scambio (Ops) lanciata da Unicredit su Banco Bpm, respingendo il ricorso d’urgenza dell’istituto guidato da Giuseppe Castagna (nella foto). Una decisione che, tuttavia, non modifica lo scenario strategico delineato da Banco Bpm, né attenua le perplessità su un’operazione giudicata da molti analisti e stakeholder come debole nei contenuti e penalizzante per il mercato.

Banco Bpm non arretra: il Tar respinge il ricorso ma la battaglia sull’Ops Unicredit continua

Banco Bpm aveva impugnato la delibera della Consob del 21 maggio scorso, che ha congelato per 30 giorni l’Ops promossa da Unicredit, giudicando il provvedimento “abnorme” e in contrasto con le consuete prassi di vigilanza dell’autorità di Borsa. La banca milanese ha sottolineato che le eventuali prescrizioni legate al golden power erano note fin dall’annuncio dell’offerta e non costituiscono una novità tale da giustificare un’interruzione.

Per il Banco, la sospensione rappresenta un danno concreto non solo all’operatività dell’istituto, ma soprattutto alla trasparenza e all’equilibrio informativo nei confronti del mercato e degli azionisti. Una posizione che riflette la preoccupazione per un contesto diventato sempre più opaco e segnato da incertezze prolungate.

I vertici dell’istituto non nascondono l’insoddisfazione: “Prendiamo atto della decisione del Tar, ma il contesto non cambia – affermano il presidente del CdA Massimo Tononi e l’AD Giuseppe Castagna –. Da mesi operiamo in assenza di chiarezza sulle reali intenzioni dell’offerente, che ha lasciato il mercato nell’incertezza più totale”.

Secondo Banco Bpm, l’Ops lanciata da Unicredit presenta caratteristiche anomale per durata – otto mesi rispetto a una media storica di cinque – e, soprattutto, per l’assenza di un piano industriale chiaro e di un premio per gli azionisti. “L’operazione è nata senza premio e tale è rimasta – osservano i manager –. Lo sconto oggi si attesta tra il 7% e l’8%, mentre in operazioni analoghe il premio ha superato il 45%”.

Particolarmente forte è anche la preoccupazione per l’impatto sociale e territoriale dell’operazione: “Le notizie di stampa relative a possibili cessioni di filiali in aree chiave per la nostra banca sono fonte di grave preoccupazioneaggiungono Tononi e Castagna –. A rischio non ci sono solo strategie industriali, ma la tenuta dei rapporti con i territori, le PMI, le famiglie e i lavoratori. Non possiamo ignorare l’incertezza che grava su migliaia di colleghi e comunità locali”.

Dal Banco arriva anche un richiamo al rispetto delle regole e alla necessità di chiarezza: “Dispiace constatare che, ancora una volta, l’offerente si sottrae a un confronto chiaro e definitivo sul proprio intento. Continuare a non dire se si vuole o meno procedere con l’offerta danneggia l’intero sistema”, affermano i vertici.

La linea di Banco Bpm resta coerente e saldamente orientata alla tutela del valore per gli azionisti e alla salvaguardia dell’identità dell’istituto. “Questa operazione – spiegano – non ha mai avuto le caratteristiche per essere considerata favorevole per i nostri azionisti. Senza un piano industriale, senza un premio, senza certezze, non si può parlare di creazione di valore. Anzi, è evidente che ci si trovi davanti a un tentativo di acquisizione privo dei presupposti minimi di sostenibilità strategica”.


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