Dal 1° gennaio 2026 l’Assegno Unico per i figli verrà automaticamente rivalutato in base all’inflazione, con un incremento stimato tra l’1,6 e l’1,7 per cento rispetto agli importi in vigore nel 2025. Un adeguamento che, pur non rivoluzionando i bilanci familiari, rappresenta comunque un segnale di attenzione al costo della vita, in un periodo in cui i rincari continuano a pesare sui conti domestici.
Assegno Unico 2026, scatta la rivalutazione Istat: importi fino a 204 euro per figlio
Il nuovo aggiornamento, calcolato dall’Istat in base all’indice dei prezzi al consumo, porterà l’importo massimo mensile per ciascun figlio da 201 a circa 204 euro, mentre quello minimo salirà da 57,5 a poco più di 58 euro. L’obiettivo, spiegano dal Ministero del Lavoro, è mantenere il potere d’acquisto delle famiglie e garantire che il sostegno economico resti effettivamente proporzionato all’aumento del costo della vita.
Il meccanismo di rivalutazione, previsto dal Decreto Legislativo n. 230 del 2021, funziona in modo automatico e non richiede la presentazione di una nuova domanda. Tuttavia, c’è un passaggio fondamentale che le famiglie non possono trascurare: per beneficiare dell’aumento, sarà necessario aggiornare la Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU) e quindi ottenere un Isee 2026 valido. In mancanza di tale aggiornamento, l’Inps continuerà a erogare solo l’importo minimo previsto, fino a quando la posizione non verrà regolarizzata.
Secondo le stime preliminari, nel 2026 le fasce Isee e i relativi importi mensili subiranno lievi variazioni. Per le famiglie con un Isee fino a 17.520 euro, il contributo raggiungerà i 204,4 euro al mese; chi invece presenta un Isee compreso intorno ai 22mila euro riceverà circa 182 euro mensili, mentre per le fasce medie, attorno ai 26mila euro, l’importo scenderà a 160 euro. Per chi non presenta l’Isee, il contributo resterà più contenuto, con un assegno mensile di 58,5 euro.
La rivalutazione toccherà anche le soglie Isee utilizzate per il calcolo delle riduzioni, così da evitare che l’aumento dei prezzi riduca di fatto il valore reale dell’aiuto. Allo stesso modo, verranno aggiornate le maggiorazioni destinate alle categorie più fragili, come i nuclei con figli disabili o particolarmente numerosi. Per i figli non autosufficienti, l’importo aggiuntivo salirà a circa 122,7 euro al mese, per le disabilità gravi a 111 euro e per quelle di grado medio a circa 99 euro. Si tratta di ritocchi contenuti, ma che seguono lo stesso principio di adeguamento al costo della vita, così come le maggiorazioni riconosciute alle famiglie con più di tre figli o alle madri under 21, entrambe confermate anche per il 2026.
L’Inps ha precisato che gli aumenti saranno applicati automaticamente a tutti i nuclei che hanno già una domanda attiva e un Isee aggiornato. In pratica, non sarà necessario presentare una nuova istanza, ma solo assicurarsi che la propria DSU sia in regola. L’operazione è possibile direttamente online, accedendo al portale “Assegno Unico e Universale”, dove è disponibile anche un simulatore per verificare in tempo reale l’importo spettante in base alla propria situazione economica.
Le famiglie che non provvederanno all’aggiornamento entro la fine di gennaio 2026 continueranno a ricevere temporaneamente la quota minima, che verrà poi integrata una volta presentata la nuova DSU. È quindi consigliabile muoversi per tempo, così da evitare ritardi o importi ridotti nei primi mesi dell’anno. I pagamenti rivalutati dovrebbero arrivare a partire da marzo 2026, mantenendo la stessa tempistica già seguita negli anni precedenti. Si tratta di un intervento di adeguamento automatico che, seppur in linea con l’inflazione moderata stimata per il 2025, avrà comunque un impatto significativo sulla spesa pubblica. Nei primi sette mesi del 2025, l’Inps ha già erogato oltre 11,5 miliardi di euro a più di cinque milioni di famiglie; con gli incrementi previsti per il 2026, la cifra complessiva dovrebbe superare i 12 miliardi.