FOTO: Donald Hobern - CC BY 2.0
Nel misterioso mondo della navigazione notturna, una piccola creatura sta sorprendendo gli scienziati per le sue straordinarie capacità: la falena Bogong. Questo minuscolo insetto, noto per i suoi lunghi viaggi nel buio, sembra utilizzare niente meno che il cielo stellato, in particolare la Via Lattea dell'emisfero australe, come una vera e propria bussola per orientarsi su distanze enormi.
Animali: la bussola stellare della falena Bogong che si orienta con la Via Lattea
Una precisione finora ritenuta impossibile per insetti con occhi semplici. La grande domanda al centro di questa scoperta è: come fa la falena Bogong a capire la strada quando la luna non è visibile? A differenza degli esseri umani o degli uccelli, che possono riconoscere singole stelle o costellazioni, le falene hanno una vista limitata. Non sembrano distinguere le stelle più luminose.
Invece, sembra che usino un fenomeno celeste molto più grande e diffuso: la Via Lattea stessa, che nell’emisfero australe appare come una fascia luminosa che attraversa il cielo notturno, più brillante verso sud. Questa "strada luminosa" offre un punto di riferimento stabile e prevedibile, notte dopo notte, durante i periodi di migrazione della falena. Studi approfonditi hanno confermato che la vista della falena Bogong è abbastanza sensibile da percepire questa luminosità diffusa, trasformandola in un faro affidabile.
Curiosamente, le falene non si limitano a volare verso le zone più luminose della Via Lattea. Le variazioni stagionali della posizione di questa fascia nel cielo dimostrano che il loro meccanismo di navigazione è più complesso di una semplice attrazione verso la luce. Inoltre, la presenza della luna, che cambia drasticamente la luminosità del cielo, non disturba la rotta delle falene. Questo suggerisce una sofisticata capacità di combinare diverse informazioni sensoriali, andando ben oltre la semplice reazione alla luce.
Si possono trovare parallelismi con altri "navigatori celesti": gli scarabei stercorari dell'emisfero australe usano anch'essi la Via Lattea per orientarsi. Tuttavia, lo fanno in modo diverso: non per lunghi viaggi, ma per mantenere una linea retta su brevi distanze. Per le falene Bogong, invece, la sfida è molto più grande: devono mantenere una rotta costante verso destinazioni geografiche lontane e sconosciute. Per riuscire in questa impresa, le falene Bogong sembrano utilizzare ciò che gli scienziati chiamano una "bussola globale": un mix di segnali celesti e geomagnetici.
Il campo magnetico terrestre fornisce un asse di riferimento, un meccanismo già noto in molte specie migratorie. Ma le falene si affidano pesantemente anche al cielo notturno dell'emisfero australe, combinando e forse verificando le informazioni magnetiche quando le condizioni esterne variano. Questo "doppio sistema di bussola" offre una notevole robustezza, permettendo a questi insetti di affrontare terreni complessi e condizioni meteorologiche imprevedibili per intere notti.
Il funzionamento preciso di questa bussola stellare a livello neurologico è ancora un mistero affascinante. Ricerche recenti suggeriscono l'esistenza di neuroni specifici nel cervello della falena, sintonizzati sui segnali direzionali del cielo. Capire come questi neuroni elaborano le informazioni e collaborano con i sensori magnetici sarà il prossimo passo cruciale. Le osservazioni sul loro comportamento indicano l'esistenza di un sofisticato "circuito interno" in grado di integrare dati complessi per la navigazione. Le scoperte sulla falena Bogong stanno già cambiando la nostra comprensione della navigazione degli insetti, sfidando vecchie convinzioni sui limiti imposti dai loro piccoli occhi.
Questo lavoro apre nuove strade per esplorare i meccanismi di navigazione in altre specie e solleva domande sull'esistenza di sistemi simili in altri insetti notturni migratori. L'importanza di questa ricerca va oltre la biologia: gli studi su come questi organismi elaborano segnali ambientali per orientarsi potrebbero ispirare progressi tecnologici in sistemi di navigazione autonomi, specialmente dove i segnali GPS sono inaffidabili o assenti. Progetti di biomimetica, che imitano le strategie della falena, potrebbero rivoluzionare i droni, la robotica e persino i sistemi di visione notturna umani.