Economia

L’analisi Confartigianato fotografa un’Italia in chiaroscuro alle porte dell’estate 2025

di Luca Andrea
 
L’analisi Confartigianato fotografa un’Italia in chiaroscuro alle porte dell’estate 2025
A metà 2025 l’economia italiana si presenta con un volto sfaccettato, fatto di conferme incoraggianti e nodi ancora irrisolti. A delineare lo scenario è il focus dell’Ufficio Studi di Confartigianato a firma di Enrico Quintavalle, pubblicato su IlSussidiario.net, che passa in rassegna le tendenze macroeconomiche più recenti, tra luci diffuse, zone d’ombra e allarmi crescenti.

Dopo un 2024 archiviato con un PIL in lieve flessione (-0,4%), il 2025 segna una timida ma significativa inversione di rotta. Il commercio estero si rivela uno dei motori più dinamici: nel primo trimestre l’export cresce del +3,2%, trainato dal recupero delle vendite in mercati chiave come Germania (+5,4%), Francia (+1,8%) e Stati Uniti (+11,8%). Un’impennata, quest’ultima, legata in parte all’anticipo degli ordini americani in vista dell’eventuale inasprimento dei dazi, sospesi fino al 9 luglio.

Il settore delle costruzioni continua a mostrare segni di vitalità anche senza il superbonus: +3,4% la produzione nel primo trimestre, ben oltre la media Ue (-0,2%). Mentre gli investimenti in abitazioni flettono del -4,9%, quelli in opere diverse da abitazioni volano a +10,6%, sostenuti dal PNRR.

Sul fronte occupazionale, aprile 2025 registra +282mila occupati in un anno (+1,2%), spinti soprattutto dai contratti a tempo indeterminato (+345mila). Buoni anche i dati previsionali: secondo Excelsior, nel trimestre maggio-luglio si attende un +4,4% di nuove assunzioni.

La politica monetaria torna espansiva: l’ultimo taglio BCE ha ridotto i tassi al minimo da due anni. Il costo dei prestiti per le imprese italiane è sceso ad aprile al 3,89% (contro il 4,13% di febbraio), rendendo più accessibili gli investimenti. Non a caso, tornano a salire (+0,6%) anche gli acquisti di macchinari e impianti dopo quattro trimestri di segno meno.

Permane però un contesto internazionale incerto. La locomotiva tedesca viaggia a rilento: la crescita 2025 è ferma allo 0%, anche se il primo trimestre ha visto un timido rimbalzo della produzione industriale (+1,8%). In Italia, invece, la prudenza fiscale legata alla procedura per deficit eccessivo limita la capacità di spesa pubblica e rende difficile ogni manovra espansiva.

Le pressioni europee sugli investimenti per la difesa si scontrano con la realtà italiana: secondo l’Ufficio parlamentare di bilancio, in uno scenario di spesa massima il debito pubblico rischia di salire al 138,9% del PIL entro il 2041. Inoltre, l’alto peso del personale e la dipendenza da fornitori esteri riducono l’impatto moltiplicatore degli investimenti bellici sull’economia nazionale.

La fiducia delle imprese risale a maggio dopo mesi negativi, ma resta fragile. Il turismo, pur in crescita (+1,7% presenze nei primi due mesi dell’anno), rallenta rispetto al 2024. Il caro energia si attenua, ma le PMI continuano a pagare l’elettricità più cara d’Europa. Anche la stretta creditizia si è allentata solo parzialmente: le piccole imprese restano le più penalizzate (-1,1% la dinamica dei prestiti a marzo).

A gravare maggiormente sul quadro economico sono tre fattori:

1. La crisi manifatturiera, con un calo della produzione del -3,1% nel primo trimestre e crolli nei settori chiave della moda (-12,5%) e della meccanica (-4,9%).

2. I consumi in frenata, nonostante la ripresa del potere d’acquisto. L’inflazione stabile all’1,9% non basta a spingere la spesa delle famiglie, che cresce solo dello 0,6% su base annua. Il volume delle vendite al dettaglio è in calo dell’1,2% nei primi quattro mesi.

3. Il PNRR in affanno, con ritardi significativi nella realizzazione delle opere: nel 2024 è stato speso solo il 44% delle risorse previste. Bruxelles ha già lanciato l’allarme: l’Italia deve accelerare.

 
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