Un numero crescente di professionisti sanitari negli Stati Uniti sta integrando l'intelligenza artificiale generativa (AI generativa) nel proprio lavoro quotidiano. Molti vedono in questa tecnologia una soluzione promettente per affrontare la carenza di personale, ottimizzare le attività amministrative e ridurre il crescente fenomeno del burnout.
AI e sanità: il 42% dei medici Usa la usa regolarmente, ma persistono preoccupazioni e gap di preparazione
Tuttavia, un recente studio realizzato Wolters Kluwer in collaborazione con Ipsos e rilanciato dalla rivista Modern healthcare, rivela che molte organizzazioni sanitarie non sono ancora pienamente pronte ad accogliere questa innovazione, e persistono significative preoccupazioni e rischi. L'indagine, condotta tra il 26 febbraio e il 24 marzo su 312 operatori sanitari americani (inclusi infermieri, farmacisti, personale amministrativo, medici, operatori sanitari e bibliotecari medici), ha evidenziato una crescente adozione dell'AI generativa. Attualmente, il 42% dei medici dichiara di usarla regolarmente, almeno una volta a settimana. Tra le diverse categorie, i bibliotecari medici sono i più assidui utilizzatori (53%), mentre gli operatori sanitari alleati la impiegano meno (26%).
Le aspettative riposte nell'AI generativa sono alte. La maggior parte degli intervistati spera che possa risolvere la carenza di personale (82%), generare efficienze amministrative (77%) e ridurre il burnout (76%).
Nisha Mehta, radiologa e fondatrice di Physician Side Gigs, ha commentato: "Ogni giorno vediamo medici alle prese con il flusso di lavoro e la pressione di dover fare di più con meno. Questa può essere la goccia che fa traboccare il vaso e causare l'esodo dal mondo del lavoro. L'intelligenza artificiale è stata una gradita svolta per molti early adopter che desiderano crescere e scalare, sia in ambito clinico che al di fuori della sala visite".
Nonostante l'entusiasmo, emerge un netto divario tra gli obiettivi delle organizzazioni sanitarie e la loro effettiva capacità di implementare l'AI generativa. Questo divario, secondo il rapporto, "potrebbe essere un segnale di avvertimento che indica che [le organizzazioni] sono più propense a concentrarsi su risultati rapidi, immediati e su piccola scala anziché pianificare un'impresa completamente basata sull'intelligenza artificiale generativa".
Ad esempio, pur riconoscendo l'importanza di ottimizzare i flussi di lavoro (80%), solo il 63% degli intervistati si sente pronto a farlo con l'AI generativa. Analogamente, l'85% degli infermieri ritiene fondamentale il reclutamento e la fidelizzazione del personale, ma solo il 57% è pronto a impiegare l'AI generativa a tal fine. Il rapporto suggerisce che "Considerati i divari così evidenti tra desideri e prontezza, sarà importante che i leader individuino all'interno dell'organizzazione i luoghi con maggiori probabilità di successo con implementazioni iniziali che possano essere ampliate strategicamente nel tempo".
Sebbene il sentimento generale sull'AI generativa in ambito sanitario sia positivo, gli intervistati hanno espresso diverse preoccupazioni. Tra queste, spiccano l'eccessiva dipendenza dall'intelligenza artificiale, che potrebbe portare a un'erosione delle competenze decisionali cliniche, i rischi per la privacy e la sicurezza dei dati, e le possibili distorsioni nella formazione degli algoritmi.
Il rapporto sottolinea che "Politiche, procedure e solide roadmap saranno essenziali per rendere GenAI una forza positiva per la comunità sanitaria". Tuttavia, solo il 18% delle organizzazioni ha pubblicato policy sull'utilizzo autorizzato dell'AI generativa, e appena il 20% richiede al personale una formazione formale sulla tecnologia. Tra quelle che hanno adottato policy, la maggior parte si è concentrata sulla privacy dei dati (64%), sulla trasparenza di come gli strumenti AI vengono addestrati (55%) e sulle implicazioni etiche (51%).