Ambiente & Sostenibilità

Agricoltura italiana sempre più circolare tra rigenerazione ambientale, filiera corta e lotta allo spreco

Redazione
 
Agricoltura italiana sempre più circolare tra rigenerazione ambientale, filiera corta e lotta allo spreco

In un contesto segnato da crisi ambientali, incertezze economiche e nuove esigenze alimentari, il mondo agricolo italiano si sta trasformando grazie a un crescente impegno verso la sostenibilità. A fotografare questo cambiamento è la ricerca dell’Osservatorio Food Sustainability del Politecnico di Milano, presentata al convegno “Sostenibilità al plurale: strategie e relazioni per la filiera agroalimentare in trasformazione”, che evidenzia come il 74% delle aziende agricole italiane con una struttura giuridica evoluta abbia già adottato almeno una pratica circolare.

Agricoltura italiana sempre più circolare tra rigenerazione ambientale, filiera corta e lotta allo spreco

Un dato che rivela una tendenza consolidata: rigenerare le risorse naturali, ridurre gli sprechi, aumentare la resilienza climatica e promuovere una maggiore competitività economica. L’adozione di pratiche rigenerative – come agricoltura conservativa, tutela della biodiversità e salvaguardia degli ecosistemi – interessa già il 53% delle aziende. Seguono l’impiego di input produttivi circolari (48%), la valorizzazione delle eccedenze (38%) e il riutilizzo degli scarti e delle biomasse (33%).

Sorprende positivamente la diffusione trasversale della sostenibilità nelle diverse dimensioni aziendali. Le imprese molto grandi presentano un tasso di adozione pari all’82%, seguite dalle grandi (77%), medie (76%) e piccole (73%). Un segnale che la transizione ecologica non è solo per pochi, ma può essere alla portata dell’intero tessuto produttivo agricolo italiano.

Parallelamente, la sostenibilità si riflette anche nei modelli distributivi. I GAS (Gruppi di Acquisto Solidale) guadagnano terreno come alternativa alla grande distribuzione organizzata (GDO), grazie a una maggiore attenzione ai valori etici e ambientali. Tuttavia, la GDO continua a essere preferita da molti consumatori per convenienza e praticità. I due modelli, secondo gli esperti, non sono in conflitto ma possono coesistere, offrendo una risposta più articolata alle esigenze dei consumatori contemporanei.

Altro punto caldo del dibattito è il packaging: spesso demonizzato, il suo impatto ambientale va analizzato in chiave sistemica. Non si tratta solo di ridurre i rifiuti, ma anche di garantire conservazione, sicurezza e riduzione dello spreco alimentare. Il futuro dell’imballaggio è tracciabile, rigenerativo e integrato con la qualità del prodotto.

“La sostenibilità è un obiettivo possibile solo attraverso strategie condivise e inclusive
– afferma Raffaella Cagliano, responsabile scientifico dell’Osservatorio –. Nessuno deve essere lasciato indietro: dagli agricoltori ai consumatori, tutti devono essere coinvolti nella transizione agroalimentare”. Un esempio concreto arriva dagli Hub Aiuto Alimentare del Comune di Milano, che nel 2024 hanno recuperato il 25% in più di eccedenze rispetto all’anno precedente, distribuendo oltre 795 tonnellate di cibo a quasi 127mila persone in difficoltà.


Per Marco Melacini, co-responsabile dell’Osservatorio, questa è la prova tangibile del valore della collaborazione di sistema: “Quando competenze e relazioni si uniscono, l’impatto sociale diventa reale e misurabile”.

Infine, Chiara Corbo, direttrice dell’Osservatorio, sottolinea come la sostenibilità non possa limitarsi alla sola dimensione ambientale: “Bisogna preservare anche la redditività e l’attrattività del settore agricolo. Non c’è futuro sostenibile se l’agricoltura non è economicamente competitiva”.

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