Uno spettacolo imbarazzante, un capriccio in mondovisione. Protagonista: Tony Effe, che non ha trovato di meglio che scatenare un pandemonio per una collana, trasformando la sua esibizione in un siparietto da diva offesa. Non una polemica sul talento, non una discussione su contenuti artistici: no, il problema era un pezzo di metallo appeso al collo. Dopo aver esordito a Sanremo 2025 camuffato come una spia in missione, sepolto sotto strati di fondotinta e guanti manco fosse in tribunale, il nostro eroe ha deciso di sfoderare il look da bad boy tatuato con giacca di pelle aperta sul petto. Ma orrore, tragedia, catastrofe! Qualcosa mancava: la collana. Il povero cocco si è trovato privo del suo amuleto, della sua armatura dorata, del suo tocco di regale cafonaggine. Straziato dal dolore, si è sfogato a Rai Radio 2 con la compostezza di un poeta romantico in preda alla disperazione: “Mi hanno levato la collana prima di salire sul palco. Perché? Chiedilo a loro. Sono inc**o nero. Adesso so’ c**zi”. Quanta classe, quanta eleganza, quanta tragedia shakespeariana in codeste parole!
Sanremo e la collana vietata a Tony Effe
Ma la sua crociata contro l’ingiustizia non finisce qui. Al DopoFestival, con la veemenza di chi sta per annunciare una rivoluzione che cambierà la storia dell’umanità, ha dichiarato solennemente: “Per me Sanremo finisce oggi”. No, ma sei serio? Fine. Caput. Il festival non sarà più lo stesso senza Tony Effe e la sua collana. Addio, cara musica italiana, hai perso un faro di stile e carisma. E perché questo scempio? Perché il Festival è crudele e spietato. Oppure, più banalmente, perché le regole dicono che non si possono fare marchette in prima serata su Rai Uno. La collana incriminata, un sobrio gioiello da 71.000 euro della collezione HardWear by Tiffany, era decisamente troppo riconoscibile per passare inosservata. Ma dai, chi mai avrebbe notato un catenone d’oro massiccio al collo di un artista? Sicuramente nessuno. Nessuno, a parte chiunque abbia occhi. Il direttore del Prime Time Rai, Marcello Ciannamea, ha provato a gettare acqua sul fuoco spiegando che alcuni oggetti sono più riconoscibili di altri. Ma Tony non vuole sentire ragioni. Senza la sua collana si sente nudo, spoglio, privato di potere, come Sansone senza capelli o, per citare la sua fine metafora, come Carlo Conti senza abbronzatura. Che immagini struggenti.
Noi però, che siamo perfidi, pensiamo che sotto sotto ci sia qualcosa di più di un banale, insopportabile capriccio di uno pseudo artista viziato. Forse, e sottolineiamo forse, il dramma di Tony non è solo estetico, bensì commerciale. Forse, e sottolineiamo forse, la collana non era solo un accessorio, ma parte di un accordo promozionale. E ora, con l’eliminazione del collier dalla scena, qualcuno dovrà rivedere gli accordi pubblicitari e forse rimborsare qualche spicciolo. Ah, la vita difficile degli influencer travestiti da artisti! Il tutto perfettamente in linea con il personaggio. Quando il talento musicale non basta, si gioca la carta dello scandalo. E in un Sanremo all’insegna della normalità (pure troppa, musica in primis), Tony Effe doveva per forza agitarsi per far parlare di sé. Ma caro Tony (F)uffa, piccolo principe della polemica sterile, sai: le regole valgono per tutti. La prossima volta, magari oltre a cantare (oibò, cantare!), prova a leggere (oibò, leggere!) il regolamento. O almeno le clausole del contratto. E diciamocelo: se oltre alla collana ti avessero tolto anche il microfono, avremmo tutti dormito sonni più tranquilli.