Quando si parla di startup e di venture capital - cioè l’attività di investimento di capitale di rischio in aziende emergenti ad alto potenziale, caratterizzate da rischi elevati ma anche da possibili ritorni significativi - l’Italia sembra essere sempre un passo indietro rispetto alle altre grandi economie europee. I dati lo confermano: dall’inizio del 2025 gli investimenti in startup in Italia ammontano a circa 295 milioni di euro, una cifra irrisoria se paragonata ai 4 miliardi del Regno Unito e ai 2 miliardi della Germania, poco al di sotto della Francia e della Spagna, entrambe attorno al miliardo di euro (fonte: Dealroom).
Le sfide da superare
Nonostante le idee innovative e la determinazione dei giovani imprenditori, numerosi sono gli ostacoli da affrontare quali per esempio: l’ Accesso limitato ai capitali di rischio, con investitori italiani ancora restii a scommettere su realtà molto giovani, burocrazia complessa e tempi lunghi, che frenano lo sviluppo delle nuove imprese e scarsa cultura del rischio imprenditoriale, che porta spesso a preferire carriere più tradizionali piuttosto che tentare la strada dell’innovazione.
Queste criticità rendono difficile il passaggio dalla fase di prototipo o idea a quella di crescita e scalabilità internazionale.
Tuttavia, in Italia una speranza risiede nelle giovani menti di alcuni brillanti imprenditori che, nonostante le difficoltà, hanno dato vita a idee innovative e meritevoli di attenzione.
I settori più promettenti per i giovani imprenditori
Le startup guidate da under 30 si muovono principalmente in alcuni ambiti che stanno catalizzando l’interesse di investitori e istituzioni:
• Green economy con innovazioni in campo energetico, mobilità sostenibile, materiali a basso impatto ambientale ed economia circolare
• Fintech con soluzioni digitali per i pagamenti, la gestione dei risparmi, l’accesso al credito per le PMI
• Biotech e medtech con dispositivi per la diagnosi precoce, tecnologie biomedicali e salute digitale
• Intelligenza artificiale e software SaaS con piattaforme per analisi dei dati, risorse umane, formazione e gestione aziendale
Questi settori risultano particolarmente attraenti perché uniscono alto potenziale di crescita, domanda crescente a livello globale e supporto normativo europeo.
Alcuni esempi di idee di successo
Un esempio è Giovanni Imberti, che a soli 28 anni, spinto da una grande passione per i motori e dopo gli studi al Politecnico di Torino, ha fondato Point Zero, una startup che sviluppa sistemi frenanti a emissioni zero basati sulla forza elettromagnetica.
Un altro caso è Plinio, software pensato per le PMI e creato da tre giovani italiani - Viola Bonesu (24 anni), Enrico Castelli (26) e Pietro Galimberti (25). La piattaforma semplifica e velocizza il controllo di gestione, permettendo alle piccole e medie imprese di tenere sotto controllo costi, ricavi e margini grazie a un sistema automatizzato che raccoglie e analizza dati aziendali, estraendo tendenze rilevanti e supportando decisioni strategiche anche per chi non ha conoscenze approfondite in ambito finanziario.
A Modena troviamo invece NOVAC, una startup hi-tech selezionata da Forbes Italia nella categoria Manufacturing & Industry, che sviluppa supercondensatori di nuova generazione. Questi dispositivi, affiancati alle batterie tradizionali, migliorano le prestazioni e l’efficienza sia dei veicoli elettrici sia dei vettori spaziali, rendendo la tecnologia più accessibile a diverse applicazioni.
Infine, c’è ORIS (Orbital Recharge in Space), fondata da Domenico Edoardo Sfasciamuro (25), Anna Mauro (25), Francesco Lopez (25) e Andrea Villa (25). La startup punta a rivoluzionare il settore spaziale grazie a una tecnologia di trasmissione di potenza wireless: satelliti che accumulano energia e la trasferiscono, con estrema precisione, tramite fasci laser a ricevitori in grado di convertirla in elettricità. Una soluzione che potrà supportare nuove missioni lunari ma che, in prospettiva civile, potrà essere utilizzata anche per distribuire energia in aree remote o difficilmente raggiungibili.
Prospettive future
Nonostante le difficoltà, ci sono segnali positivi. I fondi europei come il PNRR e Horizon Europee,i grandi investimenti da parte di CDP venture e la presenza di sempre più acceleratori e incubatori di start-up sul terriotorio italiano, stanno creando nuove opportunità per startup attive soprattutto nei campi green e biotech. Inoltre, l’attenzione crescente verso la sostenibilità e la digitalizzazione rende l’Italia un terreno potenzialmente fertile per attrarre investitori stranieri.
Se accompagnata da politiche pubbliche più favorevoli, da un ecosistema universitario che continui a produrre spin-off di qualità e da una maggiore apertura culturale verso il rischio, l’imprenditoria giovanile italiana potrebbe finalmente ridurre il divario con gli altri Paesi europei.