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Salute: Federconsumatori e Isscon aggiornano il monitoraggio nazionale sulle liste di attesa

 
Federconsumatori e Isscon hanno aggiornato il monitoraggio sui tempi di attesa nelle strutture sanitarie, basato su dati raccolti a novembre 2024. Nonostante gli impegni presi dal Governo e le misure annunciate per affrontare il problema, la situazione risulta ancora critica e continua a minare, di fatto, l’accesso alle cure da parte dei cittadini.

Il report evidenzia che, sebbene alcune regioni abbiano cercato di migliorare le performance, persistono gravi carenze in tutta Italia. I tempi di attesa per le prestazioni sanitarie, specialistiche e diagnostiche, continuano a essere inaccettabili, con picchi di attesa che arrivano a oltre 700 giorni.

Ecco la classifica dei tempi record per le visite:

748 giorni per una visita specialistica ginecologica, in classe P (max 120 gg.), nell’Ospedale di Tolmezzo in Friuli-Venezia Giulia;

471 giorni per una visita endocrinologica, in classe P, in Friuli-Venezia Giulia nell’Ospedale di Cividale;

415 giorni per una visita pneumologica, in classe P, nell’Ospedale di Pordenone in Friuli-Venezia Giulia.


E per gli esami diagnostici:

904 giorni per una colonscopia totale, in classe P, nell’azienda 8 di Cagliari in Sardegna;

764 giorni per una mammografia bilaterale, in classe P, in Friuli-Venezia Giulia nel Distretto di Udine;

661 giorni per un elettrocardiogramma da sforzo, in classe P, nell’azienda Sanitaria di Lecce in Puglia.

A questo si aggiunge che molte regioni non sono riuscite a garantire una corretta pubblicazione dei dati relativi ai tempi di attesa, ostacolando la trasparenza e la comparazione dei servizi.

Il fenomeno delle liste di attesa è aggravato dal sottofinanziamento della sanità pubblica, dalla carenza di risorse umane e dall’insufficienza dei percorsi di tutela per i cittadini, non sempre garantiti. Le regioni che riescono a mantenere standard adeguati sono ancora troppo poche, e anche in quelle più “virtuose”, le difficoltà legate alla scarsità di risorse e personale hanno conseguenze deleterie per i cittadini.

L’accesso alle cure, per 4,5 milioni di cittadini italiani, risulta compromesso, e il ricorso al settore privato sta crescendo, aggravando ulteriormente il divario tra chi può permettersi cure rapide e chi è costretto a subire lunghe attese, o addirittura a rinunciare alle cure.

È necessaria una inversione di rotta, che finora non si è vista né nella Legge di Bilancio, né nei provvedimenti in tema sanitario. Per questo invitiamo il Governo ad avviare un ampio confronto sociale sul monitoraggio nazionale delle liste di attesa e sul nuovo Piano Nazionale per la Governance delle Liste di Attesa (PNGLA) 2024-2026, che deve risolvere i problemi strutturali del sistema sanitario e garantire il diritto alla salute per tutti i cittadini. In questo senso scriveremo al Ministro della Salute e ci aspettiamo che tale questione si affrontata con la massima priorità.
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