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Report mensile sulle Mid-Small Cap italiane

di Andrea Randone, Head of Mid Small Cap Research di Intermonte
 
Report mensile sulle Mid-Small Cap italiane
· Performance (+). Il mercato azionario italiano (prezzi al 15 luglio 2025) ha registrato una performance positiva dell'1,3% nell'ultimo mese ed è in rialzo del 16,6% da inizio anno. Nell'ultimo mese l'indice FTSE Italy Mid Cap (+2,4%) ha sovraperformato dell'1,0% l'indice principale (-1,5% da inizio anno su base relativa), mentre l'indice FTSE Italy Small Caps (+4,1%) ha sovraperformato il mercato del 2,7%, ma è in calo del -4,1% su base relativa da inizio anno. Guardando alle performance delle mid-small cap in Europa, l'indice MSCI Europe Small Caps è salito dell'1,8% nell'ultimo mese, con una performance inferiore rispetto alle mid-small cap italiane.

· Stime (=). Dall'inizio del 2025, abbiamo attuato una revisione del -5,2%/-4,7% delle nostre stime sugli EPS 2025/2026; in particolare, nell'ultimo mese, le revisioni delle stime sono state leggermente positive per le large caps (+0,6%/+0,6% sugli EPS 2025/2026). Concentrandoci sulla nostra copertura delle mid-small cap, invece, nell'ultimo mese abbiamo lasciato invariati gli EPS 2025 (-0,2%), mentre abbiamo aumentato gli EPS 2026 del +0,4%, per via del limitato flusso di notizie corporate e del numero ridotto di nuovi report pubblicati.

· Valutazioni (=). Se confrontiamo la performance dall'inizio dell'anno con la variazione delle stime per l'esercizio ‘25 nello stesso periodo, vediamo che i titoli del FTSE MIB hanno registrato un re-rating del 22,1% (era +22,9% un mese fa); le mid cap si sono rivalutate del 19,2%, mentre le small cap del 19,6%. Su base P/E, il nostro panel è scambiato con un premio del 21% rispetto alle large cap, sostanzialmente in linea con il premio medio storico (20%) e leggermente al di sopra del livello di un mese fa (18%). 

· Liquidità (+). Osservando l'andamento degli indici ufficiali italiani, si nota che la liquidità delle large cap nell'ultimo mese (misurata moltiplicando i volumi medi per i prezzi medi in un determinato periodo) è superiore del 12,2% rispetto allo stesso periodo di un anno fa ed è in aumento del 34,1% da inizio anno. Il quadro è in miglioramento anche per le mid cap, mentre è più debole per le small cap: in particolare, dall’inizio di gennaio, la liquidità è aumentata del 17,0% su base annua per le prime, mentre per le seconde è diminuita dell'1,1%, nonostante il trend abbia visto un miglioramento nell'ultimo mese.

· Strategia d’investimento. Nonostante le persistenti incertezze legate al commercio globale, l’aumento dell’inflazione, un dollaro significativamente più debole e un contesto geopolitico che non mostra segnali di miglioramento, i mercati azionari statunitensi continuano a segnare nuovi massimi. Gli economisti concordano sul fatto che, se i dazi — inclusa un’imposta del 30% sui beni provenienti dall’Unione Europea — entrassero davvero in vigore il 1° agosto, l’impatto su consumatori e imprese potrebbe essere significativo. Attualmente, le previsioni di consenso continuano a presupporre il raggiungimento di un accordo commerciale, ma esiste un chiaro rischio per le stime e le valutazioni. La stagione degli utili del 2Q25 sta per iniziare e, finora, l’impatto dei dazi dovrebbe essere stato limitato, salvo in alcuni settori specifici. I mesi estivi restano tradizionalmente imprevedibili per i mercati azionari, specialmente in presenza di una scarsa visibilità sulle stime di consenso. Riteniamo che le mid cap italiane restino interessanti, ma raccomandiamo un approccio selettivo, focalizzato su aziende di qualità con leadership settoriale, prospettive di crescita realistiche o forte generazione di cassa. Come elemento positivo ricordiamo che il Fondo Strategico Nazionale — il cui lancio è previsto entro fine anno, con un’allocazione iniziale compresa tra €700 milioni e €1 miliardo (49% dal fondo e 51% da investitori privati) — dovrebbe costituire un catalyst positivo per il settore. I gestori del fondo avranno piena discrezionalità sugli investimenti, a condizione che almeno il 70% del capitale sia investito in società quotate al di fuori del FTSE MIB, escludendo i titoli finanziari.
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