Attualità

Referendum 8 e 9 giugno 2025, quando la democrazia diretta diventa balneare

di WGR
 
Referendum 8 e 9 giugno 2025, quando la democrazia diretta diventa balneare
Domenica 8 giugno, ore 12. I seggi sono aperti, ma sembrano più le saracinesche di una città in agosto: chiuse o deserte. Eppure l’occasione è di quelle epocali – o almeno così dicono gli organizzatori – con ben cinque referendum abrogativi promossi da Cgil e movimenti civici in compagnia dell’hashtag #DirittiAlVoto.

Ma il dato parziale dell’affluenza alle 19 è da brividi, o da pennichella post-prandiale: 15,6% degli aventi diritto si è presentato alle urne. Altro che quorum, qui siamo al quasi quorum mortis. Anche se la Toscana ci crede: supera il 22%. La Calabria invece conferma il suo spirito contemplativo con una partecipazione poco sopra il 10%, forse in attesa di un miracolo civico o di un gelato migliore.

Un Referendum su diritti fondamentali, mica quisquilie. Peccato che molti italiani non ne sappiano quasi nulla.

Eh sì, la sinistra sindacale ha fatto il possibile (e anche l’impossibile) per portare il voto nei quartieri, nelle scuole, e perfino nelle chat dei genitori. L’Istituto “Don Angeli” è riuscito a superare la soglia del buon gusto politico mandando a casa un volantino del “Sì” ai referendum attraverso il registro elettronico. Fratelli d’Italia si è indignata come davanti a una carbonara con la panna: “Usano i bambini per fare propaganda!”. E, diciamolo, se per convincere il papà a votare bisogna passare per la mensa scolastica, forse qualche domanda sullo stato della nostra democrazia bisognerebbe farsela.

Nel frattempo, il referendum è diventato anche una sfilata di look “istituzionali”. Su tutti spicca Ilaria Salis, nuova europarlamentare verde-rossa, che ha scelto di votare in shorts e canottiera, come se stesse per prendere un pedalò a Ostia. Sui social si è scatenata la bufera, con commenti tipo: “Manca solo la crema solare”. E in effetti, mancava davvero solo quella.

La segretaria del PD, Elly Schlein, si presenta alle 11 al seggio romano come se fosse in tournée. Qualche applauso, tanti selfie, zero dibattito sul contenuto dei referendum. Mentre i partiti di governo fanno spallucce: La Russa ha fatto propaganda per l’astensione, Tajani si è detto “non interessato” e Salvini si è perso tra un ponte e una rotatoria da inaugurare.

Domani si continua a votare, fino alle 15. Ma se il buongiorno si vede dal mattino, ci vorrà più di un caffè per risvegliare il corpo elettorale.
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