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Rallentamento o Crescita? La Scommessa dei Mercati per il 2025

 
È stata una settimana volatile sui mercati con le azioni globali che si sono mosse in base agli utili e alle preoccupazioni macroeconomiche chiudendo in calo dell`1%. 

Ancora in positivo invece la Cina, in particolare guidata dai tech Cinesi, e le banche europee in rialzo rispettivamente del 4% e del 2%. Mentre la Federal Reserve e altre banche centrali continuano a gestire con cautela il delicato equilibrio tra crescita economica e prospettive di inflazione, con i tassi d’interesse decennali praticamente invariati sia in USA che in Europa. 

In settimana sono state rilasciate le così dette “minute” ovvero Il verbale della riunione di Gennaio del FED che ha confermato una posizione attendista da parte della banca centrale americana che è pronta ad abbassare i tassi di interesse, ma solo quando ci saranno segnali più chiari di un ritorno dell’inflazione verso il 2%. Con i mercati azionari e obbligazionari che trovano supporto in questa pausa definita “accomodante”. 

Un altro tema chiave emerso dal verbale della Fed riguarda il Quantitative Tightening (QT), ovvero la riduzione del bilancio della banca centrale attraverso la vendita o mancato rinnovo di titoli di Stato. Il FOMC ha lasciato intendere che potrebbe sospendere o rallentare questo processo a causa delle incertezze legate al tetto del debito e alla volatilità delle riserve bancarie. Una sospensione del QT ridurrebbe la pressione sulle vendite di Treasury, sostenendo indirettamente il mercato obbligazionario e contribuendo a mantenere stabili i tassi a lungo termine.

Anche in Europa, la Banca Centrale Europea si trova ad affrontare un dilemma. Isabel Schnabel, membro del consiglio direttivo, ha dichiarato che la politica monetaria della BCE potrebbe non essere più così restrittiva come si pensava e l’inflazione rimane una variabile da monitorare. Secondo Schnabel, i recenti aumenti dei prezzi dell’energia rappresentano un rischio al rialzo per l’inflazione europea, e potrebbero ritardare il ritorno al target del 2% più a lungo del previsto. Per questo motivo, la BCE potrebbe decidere di rallentare il percorso di taglio dei tassi, mantenendo un approccio più cauto nei prossimi mesi e seguendo la linea dettata dalla FED.

Le dinamiche inflattive restano uno dei temi caldi tra gli investitori che si trovano quindi in una fase di incertezza: il rallentamento dell’inflazione è sufficiente per giustificare il prossimo taglio dei tassi già entro metà anno, o dobbiamo prepararci a un’inflazione più persistente che potrebbe costringere la Fed a mantenere un atteggiamento più cauto? Per ora, il mercato sembra scommettere sulla prima ipotesi, con i rendimenti dei Treasury in calo. 

Anche la Fund management survey realizzata da Bank of America evidenzia che il 77% dei gestori intervistati si attende per il 2025 almeno un taglio dei tassi da parte della Fed con il 46% che punta invece su due tagli. 

Sempre secondo la fund management survey, per il 42% dei gestori (in aumento rispetto al 30% del mese precedente) il principale rischio del 2025 è da ricercarsi nelle guerre commerciali globali.

Sul fronte azionario, nonostante un S&P500 in territorio positivo da inizio anno, alcuni segnali suggeriscono che potremmo essere di fronte a una fase di consolidamento. 

Il cosiddetto “Trump Trade”, sembra essersi invertito, mentre gli asset internazionali tra cui azioni cinesi, materie prime, oro ed Europa stanno guadagnando terreno. In Europa in particolare, con 4 miliardi di acquisto sugli equity, si registra la settimana con maggiori flussi in acquisto degli ultimi 3 anni.

 
La reporting season americana si avvia alla conclusione e all’appello manca praticamente soltanto Nvidia tra le big, che riporterà il 26 di Febbraio. Tra i risultati aziendali più recenti meritano di essere citati per rilevanza quelli di Walmart e di Alibaba.

Walmart ha registrato una seduta particolarmente negativa dopo la pubblicazione dei risultati finanziari del quarto trimestre con un calo del 7%. Non stiamo parlando solo di un gigante della vendita al dettaglio, ma anche di un benchmark della spesa dei consumatori, che rappresenta in qualche modo due terzi del prodotto interno lordo degli Stati Uniti. Quando l'azienda presenta i risultati, il mercato li ascolta ed il trimestre passato è andato tutto sommato bene, ma le previsioni per l’intero anno sono state deludenti. La crescita delle vendite è stimata tra il 3% e il 4%, pari a quella dello scorso anno e inferiore al 4% atteso dagli analisti. Il direttore finanziario ha dichiarato che è stato prudente adottare un approccio "un po' misurato" all'inizio dell'anno, data la potenziale imprevedibilità del contesto macro, con Il mercato che vi ha letto la possibilità che la spesa dei consumatori possa indebolirsi di fronte agli effetti inflazionistici dei dazi. In realtà le aspettative sui conti di Walmart erano incredibilmente alte: il titolo è salito del 65% nell'ultimo anno e la sua valutazione si trova su livelli mai visti storicamente di circa 35 volte gli utili rispetto alla sua media di 19.

Molto buoni invece i risultati di Alibaba che ha riportato una crescita trimestrale dei ricavi più forte da oltre un anno, con in particolare i ricavi dei servizi cloud che hanno registrato la maggiore espansione su base trimestrale da circa due anni a questa parte. Nel corso della conference call con gli analisti, l’amministratore delegato ha dichiarato che nei prossimi tre anni Alibaba spenderà in infrastrutture di intelligenza artificiale più di quanto abbia fatto nell'ultimo decennio, spingendosi a dire che l'Intelligenza Artificiale è l'obiettivo primario dell'azienda e che questo tipo di opportunità di trasformazione del settore si presentano solo una volta ogni diversi decenni. 
 
Questo ha permesso al titolo di registrare un rialzo del 14% nella giornata trascinando a rialzo tutto il settore dei tech Cinesi di cui parliamo da diverse settimane con l’indice in rialzo del 30% da inizio anno. 

Con i mercati azionari ai massimi storici, le banche centrali in modalità di attesa e l’inflazione ancora una variabile incerta, la prudenza resta la parola d’ordine per gli investitori. La Fed dovrebbe ancora tagliare i tassi nel 2025, ma solo se i dati macroeconomici lo giustificheranno. La BCE, invece, si trova in una situazione più complessa, con la necessità di bilanciare il sostegno all’economia con il rischio di un’inflazione persistente. Le elezioni tedesche si sono chiuse in linea alle previsioni con la vittoria del centrodestra ed i mercati che vedono favorevolmente Il probabile prossimo cancelliere tedesco Merz che ha subito detto che l'Europa deve cercare di raggiungere l'indipendenza dagli Stati Uniti, facendo pensare ad un possibile ciclo di capex molto rilevanti per le aziende europee.

Nei prossimi mesi, l’attenzione sarà focalizzata su tre elementi chiave:

L’andamento dell’inflazione legata anche alle politiche sui dazi e la reazione delle banche centrali, L’evoluzione del mercato obbligazionario, in particolare i rendimenti dei decennali, e La crescita degli utili aziendali, che dovrà sostenere il rally azionario.
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