Economia
Quali le prossime mosse della Fed? Per UBP, sei tagli dei tassi tra il 2025 e il 2026
di Redazione

"Il nostro scenario di base prevede due tagli nel 2025 e quattro nel 2026, portando il tasso ufficiale in un intervallo compreso tra il 2,75% e il 3,00%. Ciò presuppone un soft landing e un rallentamento dell'inflazione, determinata dai dazi, al 2,5% entro la metà del 2026". E' quanto afferma Michaël Lok (nella foto), Group CIO and Co-CEO Asset Management di UBP, in una nota di commento alle prossime mosse che saranno adottate dalla statunitense Federal Reserve, a cominciare da quelle della prossima riunione, in programma il 16 ed il 17 settembre.
"L'imminente svolta accomodante, unita a un più stretto coordinamento con il Dipartimento del Tesoro - ha affermato Lok -, ci ha portato a rivedere le nostre previsioni sul rendimento dei titoli del Tesoro a 10 anni: da un obiettivo prudente del 5,0% a un intervallo compreso tra il 3,5% e il 4,5% nei prossimi 12-18 mesi. Questo nuovo contesto relativo ai tassi, insieme alla solidità dell'economia statunitense sostenuta dagli stimoli fiscali, apre diverse opportunità nel reddito fisso".
Molto, ad avviso di Lok, dipenderà dalla "collaborazione tra la Fed e il Tesoro per un tetto sui rendimenti di lungo termine. Gli strumenti presi in considerazione includono: legare più strettamente il tasso di riferimento all'inflazione (anziché mantenerlo all'1% al di sopra), l'interruzione del quantitative tightening e il reinvestimento dei proventi in titoli del Tesoro a lungo termine, l'adeguamento del coefficiente di leva finanziaria supplementare (SLR) per stimolare la domanda di scadenze più lunghe e il potenziale riavvio del quantitative easing per evitare il ripetersi dell'impennata del rendimento a 10 anni dal 3,6% al 4,8% che ha seguito il taglio di 50 punti base nel settembre 2024".
All'inizio dell'anno, aggiunge Lok, "avevamo previsto un rendimento del decennale vicino al 5%, con rischi al rialzo dovuti allo slittamento fiscale e al forte aumento del debito pubblico. Ora prevediamo un intervallo compreso tra il 3,5% e il 4,5% nei prossimi 12-18 mesi, rispetto al 4,20% attuale e riteniamo che un superamento sostenuto di questo livello sia da considerare un rischio estremo".
Tuttavia, conclude Lok, permangono dei rischi: "l'inflazione persistente alimentata dai dazi e dai deficit potrebbe spingere al rialzo i rendimenti; al contrario, una forte recessione potrebbe ampliare gli spread a causa dell'aumento dell'incertezza e dei casi di default".