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Ofi Invest AM: Quattro sfide chiave che la Cina dovrà vincere nei prossimi anni

di Jean-Marie Mercadal, CEO di Syncicap (partecipata Ofi Invest)
 
Ofi Invest AM: Quattro sfide chiave che la Cina dovrà vincere nei prossimi anni
Questa estate, il Politburo ha riconfermato la svolta “pro business” del governo cinese. Il 15esimo piano quinquennale sarà discusso durante la sessione plenaria di ottobre e, per allora, gli investitori dovrebbero avere delle indicazioni chiare su come il paese intende affrontare i principali problemi che lo affliggono

Al momento, il 2025 è stato un anno incoraggiante per l’economia cinese, con i primi sei mesi che hanno mostrato una crescita soddisfacente che dovrebbe garantire il raggiungimento del 5% annuo. Al tempo stesso, gli investitori internazionali stanno tornando a puntare sull’azionario locale, tanto che le recenti performance hanno portato l’indice MSCI China All Shares a registrare un +27% in dollari (in euro, la performance è di +13%).

Questi risultati sono dovuti anche al fatto che l’immagine stessa delle società cinesi sta cambiando. L’irrompere sulla scena di DeepSeek nei primi mesi dell’anno è servito a ricordarci, anche in modo piuttosto brusco, che negli ultimi 5-10 anni, il paese ha attraversato cambiamenti profondi, che l’hanno portato a essere uno dei player più competitivi – sia dal punto di vista del prezzo, sia della qualità – in moltissimi comparti chiave del manifatturiero. Alcuni esempi sono la robotica umanoide, i veicoli elettrici, il biotech, l’energia solare, i droni e molti altri.

Tutto ciò non è passato inosservato e le valutazioni di mercato ancora piuttosto basse dovrebbero sostenere questo rinnovato interesse degli investitori nei mesi a venire. Infatti, nel 2025 il P/E ratio delle azioni cinesi pari a 13 ci dice che queste sono alquanto sottovalutate rispetto ai corrispettivi statunitensi. Secondo alcuni, la ragione di questa discrepanza sarebbe da imputare alla remunerazione del rischio politico, ma questo poteva essere vero per il 2020 e il 2021, anni in cui si è effettivamente assistito a un'ondata di regolamentazione che ha pesato fortemente sul morale delle imprese.

Tuttavia, nel più lungo periodo, all’orizzonte si possono vedere delle sfide cruciali con cui la Cina dovrà necessariamente misurarsi e che rendono la sessione plenaria del partito comunista del prossimo ottobre un appuntamento centrale per capire come Pechino intenderà affrontarle.

Di queste sfide, noi di Ofi Invest AM ne abbiamo identificate quattro, che riteniamo essere le più significative. La prima è sicuramente la gestione della sovraproduzione. Infatti, la Cina da tempo convive con una sovraproduzione, legata soprattutto al suo manifatturiero e in particolare all’industria pesante (produzione di acciaio, carbone, auto e altro). Questa cosiddetta “overcapacity” rappresenta una minaccia per gli altri paesi, in particolare per l’Unione Europea, dato che garantisce ai beni cinesi di rimanere competitivi anche a seguito dell’introduzione dei dazi.

Il secondo problema è la natalità, con il numero delle nascite che, nell’arco di 10 anni, si è praticamente dimezzato, passando dai 15 a 8 milioni attuali. Questo è significativo perché la Cina si trova a invecchiare prima di aver raggiunto la prosperità comune e quindi saranno erogati sussidi per l'assistenza all'infanzia fino all'età di tre anni (circa 500 dollari); alcune città hanno adottato la settimana lavorativa di 45 ore e ancora altri provvedimenti sono stati presi, ma ci si attende un piano più ambizioso e completo.

Le terza sfida riguarda invece il potenziamento dei consumi interni ed è forse la più importante in assoluto, in quanto creare un solido mercato interno, in grado di assorbire i beni e le tecnologie più avanzate che vengono prodotti, è forse l’unico modo che ha il paese per affrancarsi dalle esportazioni. A nostro avviso, in questo ambito si nasconde un grandissimo potenziale, legato anche all’altissimo livello dei risparmi delle famiglie, che, nonostante il taglio dei tassi d’interesse su valori storicamente bassi, sono ancora detenuti nei conti corrente; segnale di una sfiducia diffusa. Saranno quindi necessarie nuove misure, innanzitutto per stabilizzare il mercato immobiliare e poi per creare un sistema di finanziamento pensionistico sostenibile (introducendo una componente a capitalizzazione), per rafforzare la rete di sicurezza sociale. I guadagni del mercato azionario menzionati all’inizio sono una buona notizia da questo punto di vista e sono accolti con favore dalle autorità.

Il quarto e ultimo punto è la riforma delle imprese statali, volta a renderle più competitive e meno burocratizzate.

In conclusione, riteniamo che la pubblicazione del 15esimo piano quinquennale sarà strutturato per creare una Cina meno dogmatica e più volta a sostenere le imprese, l’innovazione e il settore privato. Se queste previsioni si dovessero avverare, allora l’azionario cinese potrebbe conseguire ancora più guadagni di quelli realizzati finora, con un potenziale di rivalutazione significativo.
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