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Ofi Invest AM: Quali conseguenze dalla crisi politica francese?

di Ombretta Signori, Head of Macroeconomic Research and Strategy, e di Geoffroy Lenoir, Co-CIO of Mutual Funds, di Ofi Invest AM
 
Ofi Invest AM: Quali conseguenze dalla crisi politica francese?

I mesi estivi del 2025 saranno ricordati come un periodo in cui i mercati hanno mostrato una solida tenuta, tanto che nemmeno i forti tentativi del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, di interferire con la politica monetaria della Federal Reserve hanno causato particolari flessioni.

La situazione sembra però essersi improvvisamente capovolta negli ultimi giorni, soprattutto in Europa e soprattutto in Francia, dove il rischio politico ha vissuto un’improvvisa impennata che ha interessato i principali asset nazionali. Come noto, ciò è dovuto alla fiducia chiesta dal primo ministro François Bayrou su una serie di tagli alla spesa pubblica; fiducia che l’Assemblea Nazionale ha negato nella giornata di lunedì 8 settembre.

Indipendentemente da come si risolverà la vicenda, noi di Ofi Invest AM riteniamo che questa nuova instabilità politica avrà tre maggiori conseguenze nei prossimi mesi:

- Una politica fiscale meno ambiziosa, che nel 2026 potrebbe portare a un rapporto deficit/Pil del 5%, mettendo Parigi al vertice di questa classifica per quanto riguarda l’Eurozona

- Una crescita affossata

- Un aumento delle probabilità di downgrade da parte delle agenzie di rating, che potrebbero ridurre ad “A” la valutazione dei titoli francesi. La prima ad andare in questa direzione potrebbe essere Fitch, chiamata ad esprimersi nella giornata di domani 12 settembre.
 
La sfiducia di Bayrou ha messo quindi la Francia in un serio problema per quanto riguarda il suo bilancio e il rimborso del suo debito pubblico. Infatti, sono solo durante la crisi di governo lo spread tra gli OAT e i Bund decennali tedeschi è aumentato da 65 a 80 punti base, ma noi riteniamo che, anche se si dovesse effettivamente insediare un esecutivo plenipotenziario, guidato da Sébastien Lecornu, il differenziale si allargherebbe fino a 90 punti. Ciò sta rapidamente portando il rendimento degli OAT decennali verso il 3,6%, compromettendo la sostenibilità del debito.

Tuttavia, allo stesso tempo riteniamo che i problemi della Francia difficilmente intaccheranno le attuali prospettive di crescita dell’Area Euro, anche se si dovesse arrivare a scenari peggiori, come lo scioglimento dell’Assemblea Nazionali e le dimissioni del presidente Emmanuel Macron. Pertanto, riteniamo che la Banca Centrale Europea manterrà i tassi d’interesse attorno al 2% e anche il rendimento del 2,75% dei Bund sembra in linea con i fondamentali attuali.

In conclusione, per stabilizzare la crescita del debito transalpino servirebbero aggiustamenti fiscali complessivi per 100 miliardi di euro entro il 2030, una cifra senza precedenti e che presuppone che tutti gli altri fattori del quadro restino invariati. Tuttavia, l’atteggiamento accomodante della Bce può contribuire a mantenere i tassi d’interesse (e lo spread) su livelli contenuti.

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