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Ofi Invest AM: La Cina sta tagliando il cordone ombelicale con gli Usa nonostante le recenti distensioni
di Jean-Marie Mercadal, CEO di Syncicap (partecipata Ofi Invest)

Nonostante un contesto istituzionale sfidante, i mercati asiatici stanno sfiorando i loro massimi storici. La sospensione dei dazi ha senza dubbio influito, ma le economie hanno retto bene in generale e le imprese stanno riportando risultati solidi.
Da inizio anno a oggi, le performance dei mercati asiatici sono state incoraggianti, con l’azionario cinese che ha registrato una crescita del 10%, mentre quello “ex-China” del 5%. A seguito della sospensione dei dazi da parte del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, le relazioni commerciali tra i due blocchi sono proseguite senza particolari incidenti, verosimilmente perché sia Washington sia Pechino sanno benissimo che un’escalation nelle ritorsioni avrebbe portato a perdite considerevoli per entrambe. Al tempo stesso, però, è importante osservare che la Cina sta accelerando nel processo di affrancamento dagli Usa, con il primo ministro Li Qiang che ha annunciato un accordo con l’Indonesia sui pagamenti transfrontalieri in renminbi (RMB o yuan). Inoltre, in occasione del 50esimo anniversario delle relazioni diplomatiche tra Unione Europea e Cina, quest’ultima ha accresciuto le importazioni dal Vecchio Continente. Altre relazioni commerciali sono state rafforzate con i paesi del Golfo, i quali necessitano di manodopera, infrastrutture e tecnologie per la produzione di energia rinnovabile per avviare l’era post petrolio, con il Dragone asiatico pronto a fornirgliele in cambio di energia. Questa serie di manovre ha portato le esportazioni verso gli Stati Uniti a rappresentare appena il 3% del Pil nazionale cinese.
Inoltre, questa separazione sta prendendo piede anche in ambito finanziario. Il recente downgrade del debito statunitense da parte di Moody’s ha contribuito ad accelerare un trend che era già in corso, ovvero la sostituzione di riserve di bond US con l’oro.
Anche la ricerca di nuovi mercati in cui commerciare è fondamentale per mantenere in funzione il formidabile apparato industriale cinese, poiché lo spostamento dell’economia verso una maggiore attenzione al mercato interno deve ancora combattere contro una serie di ostacoli. Il primo è sicuramente la fiducia, che, sebbene sia in crescita, non è stata ancora del tutto ripristinata, soprattutto a causa di una disoccupazione giovanile ancora alta e di un mercato immobiliare il cui crollo sembra essersi arrestato solo in tempi recenti. Al tempo stesso, la Cina oggi è fortemente indebitata (con un debito totale che ammonta a quasi il 300% del Pil) e non ha la capacità fiscale per creare un sistema di protezione sociale e di finanziamento delle pensioni che permetterebbe ai consumatori di spendere di più. Anche i livelli produttivi estremamente alti rappresentano un problema, in quanto stanno esacerbando la competizione interna al paese e mantenendo spinte deflattive forti. Ciò è evidente se si osserva il comparto dei veicoli, con BYD che ha ridotto i prezzi tra il 10% e il 30% a seconda dei modelli e anche altri produttori dovranno seguire l’esempio.
In ogni caso, i report aziendali trimestrali hanno mostrato segnali positivi, con le imprese quotate a Hong Kong che rispetto ai tre mesi precedenti sono cresciute del 6,5%, per un risultato di fine anno stimato attorno all’8,3% e all’11,8% nel 2026. Risultati ancora migliori sono stati registrati dalle società quotate a Shangai, che per misure appena viste hanno ottenuto rispettivamente +8,9% sul trimestre, +16% a fine 2025 e +12,4% per il prossimo anno.
Per quanto riguarda il resto dell’Asia, anche in questo caso si osservano risultati incoraggianti, soprattutto in India, in cui la crescita ha battuto le aspettative. Lo stesso dicasi per le obbligazioni in valuta locale, cresciute del 9,7% YTD, grazie anche al clima generale di incertezza che sta portando molti investitori ad allontanarsi dagli Stati Uniti e dal dollaro.