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Ofi Invest AM: Ecco cosa aspettarsi dalla Cina dopo il Plenum

di Jean-Marie Mercadal, CEO di Syncicap (partecipata Ofi Invest)
 
Ofi Invest AM: Ecco cosa aspettarsi dalla Cina dopo il Plenum

Durante la quarta sessione plenaria del Partito Comunista, la Cina ha svelato quello che era un segreto di Pulcinella, ovvero che uno dei suoi principali obiettivi è espandere il mercato interno. Allo stesso tempo, però, si è affermato che la politica dei prossimi cinque anni sarà molto orientata all’offerta. Come si coniugano le due cose?

 

Nel suo 15esimo piano quinquennale, la Cina ha inserito alcuni obiettivi molto ambiziosi, come l’efficientamento tecnologico, l’autosufficienza nelle questioni riguardanti la sicurezza e lo sviluppo del suo mercato domestico. Inoltre, nel corso del Plenum, la parola “combattere” è stata usata molto più spesso rispetto a cinque anni fa, in frasi come “dobbiamo accettare il combattimento ed essere bravi a combattere”. Infine, è stata espressa fiducia circa la capacità del paese di mantenere una crescita solida e duratura in un contesto internazionale sfidante e, in certi casi, perfino ostile.

 

Per raggiungere questo obiettivo, il Partito Comunista Cinese (CCP) intende avviare una serie di riforme strutturali, atte a migliorare le condizioni di vita della popolazione e a costruire quella che è stata definita una “beautiful China”. Ma cosa prevedono queste riforme nel concreto? Uno dei traguardi più specifici che si intende conseguire è raggiungere un Pil pro capite in linea con quello di una nazione moderatamente sviluppata entro il 2035. Ciò, a sua volta, richiede che il Pil arrivi quasi a raddoppiare in questo arco temporale, il che significa un tasso di crescita annuo del 4,5%. Si tratta di un obiettivo piuttosto ambizioso, dato che Pechino si trova in piena guerra commerciale e la domanda interna è debole a causa della crisi immobiliare e del crollo del tasso di natalità.

 

Per riuscire a perseguire questo risultato, il governo sembra intenzionato a promuovere un robusto progresso tecnologico e lo stimolo del mercato interno. Tuttavia, quest’ultimo punto sembra intenzionato a ottenerlo attraverso una maggiore innovazione sul lato dell’offerta e meno attraverso misure concrete per l’espansione dei consumi (almeno per il momento).

 

Infatti, da questo punto di vista, l’unica misura in programma sembra essere la rimozione degli ostacoli amministrativi in favore della creazione di un mercato unico e omogeneo. Ciò significa che la Cina intende attenersi a quei principi fondamentali che ne hanno guidato lo sviluppo per 40 anni e le hanno permesso di diventare una potenza industriale altamente competitiva. Inoltre, l'intenzione di integrare tutti i componenti della catena del valore, e non solo la produzione, potrebbe dare al Dragone una forza ancora più grande.

 

Tra gli altri obiettivi menzionati rientrano il proseguimento sulla strada della decarbonizzazione dell’economia e un rafforzamento dell’agricoltura volto a ridurre la dipendenza cinese in questo settore dalle importazioni. Tuttavia, non sono state menzionate misure volte a stabilizzare l’immobiliare.

 

I mercati hanno per lo più ignorato questi annunci, come hanno fatto con l'incontro tra i presidenti Donald Trump e Xi Jinping e questo perché alla fine ci sono state ben poche sorprese. Sul fronte commerciale, il vertice illustra l'intenzione di mantenere il dialogo e raggiungere compromessi, con entrambe le parti che hanno carte da giocare: prodotti agricoli e terre rare da parte cinese; minacce di dazi e accesso ai semiconduttori da parte statunitense. Ma questa discussione sembra più una "tregua" che la fine della guerra commerciale.

 

Restiamo rialzisti sulle azioni cinesi nel medio termine, nonostante la loro solida performance di quest'anno (sono in rialzo di circa il 25% in dollari e del 15% in euro). C'è ancora margine per recuperare lo sconto a cui vengono scambiate e gli utili sono in crescita. È possibile un calo a breve termine, che offrirà opportunità di investimento, in particolare per diversificare rispetto alle azioni statunitensi, che sembrano quotate in modo equo.

 

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