L’inflazione complessiva continua oggi a scendere, avvicinandosi ai livelli obiettivo delle principali banche centrali in molti Paesi. Tuttavia, le pressioni inflazionistiche rimangono presenti e le prospettive macroeconomiche si sono fatte più incerte, complici le politiche tariffarie aggressive promosse da Trump. Ciò ha spinto le principali autorità monetarie ad adottare un approccio più data-driven nelle decisioni sui tassi d’interesse, rendendo meno prevedibile la tempistica di eventuali tagli, in particolare nel caso della Federal Reserve. I nuovi dazi statunitensi, ampi e trasversali, dovrebbero avere un effetto negativo non solo sulla crescita interna, ma anche su quella globale, a causa del rallentamento del commercio internazionale e delle interruzioni nelle catene di fornitura. A conferma di ciò, il Fondo Monetario Internazionale ha appena rivisto al ribasso le previsioni di crescita. I dazi avranno probabilmente anche un effetto inflazionistico, e combinati al rischio di crescita debole alimentano i timori di "stagflazione": un contesto di bassa crescita economica, alta inflazione e disoccupazione elevata. Finora, il mercato del lavoro statunitense si è mostrato solido, ma altri indicatori, in particolare quelli legati ai consumi, evidenziano segnali contrastanti.
Per contro, nonostante le preoccupazioni sull’impatto dei dazi sull’Eurozona, le prospettive di crescita in Europa hanno mostrato segnali di miglioramento, grazie al recente piano di stimolo annunciato dalla Germania, che prevede un pacchetto da 1.000 miliardi di euro destinato a difesa e infrastrutture. Pur distribuito su un arco di dieci anni, l’effetto sarà graduale ma potenzialmente significativo per la Germania e l’Europa nel suo complesso. Il vero cambiamento riguarda il sentiment degli investitori tedeschi, tornato positivo dopo anni difficili segnati da un modello economico messo sotto pressione dalla guerra in Ucraina e dalle tensioni commerciali tra Cina e Stati Uniti. Le imprese tedesche sembrano ora più propense ad assumere un ruolo proattivo.
L’impatto dei dazi sul comparto obbligazionario
Nel complesso le politiche tariffarie statunitensi hanno generato una forte volatilità nei mercati azionari e obbligazionari, con movimenti marcati sia nei Paesi sviluppati che in quelli emergenti. Nonostante ciò, il mercato del credito ha dimostrato una tenuta complessivamente solida. L’allargamento degli spread ha interessato principalmente gli emittenti con performance più deboli, appartenenti a settori maggiormente esposti ai dazi. In Europa, i fondamentali aziendali restano nel complesso robusti: le ultime trimestrali confermano che molte imprese godono di una buona salute finanziaria, con bilanci solidi e livelli di liquidità sostenuti, grazie anche a un’intensa attività di emissione negli ultimi anni e a rifinanziamenti ben accolti dal mercato. La leva finanziaria è in miglioramento, in particolare tra gli emittenti con rating BB e B. Sebbene si preveda un aumento dei default, questi risultano in gran parte legati a processi di ristrutturazione già avviati e in fase conclusiva. La situazione riflette inoltre un atteggiamento più cauto in diversi settori ciclici, alla luce delle persistenti incertezze legate al contesto tariffario.
Al momento gli spread sono bassi, ma i rendimenti restano vicini ai massimi storici. Inoltre, le cedole più alte offerte dalle nuove emissioni obbligazionarie hanno migliorato i tassi di pareggio (ossia quanto gli spread possono aumentare prima che il rendimento totale dell’obbligazione diventi negativo), offrendo un margine significativo in caso di un ampliamento degli spread. Tuttavia, riconosciamo che le attuali valutazioni lasciano poco spazio all’errore in caso di un'escalation delle tensioni geopolitiche o di una recessione economica. Riteniamo, però, che l’elevato rischio di default per i titoli con leva finanziaria eccessiva sia in gran parte già riflesso nei prezzi di mercato.
L'importanza della gestione attiva
Riteniamo che la volatilità offra opportunità quando i mercati attraversano momenti di debolezza temporanea, ma la chiave per coglierle è una gestione attiva. In Columbia Threadneedle puntiamo a farlo attraverso un’approfondita analisi del credito e una solida gestione del rischio. Il nostro approccio alla gestione del portafoglio – che si basa sulla collaborazione tra gestori, analisti specializzati sull’high yield e analisti di investimento obbligazionario – unisce ricerca finanziaria, criteri di investimento responsabile e analisi del rischio per individuare titoli con forte potenziale di rendimento. In particolare, ricerchiamo le discrepanze nei rating che ci permettano, ad esempio, di acquistare un’azienda con rating B e vederla successivamente promossa a BB. Questo processo rigoroso ci ha consentito di ottenere nel tempo performance solide e costanti, mantenendo al contempo una bassa volatilità.
Nella nostra strategia European Short-Term High Yield Bond, l’approccio di investimento è guidato dal rischio di perdita permanente di capitale e dall’asimmetria dei rendimenti potenziali tipica degli investimenti nel credito corporate. Riteniamo che la principale fonte di alpha nel lungo periodo sia la selezione del credito e l’evitare perdite significative di capitale; per questo, il nostro processo di investimento si basa su un’approfondita analisi dei fondamentali societari condotta dagli analisti. In determinati momenti del ciclo del credito, anche le considerazioni top-down possono incidere significativamente sulla performance, e puntiamo a sfruttare queste opportunità attraverso un processo di costruzione del portafoglio con un’impostazione top-down. La gestione del rischio è un’altra parte altrettanto fondamentale del nostro processo: la integriamo direttamente nella costruzione del portafoglio, beneficiando della supervisione di un team di risk management indipendente.
In momenti di volatilità come quello attuale, la gestione attiva diventa ancora più essenziale per beneficiare del rendimento dell’high yield, selezionando accuratamente i crediti solidi e forti, evitando al contempo gli emittenti e i sottosettori più in difficoltà.
I settori più attrattivi
Al momento i settori che riteniamo più interessanti sono quelli meno sensibili ai dazi, come il gaming. Di conseguenza, siamo sovrappesati su settori come il tempo libero (in particolare il gaming), il real estate (ma con un mix tra investment grade e high yield) e i servizi. Mantenendo una visione prudente sull’high yield in questa fase, a causa dei rischi legati all’incertezza geopolitica, ai tassi d’interesse ancora elevati e alla debole crescita economica, siamo in sovrappeso nel settore sanitario (più lato servizi e prodotti, meno nei farmaceutici) e in alcuni sottosettori delle telecomunicazioni.