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Nel 2024, oltre 1,5 milioni di occupati nel settore della ristorazione

 
Nel 2024, oltre 1,5 milioni di occupati nel settore della ristorazione

Con 1,5 milioni di occupati – di cui oltre 1,1 milioni dipendenti – la ristorazione si conferma nel 2024 uno dei pilastri dell’economia italiana e un potente attivatore di valore lungo tutta la filiera agroalimentare. Un settore dinamico, con una forza lavoro giovane (quasi il 40% under 30), un crescente ricorso a contratti stabili (il 60% a tempo indeterminato) e una domanda sempre più orientata verso competenze qualificate e trasversali.

Sono questi i dati al centro del talk “La circolarità delle competenze: un valore che dalla ristorazione si diffonde lungo tutta la filiera”, organizzato oggi da FIPE-Confcommercio a TUTTOFOOD 2025 (Fiera Milano). Un’occasione di confronto tra imprenditori, esperti e operatori della formazione per analizzare il ruolo strategico delle competenze – tecniche, relazionali e culturali – nel garantire servizi di qualità e favorire un ecosistema integrato tra pubblico esercizio e produzione agroalimentare.

«La ristorazione è il terminale della filiera agroalimentare, ma anche il suo primo interprete verso il consumatore» ha dichiarato Luciano Sbraga, direttore del Centro Studi di FIPE-Confcommercio. «Se vogliamo una filiera forte, innovativa e coesa, dobbiamo partire dalla qualità delle persone: motivazione, competenze e formazione continua. È questa la condizione per fare della ristorazione un motore di sviluppo sostenibile per tutto il comparto».

All’incontro – moderato da Daniele Ferretti (Ufficio Studi FIPE) – sono intervenuti Vittorio Dall’Aglio, presidente del Gruppo Scuole Alta Formazione FIPE, Marta Cotarella, co-fondatrice dell’Accademia Intrecci, lo chef Giovanni De Nardi e Marina Porotto, owner del Biggie Cocktail Bar.

La fotografia scattata da FIPE evidenzia un settore in espansione, ma non senza criticità. Le imprese segnalano infatti persistenti difficoltà nel reperire personale qualificato: il 90,2% di chi ha cercato nuovi collaboratori ha incontrato ostacoli, dovuti sia a mismatch di competenze (38,1%) sia a rifiuti da parte dei candidati (34,8%). Per questo, la Federazione sottolinea l’urgenza di investire in politiche attive del lavoro e percorsi formativi efficaci, capaci di rispondere alle esigenze reali del mercato.

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