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Moneyfarm - “Awful April”: inflazione UK al +3,5%

di Richard Flax, Chief Investment Officer di Moneyfarm
 
Moneyfarm - “Awful April”: inflazione UK al +3,5%
Nel mese di aprile l’Indice dei Prezzi al Consumo nel Regno Unito è salito al 3,5%, in aumento rispetto al 2,6% registrato a marzo. Si tratta di un’accelerazione significativa, seppur ampiamente prevista, dovuta al cosiddetto "Awful April", un fenomeno che si verifica ogni anno con l’inizio del nuovo esercizio fiscale, quando si assiste a un aumento di diverse voci di consumo: imposte comunali, contratti di telefonia mobile e banda larga, tariffe energetiche. Rincari che contribuiscono temporaneamente a un’impennata dell’inflazione.

Aprile è tradizionalmente un mese in cui i dati sull’inflazione vengono osservati con particolare attenzione. In questo contesto, il dato più rilevante è l’inflazione core, che esclude dal paniere le componenti più volatili come energia e generi alimentari, e che è salita dal 3,4% al 3,8%, segnalando una pressione inflazionistica di fondo più persistente. Un dato da monitorare con attenzione, soprattutto perché aprile rappresenta il primo mese in cui gli effetti concreti del nuovo regime di politica commerciale iniziano a farsi sentire sui bilanci delle famiglie, come sottolineano molti economisti.

A complicare ulteriormente il quadro, quest’anno si sono aggiunti l’aumento dei contributi previdenziali e l’incremento del salario minimo, entrambi entrati in vigore nel mese di aprile, che hanno comportato per molte imprese un significativo aumento del costo del lavoro, in parte trasferito ai consumatori attraverso un rialzo dei prezzi. Una dinamica inflazionistica che aggiunge un ulteriore elemento di complessità per la Banca d’Inghilterra, chiamata a bilanciare la stabilità dei prezzi con il sostegno all’attività economica.

Alla luce di uno scenario così complesso, la prossima mossa dei policymaker britannici si preannuncia tutt’altro che semplice. Le recenti dichiarazioni di Huw Pill, capo economista della BoE, che due settimane fa metteva in guardia contro il rischio di un taglio dei tassi “troppo presto e troppo in fretta”, assumono ora un peso ancora maggiore. Con un’inflazione di fondo che continua a mostrare una certa tenacia e con pressioni sui costi provenienti da diverse direzioni, è probabile che la Banca Centrale adotti un approccio prudente, rimandando eventuali tagli dei tassi al momento in cui emergeranno segnali più solidi di una ripresa sostenibile.

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