Luxury

Milano Fashion Week Uomo: eleganza, passaggi di testimone e nuove visioni

di Barbara Bizzarri
 
Milano Fashion Week Uomo: eleganza, passaggi di testimone e nuove visioni

Da ieri, 20 giugno e fino al 24, Milano torna ad accendersi con la Fashion Week dedicata alla moda maschile Spring/Summer 2026, confermandosi ancora una volta una delle capitali internazionali del fashion system. Dopo il preludio fiorentino con Pitti Uomo, la città accoglie buyer, giornalisti e appassionati da tutto il mondo con una programmazione intensa: organizzata da Camera Nazionale della Moda Italiana sotto la guida di Carlo Capasa, la manifestazione presenta un programma ricco e variegato con 80 appuntamenti suddivisi in 20 sfilate di cui 15 in presenza e 5 in digitale, 41 presentazioni e 16 eventi speciali. Questa ampia offerta riflette la complessità del settore, capace di affrontare con resilienza un periodo di crisi economiche e cambiamenti profondi.

L’atmosfera è vivace, ma non priva di una certa introspezione: pesa l’assenza di Giorgio Armani, che non sarà presente fisicamente alle sfilate per motivi di salute. Il suo contributo resta tuttavia centrale: lo stilista ha supervisionato in prima persona le collezioni Emporio e Giorgio Armani, affidandone la presentazione a Leo Dell’Orco, segno di una continuità estetica salda anche nei momenti più delicati. La sua assenza ha suscitato grande affetto e rispetto da parte del settore, che lo riconosce come un pilastro insostituibile della moda italiana.

Questa edizione vede il ritorno di figure emblematiche come Paul Smith e la maison Vivienne Westwood, oggi diretta dal marito e collaboratore storico Andreas Kronthaler, che continua a portare avanti il linguaggio dissacrante e teatrale dell'indimenticata stilista britannica. Ma Milano guarda anche al futuro: il debutto del brand giapponese Setchu aggiunge un tocco di sobrietà concettuale e rigore formale, mentre la presenza di designer emergenti italiani come Magliano e Simon Cracker conferma la vivacità della scena creativa nazionale. Magliano, in particolare, ha scelto di presentare la sua collezione con un cortometraggio d'autore, unendo moda e cinema in un racconto generazionale intimo e simbolico.

Non mancano sperimentazioni sul piano espositivo: CP Company opta per una video-installazione, mentre molti altri brand affiancano le tradizionali sfilate a formati digitali o ibridi, dimostrando che la moda oggi è sempre più narrazione visiva, culturale ed esperienziale.

A livello economico, l’evento ha un peso strategico. Secondo i dati di Sistema Moda Italia, il comparto maschile è in ripresa, spinto dalla domanda estera e dalla diversificazione dei canali di vendita: Milano si conferma così non solo un laboratorio creativo, ma anche un hub commerciale fondamentale, capace di attrarre investimenti e attenzione internazionale.

La Fashion Week maschile di Milano non è solo una vetrina di abiti: è il riflesso di un’industria che evolve, accoglie, include. Una città che, pur mantenendo saldo il legame con la tradizione, si apre con coraggio alle nuove visioni, diventando uno spazio dove passato e futuro possono realmente dialogare.

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