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Mercato del lavoro in crescita anche a luglio

I dati provvisori Istat indicano che a luglio 2025, il numero di persone che lavorano in Italia è aumentato rispetto al mese precedente, arrivando a 24 milioni e 217mila occupati. Sono cresciuti sia i lavoratori con un contratto stabile (16 milioni e 448mila) sia quelli con un contratto a termine (2 milioni e 567mila), mentre è calato leggermente il numero di lavoratori autonomi (5 milioni e 202mila).
Rispetto a luglio 2024, ci sono 218mila occupati in più. Questo aumento è dovuto soprattutto alla crescita dei contratti stabili (+351mila) e degli autonomi (+55mila), anche se i contratti a termine sono diminuiti (-188mila).
Sempre a luglio 2025, il tasso di occupazione è salito al 62,8%, mentre quello di inattività (cioè la percentuale di persone che non lavorano e non cercano lavoro) è arrivato al 33,2%. Il tasso di disoccupazione, invece, è sceso al 6,0%.
Confcommercio: "Quadro complessivamente stabile"
"Nonostante le turbolenze e le incertezze interne e internazionali, il mercato del lavoro si conferma, anche a luglio, tra gli ambiti più solidi della nostra economia, consolidando un trend di crescita che permane da oltre 4 anni. Questa tendenza, pur in presenza di un inevitabile rallentamento, continua a rappresentare la chiave per una possibile ripresa dei consumi e di un conseguente miglioramento dell’economia alla luce di un costante apporto dell’occupazione a tempo indeterminato all’innalzamento dei livelli occupazionali e alla sostanziale diffusione, al netto dei fattori demografici, tra le diverse fasce d’età". Questo il commento del direttore Ufficio Studi di Confcommercio, Mariano Bella, sulle stime Istat sull’occupazione.
"È opportuno sottolineare, però – prosegue Bella - che i dati mensili derivanti da procedure di destagionalizzazione appaiono, questo mese, in riduzione rispetto alle stime precedenti. È corretto, pertanto, interpretare le dinamiche del mercato del lavoro come sostanzialmente stabili negli ultimi sei mesi, evitando di enfatizzare il significato di variazioni accidentali dovute ai processi di elaborazione statistica. In questo contesto – conclude Bella - non mancano, peraltro, fondati elementi di criticità, legati, principalmente, alla componente femminile: su base annua la crescita delle occupate è molto esigua con la conseguenza che i gap di genere non si riducono con l’auspicata rapidità".