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Mercati globali: divergenze economiche, politiche monetarie e opportunità d’investimento

A cura di Raphael Thuin, Head of Capital Markets Strategies di Tikehau Capital
 

I dati economici pubblicati a gennaio mostrano la resilienza dell'economia statunitense, con una crescita nel quarto trimestre del 2024 pari al +2,3% su base annua, trainata dall'espansione dell'attività manifatturiera e dei servizi. Nel frattempo, l'inflazione core è scesa al +0,2%, dopo quattro mesi consecutivi al +0,3%. In Europa, la crescita è stata più modesta, attestandosi al +0,8% su base annua, a causa di un quarto trimestre debole, appesantito dalle incertezze politiche. L’inflazione nell’Eurozona si è attestata al 2,4% a dicembre, registrando un lieve aumento rispetto al mese precedente, ma rimanendo comunque in linea con le attese.

La BCE ha rassicurato gli investitori sul fatto che l’Europa rimane sulla strada della disinflazione, nonostante il leggero aumento dell’inflazione, tagliando i tassi di riferimento di 25 punti base e segnalando ulteriori riduzioni in futuro. Nel frattempo, negli Stati Uniti, la Fed ha adottato un approccio più prudente, decidendo di sospendere l’allentamento monetario, con il prossimo taglio dei tassi atteso solo a giugno e un totale di 47 punti base previsto dai mercati entro la fine del 2025. La Banca del Giappone ha invece alzato i tassi di 25 punti base per la prima volta da agosto, innescando un'inversione delle strategie di carry trade sullo yen.

 

Gli asset rischiosi hanno registrato un aumento nonostante due eventi che hanno temporaneamente portato i mercati in territorio negativo: il primo legato alle minacce commerciali del presidente Trump, il secondo all'emergere di un modello cinese di intelligenza artificiale, DeepSeek. Ciononostante, gli indici azionari hanno chiuso in rialzo, con l'Euro Stoxx 50 in rialzo dell'8,2%, ben al di sopra degli indici statunitensi (S&P 500 +2,8%). I rendimenti obbligazionari statunitensi sono scesi leggermente (-4bps sui 2 anni, -3bps sui 10 anni), mentre quelli europei sono aumentati (+3bps sui 2 anni, +9bps sui 10 anni), nonostante un forte calo a fine mese a causa di dati sulla crescita deludenti e delle tensioni commerciali. Nei mercati del credito, l'inasprimento dei premi di rischio (-9 punti base sull'High Yield, -11 punti base sull'investment Grade) ha sostenuto la performance positiva: +0,60% per l'indice EUR HY (HEC0®) e +0,48% per l'indice EUR IG (ER00®).

 

Focus – due continenti, due realtà

 

I dati recenti indicano una crescente divergenza tra Stati Uniti ed Europa, che si manifesta in tre dimensioni chiave: crescita, inflazione e conseguenti politiche monetarie, valutazioni.

 

  1. La crescita economica negli Stati Uniti rimane resiliente, mentre l'Europa sperimenta un'espansione più contenuta, sebbene ancora in territorio positivo. Nel quarto trimestre, il PIL statunitense è cresciuto a un tasso annualizzato del 2,3%, trainato dalla forte resilienza dei consumatori.1 Al contrario, la crescita europea è stata più modesta, con un aumento annualizzato dello 0,8%.
  2. Queste diverse traiettorie di crescita, insieme ai diversi ritmi di disinflazione, hanno spinto le banche centrali negli Stati Uniti e in Europa a perseguire politiche monetarie divergenti. Negli Stati Uniti, la forte crescita del PIL è accompagnata da un mercato del lavoro rigido, con un aumento dell'inflazione di base dello 0,2% a dicembre. Inoltre, le politiche proposte dall'amministrazione Trump, tra cui le restrizioni all'immigrazione e l'imposizione di dazi, potrebbero causare ulteriori pressioni inflazionistiche. La Federal Reserve ha quindi adottato una posizione cauta a gennaio, lasciando invariati i tassi di interesse di riferimento.

Al contrario, il percorso verso la disinflazione è rimasto costante in Europa. La crescita moderata è accompagnata da segnali emergenti di riequilibrio del mercato del lavoro. Questi fattori hanno spinto la Banca Centrale Europea a procedere con un taglio dei tassi di 25 punti base a gennaio, rafforzando le aspettative di un ulteriore a marzo. Di conseguenza, i mercati hanno attualmente previsto tagli di 47 punti base negli Stati Uniti rispetto agli 86 punti base previsti in Europa.2

  1. Le valutazioni per gli asset di rischio rimangono complessivamente elevate, sebbene l'Europa continui a essere scambiata con uno sconto notevole rispetto agli Stati Uniti nei mercati del credito e azionari. Nel segmento del credito, l'indice US Investment Grade è ai minimi dal 1998 e l'indice US High Yield è a soli 27 punti base dai minimi del 2007.3 Anche se gli spread in Europa si sono ridotti, rimangono al di sopra dei livelli più bassi osservati nel 2017/2018. Le valutazioni del mercato azionario seguono una tendenza simile, con l'indice S&P 500 che viene scambiato a un rapporto P/E medio di 25,6x rispetto a 14,7x per l'indice STOXX Europe 600.4

 

Di conseguenza, nel segmento del credito, riteniamo che i mercati europei offrano spread più interessanti rispetto a quelli statunitensi, pur essendosi ridotti. Inoltre, il segmento del credito europeo è sostenuto da fondamentali complessivamente solidi (utili robusti e tassi di insolvenza generalmente contenuti5), sebbene in fase di normalizzazione, insieme a fattori tecnici favorevoli, con una domanda in crescita che continua a superare l'offerta disponibile.

 

Secondo la nostra analisi, nei mercati azionari statunitensi un'amministrazione favorevole alle imprese, che ha come priorità i tagli fiscali, la deregolamentazione e un approccio locale piuttosto che globale potrebbe favorire settori ciclici come quello industriale e dei beni di consumo discrezionali, insieme a società a piccola e media capitalizzazione. Al contempo, un periodo prolungato di tassi di interesse più elevati potrebbe favorire il settore finanziario.

 

Di contro, il significativo sconto offerto dai mercati azionari europei rispetto a quelli statunitensi rappresenta un'opportunità interessante per gli investitori che cercano di diversificare al di fuori degli USA. Riteniamo che gran parte della negatività dovuta alle incertezze che pesano sul continente sia già incorporata nelle valutazioni, mentre diversi fattori sfavorevoli potrebbero potenzialmente cambiare, creando un entry point adatto per investire in Europa. Nel contesto attuale, vediamo un'opportunità per un’esposizione tattica a settori ben posizionati per beneficiare di tassi di interesse più bassi, come il real estate e le utility, che potrebbero trarre vantaggio da una riduzione dei costi di finanziamento.

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