Date da mangiare agli affamati. Soprattutto se bambini: un monito valido ovunque ma non a Montevarchi, a quanto pare, dove ai piccoli i cui genitori non pagano la retta viene data la caratteristica fettunta. In pratica, pane e olio. A parte ogni considerazione sull’etica e l’umanità di una simile scelta, resta da capire a che livello si può scendere in basso. A giudicare - ebbene sì - dall’accaduto, parecchio. Perché i genitori possono essere simpaticamente scordarelli, oppure in difficoltà economiche: di questi tempi non dovrebbe stupirsi nessuno, data l’inflazione galoppante e il valore nullo dei miseri stipendi italiani che, giova ricordarlo, sono i più bassi d’Europa a fronte di costi sempre più elevati. Misura antifurbetti, si dice. E però quanto è stancante vivere in un Paese in cui, per principio, si ha torto. In cui si dà per scontato che si voglia sempre frodare e imbrogliare quando non addirittura rubare: il sospetto logora chi non lo merita in questa landa dove si è sempre, per definizione, criminali da punire a meno che non si dimostri il contrario. Ovviamente non vale dinanzi ai patrimoni incalcolabili cui invece si accorre per essere i primi a tirarsi giù il cappello (e forse pure altro) in preda a irrefrenabili timori reverenziali. Che poi a essere puniti sono sempre i soliti senza le spalle coperte perché tutti gli altri sono seduti dalla parte giusta, nel giro giusto: per questo in Italia non potrà mai accadere quello che è successo in Francia nel 1789, perché si conoscono tutti.
La presidente del Consiglio tempo fa ha detto che in Italia i cittadini perbene non devono avere paura dello Stato, del Fisco e via “terrorizzando”, ma sembra siano rimasti soltanto loro a temere, dato che gli altri, come si è potuto notare anche di recente, passano sopra l’autorità direttamente e anche con l’auto, volendo. La legge è uguale per tutti è soltanto una scritta nei tribunali, dicono i saperlalunghisti, ed è vero, lo si nota tutti i giorni. Però pesa. Eccome se pesa. Così come pesa pensare ai bambini destinati al pubblico ludibrio dei loro ferocissimi coetanei, marchiati con la loro fettina di pane come figli di truffatori o peggio, poveri, mentre sono tutti pron(t)i agli inchini se il truffatore arriva in Lamborghini, in ossequio alle fortune e non certo al personaggio, come al solito. La denuncia dell’ennesima vergogna nazionale, dato che non è certo la prima volta né Montevarchi il primo luogo dove accade una simile aberrazione, arriva dal Pd locale, con un comunicato stampa, confermata anche dall'assessore municipale interessato, Sandra Nocentini: «Sì, è così, è un provvedimento scattato la scorsa settimana». A quanto pare però l’amena località non è nuova a queste iniziative: nel 2017, la giunta eletta nel 2016 e guidata da Silvia Chiassai Martini, civica senza collocazione di partito, fra i primi atti del suo programma introdusse un regolamento delle mense scolastiche che prevedeva il piatto sostitutivo per i piccoli alunni provenienti da famiglie che non avevano pagato per il servizio.
Pane e olio per i bambini che non pagano la mensa
Nonostante il clamore suscitato all’epoca dalla vicenda, l’atto non è mai stato abrogato. Quando si fa notare la lievissima discriminazione verso gli alunni, la sindaca replica: «Se qualcuno sa darmi un'alternativa credibile, io sono qui per recepirla. Intanto, abbiamo aspettato per applicare il pasto sostitutivo a pane e olio da settembre a ora, invece del mese previsto. E poi so che con questo sistema, che sarà pure sbrigativo, abbiamo recuperato quasi tutta la morosità scesa da 85 mila a 6 mila euro». Quindi si passa alle famiglie che non ce la fanno a pagare: «Guardate che la morosità viene quasi tutta dai furbetti, quelli che sono convinti che a non pagare nessuno ti dica niente. I veri bisognosi sono i primi che pagano regolarmente. E chi rientra nei limiti della povertà ha il servizio gratuito». Sempre che possano farlo, cara sindaca. E per fortuna la scuola dovrebbe educare e si baccaglia sull’educazione civica, mentre i Comuni pensano a raccattare balzelli quando spetterebbe loro venire in aiuto a chi non è in grado di pagare la retta. Insomma, al di là del giudizio sui genitori, ai bambini il cibo si dà e basta.
Il consigliere del Pd Samuele Cuzzoni, uno dei firmatari della nota, spiega di non avere informazioni sul numero di bambini di fatto esclusi dal servizio, annunciando la presentazione di un'interrogazione consiliare alla prima riunione utile, il 25 febbraio. L'assessore Nocentini non fornire informazioni al riguardo e lo scontro si sposta sui social, dove Cuzzoni inveisce: «Scelta vergognosa che umilia i più piccoli» mentre il consigliere di centrodestra Giacomo Brandi rinfaccia il vecchio “rosso” di mezzo milione che sarebbe stato lasciato dal centrosinistra e che Cuzzoni contesta. Interviene anche l'assessore Nocentini che apostrofa il consigliere Pd «leoncino da tastiera». Insomma, la solita aia (non certo quella olandese). Alla fine interviene pure l'assessore all'istruzione della Regione Toscana, Alessandra Nardini: «È inaccettabile far pagare alle bambine e ai bambini, umiliandoli e discriminandoli, responsabilità che non sono loro», ha affermato. «È tanto più inaccettabile che questo accada a scuola, ossia nel luogo che più di tutti dovrebbe essere uno spazio di uguaglianza e pari opportunità per tutte le bambine e tutti i bambini, a prescindere dalle condizioni economiche delle loro famiglie o dalle loro scelte. Il ministro Valditara aveva parlato di umiliazione come fattore di crescita, evidentemente la sindaca Chiassai lo ha preso proprio alla lettera e dunque mi rivolgo a lei chiedendole che torni indietro rispetto a questa scelta vergognosa». E si spera che sia così a meno che in quel di Montevarchi abbiano pensato di sostituirsi alla giustizia biblica secondo cui “le colpe dei padri devono ricadere sui figli”. Qualsiasi esse siano, e ammesso che esistano davvero.