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Legge di bilancio, Cgil proclama sciopero generale il prossimo 12 dicembre

 
Legge di bilancio, Cgil proclama sciopero generale il prossimo 12 dicembre
L’Assemblea generale della Cgil approva la relazione e le conclusioni del Segretario generale, assume i contributi delle compagne e dei compagni, e approva la proclamazione dello sciopero generale per il prossimo 12 dicembre, che si pone l’obbiettivo – a fronte della grave condizione economica e sociale del Paese – di cambiare, nel corso della discussione in Parlamento, il disegno di legge di bilancio 2026 per ottenere risposte per le persone che rappresentiamo, e di supportare tutte le vertenze aperte per il rinnovo dei Ccnl scaduti, a partire da quelli delle farmacie, igiene ambientale, meccanici, sanità privata, industria cartaria e telecomunicazioni.

L’Assemblea generale della Cgil sostiene e condivide la decisione di FLC e FP di non firmare i rinnovi dei Ccnl pubblici 2022-2024, e di chiedere che siano le lavoratrici e i lavoratori a decidere sul loro contratto attraverso il voto; e denuncia la scelta sbagliata degli accordi separati – di cui il governo, in quanto datore di lavoro, è direttamente responsabile – che producono una riduzione inaccettabile del potere d’acquisto delle retribuzioni e un aumento del precariato. Tutto ciò si aggiungerà agli effetti derivanti dal definanziamento e dai tagli indiscriminati decisi dall’Esecutivo su sanità, scuola, università, ricerca, funzioni centrali, enti locali, mondo della cultura e dello spettacolo.

Lo sciopero generale del 12 dicembre ha l’obiettivo fondamentale di aprire una vera e propria vertenza per sostenere le rivendicazioni che abbiamo ribadito anche nel confronto con il Governo, nelle audizioni parlamentari e negli incontri in corso con i gruppo parlamentari sul ddl bilancio: il rinnovo di tutti i contratti nazionali di lavoro per difendere e rafforzare il potere d’acquisto e l’estensione della defiscalizzazione dei relativi aumenti contrattuali a tutte le lavoratrici e lavoratori dei settori pubblici e privati; lo stanziamento di risorse aggiuntive per i rinnovi dei Ccnl pubblici; un piano straordinario di assunzioni e di stabilizzazioni del lavoro precario nei settori pubblici e investimenti per rafforzare il sistema universalistico a partire da sanità, istruzione, enti locali, non autosufficienza, diritto alla casa; la restituzione del fiscal drag e la sua neutralizzazione attraverso l’indicizzazione all’inflazione di scaglioni, detrazioni, trattamento integrativo, Isee ed esenzioni; il blocco dell’aumento automatico dell’età pensionabile per tutte e tutti, una maggior flessibilità in uscita, il riconoscimento del lavoro di cura, il ripristino di “opzione donna” senza penalizzazioni, e una pensione contributiva di garanzia per precari e discontinui; la piena rivalutazione delle pensioni e l’estensione/rafforzamento della quattordicesima; politiche industriali per i settori manifatturieri e per i servizi, al fine di innovare il nostro sistema produttivo, difendere l’occupazione, qualificare la formazione e creare nuovo lavoro stabile e di qualità; la tutela della salute e della sicurezza sul lavoro; il contrasto alla precarietà e al lavoro povero, sommerso, irregolare, nero; investimenti e misure per eliminare i divari di genere occupazioni e salariali e per creare nuova e buona occupazione che metta fine alla fuga di centinaia di migliaia di ragazze e di ragazzi dal nostro paese; una vera strategia per il rilancio del Mezzogiorno.

L’Assemblea generale della Cgil considera molto positiva la straordinaria partecipazione alle mobilitazioni pacifiste dello scorso settembre a sostegno della missione della Global Sumud Flotilla e per la fine del genocidio a Gaza, che hanno visto l’assoluto protagonismo delle nuove generazioni e che sono culminate nello sciopero generale del 3 ottobre e nella imponente manifestazione a Roma del giorno successivo.

Quella mobilitazione non deve fermarsi: perché le violazioni del cessate il fuoco in Palestina sono all’ordine del giorno; perché si registrano quotidianamente nuove vittime, non solo a Gaza ma anche in Cisgiordania; perché l’accesso degli aiuti umanitari per una popolazione stremata è ancora largamente insufficiente; perché, soprattutto, senza perseguire la prospettiva di “due Popoli, due Stati”, nessuna pace duratura sarà possibile.

La nostra manifestazione “Democrazia al lavoro”, dello scorso 25 ottobre in piazza San Giovanni, ha saputo tenere insieme, in continuità, i temi della pace e del no alla conversione della nostra economia in un’economia di guerra, con la proposta di un’altra agenda sociale, alternativa ad una manovra di bilancio che vede proprio nel binomio “austerità e riarmo” il suo contenuto essenziale.

Una piazza partecipatissima da lavoratrici e lavoratori, pensionate e pensionati, giovani e donne con cui ci siamo impegnati a proseguire la nostra mobilitazione finché il Governo non cambierà un disegno di legge di bilancio destinato ad aggravare la già difficile condizione economica e sociale del Paese.

Siamo sostanzialmente in recessione da due trimestri; accelera un processo di deindustrializzazione che prosegue da tre anni; la produzione industriale cala da oltre 30 mesi; i salari e le pensioni sono stati impoveriti dall’alta inflazione cumulata e dalla mancata sterilizzazione del fiscal drag; l’occupazione cresce solo per gli over 50, mentre si contrae ed è sempre più precaria per le nuove generazioni; sanità, istruzione, non autosufficienza, casa, l’intero sistema pubblico dei servizi stanno subendo gli effetti nefasti del ritorno alle politiche di austerità; aumentano le ore di cassa integrazione e le crisi aziendali; non si ferma la strage di morti sul lavoro. Non è accettabile continuare a morire a 66 anni in cantiere, come recentemente avvenuto nel crollo della Torre dei Conti a Roma.

Di fronte a tutto questo, l’Esecutivo aumenta un unico capitolo di spesa, quello della difesa, con 23 miliardi in più solo nei prossimi tre anni; azzera gli investimenti pubblici; non mette in campo alcuna politica industriale in grado di invertire il declino produttivo e affrontare la sfida della conversione tecnologica, energetica ed ecologica del nostro sistema produttivo; approva, nei giorni scorsi, un decreto-legge in materia di salute e sicurezza che presenta contenuti insufficienti, che non affronta nodirilevanti e che non accoglie le nostre richieste, a partire dalla necessità di istituire una Procura Nazionale che si occupi di reati in materia di salute e sicurezza sul lavoro.

Le risorse necessarie per promuovere un’agenda sociale alternativa vanno recuperate: fermando la folle corsa al riarmo, che brucerà nei prossimi dieci anni quasi 1.000 miliardi di euro; e andando a prendere le risorse dove sono: profitti, extra profitti, grandi ricchezze, evasione fiscale, maggiore equità e progressività fiscale, anche attraverso un contributo di solidarietà dalle grandi ricchezze dell’1% più ricco della popolazione.

L’Assemblea generale, inoltre, dà mandato alla segreteria confederale di completare il confronto interno all’organizzazione per lanciare la proposta di legge di iniziativa popolare e avviare, nel mese di novembre, un percorso di raccolta firme, iniziative e vertenzialità per difendere e rilanciare una sanità pubblica sempre più sull’orlo del collasso, come dimostrano i milioni di cittadini che rinunciano perfino a curarsi e il continuo aumento della spesa sanitaria privata a carico delle famiglie.

E sempre con l’obiettivo della difesa e del rafforzamento della nostra democrazia attraverso la partecipazione popolare, l’Assemblea generale impegna tutta l’Organizzazione nel promuovere e sostenere le ragioni del NO al referendum costituzionale della prossima primavera; e dà mandato alla segreteria confederale per promuovere – insieme alle associazioni, a cominciare dalla “Via Maestra”, alle forze sociali, al mondo della cultura e della società civile – il comitato più largo, trasversale e inclusivo possibile, al fine di contrastare la Legge Nordio, che stravolge la nostra Costituzione, mina il bilanciamento dei poteri, mette a rischio l’autonomia della magistratura e l’uguaglianza delle cittadine e dei cittadini di fronte alla legge.

Respingere questo tentativo è necessario anche per scongiurare le altre controriforme che intende portare avanti la maggioranza di Governo – Autonomia differenziata e Premierato – e che, se portate a termine, sovvertirebbero definitivamente la nostra Repubblica parlamentare e archivierebbero la nostra Costituzione antifascista, nata dalla Resistenza e fondata sul lavoro.
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