Economia

Lagarde richiama l’Europa: “La stabilità non basta, servono riforme per crescere”

di Redazione
 
Lagarde richiama l’Europa: “La stabilità non basta, servono riforme per crescere”
Christine Lagarde ha scelto parole chiare davanti al Comitato per gli Affari economici e monetari del Parlamento europeo: “L’economia dell’eurozona tiene, ma questa è l’ora di attuare le riforme strutturali”. Un messaggio netto, che arriva in un momento di apparente calma per i mercati ma di crescente incertezza globale.

La presidente della Banca centrale europea ha ricordato che l’economia europea, nella prima metà del 2025, è cresciuta dello 0,7% grazie alla domanda interna e a un temporaneo aumento degli scambi commerciali, dovuto al timore di nuovi dazi americani. Tuttavia, la fase di slancio iniziale ha lasciato il posto a un rallentamento. “Le prospettive per l’inflazione nell’area dell’euro rimangono più incerte del solito - ha spiegato - con un contesto di politica commerciale globale ancora volatile, responsabile di rischi sia al rialzo che al ribasso”.

Nel suo intervento a Strasburgo, Lagarde ha ribadito che la resilienza economica dell’Europa non è frutto del caso: “Riflette la forza di due conquiste che spesso diamo per scontate: il nostro mercato unico e la nostra moneta unica, l’euro”. Ma la presidente ha ammonito che questa stabilità non può essere considerata acquisita. “La crisi politica francese e le rinnovate tensioni commerciali dimostrano quanto la nostra economia resti esposta agli shock esterni”.

Secondo le nuove previsioni della BCE, la crescita dell’area euro sarà dell’1,2% nel 2025, dell’1% nel 2026 e dell’1,3% nel 2027. “Il mercato del lavoro, pur mostrando segnali di indebolimento, rimane una fonte di forza che sostiene i consumi”, ha sottolineato Lagarde, aggiungendo che “gli investimenti pubblici in infrastrutture e difesa offriranno un supporto ulteriore all’economia”. Anche il settore dei servizi mostra una tenuta positiva, segnale - ha detto - “di un dinamismo sottostante che non dobbiamo trascurare”.

Il cuore del suo intervento ha riguardato l’inflazione
. “Con l’inflazione attualmente intorno al 2% e destinata a restare su questi livelli, possiamo dire che il processo disinflazionistico è terminato”. Le stime della BCE indicano infatti un’inflazione media del 2,1% nel 2025, dell’1,7% nel 2026 e dell’1,9% nel 2027. È la conferma che il ciclo di calo dei prezzi si è esaurito, rendendo improbabili nuovi tagli dei tassi d’interesse. “Si indeboliscono le ragioni per continuare a ridurre il costo del denaro”, ha chiarito Lagarde.

Nei prossimi mesi, dunque, la politica monetaria di Francoforte si concentrerà più sulla stabilità che sul sostegno diretto alla crescita. L’attenzione si sposta ora sui governi nazionali, chiamati ad attuare le riforme che la presidente indica come “condizione essenziale per rafforzare la competitività e la produttività”.

“I rischi per la crescita economica - ha osservato - sono diventati più equilibrati, grazie al nuovo accordo commerciale che ha ridotto l’impatto dei dazi. Ma restano le incognite geopolitiche e il rischio che tensioni prolungate frenino esportazioni e investimenti”. Lagarde ha aggiunto che, al contrario, “una maggiore spesa per infrastrutture e difesa e riforme volte a migliorare l’efficienza economica contribuirebbero a rafforzare la crescita”.

Il suo messaggio finale è stato politico oltre che economico: “L’euro non è solo uno strumento di politica monetaria, ma un simbolo di unità e di stabilità per l’Europa. È nostro dovere proteggerlo con politiche coraggiose e visione comune”.
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