Economia

La rottamazione sotto accusa da Bankitalia e Corte dei Conti

di Redazione
 
La rottamazione sotto accusa da Bankitalia e Corte dei Conti
La nuova definizione agevolata dei debiti fiscali - la cosiddetta "rottamazione" - è emersa come uno dei punti più controversi della manovra 2025 nelle audizioni parlamentari di Banca d'Italia, Corte dei Conti e Ufficio parlamentare del Bilancio. Le critiche convergono sulla sua inefficacia nel combattere l'evasione e, in termini pratici, sul rischio di causare un danno alle casse statali nel medio termine, trasformando, di fatto, l'erario in un involontario "finanziatore dei morosi".

La Banca d'Italia è stata la più esplicita nel quantificare i potenziali effetti negativi dell'ennesima rottamazione. Secondo gli esperti di Palazzo Koch, l'intervento non solo "non aiuta a recuperare gettito", ma si traduce in una vera e propria perdita: 1,5 miliardi di euro in meno nelle casse dello Stato nel 2026; 0,5 miliardi di euro in media in meno nei due anni successivi.

Questi numeri sono stati presentati come prova che la definizione agevolata non è una strategia efficace per un consolidamento duraturo delle entrate.

La Corte dei Conti ha rafforzato il giudizio negativo. I magistrati contabili hanno sostenuto che il "perimetro limitato" della misura non è sufficiente a fornire una reale stabilità e fiducia nella compliance fiscale. Il ricorso continuo a rottamazioni non incentiva la lealtà verso il Fisco, cruciale per rafforzare stabilmente le casse dello Stato.

Al centro della polemica rimane la dimensione gigantesca dell'evasione fiscale in Italia. Pur riconoscendo un lieve calo nella "propensione a evadere", l'Ufficio parlamentare del Bilancio (UPB), per bocca della presidente Lilia Cavallari, ha ricordato che le cifre restano "monstre": circa 100 miliardi di euro nel 2022.

L'UPB ha sottolineato che il disegno di legge di bilancio "interviene solo marginalmente sul fenomeno". La critica implicita è che, mentre si propongono misure per agevolare il rientro dei vecchi debiti (con un costo per lo Stato), mancano interventi strutturali e incisivi per contrastare la radice del sommerso.

Inoltre, il direttore dell'Agenzia delle Entrate, Vincenzo Carbone, ha evidenziato che solo il rispetto degli adempimenti ordinari ha garantito 4,5 miliardi di euro nel 2024, una cifra pari al 20% di tutto il recupero ordinario dell'Agenzia, suggerendo che l'enfasi dovrebbe essere posta sul rafforzamento della lealtà fiscale e dei controlli piuttosto che sulle sanatorie.

Un'altra misura criticata per il rischio di aumentare il "nero" è l'incremento dell'aliquota della cedolare secca sugli affitti brevi (dal 21% al 26% per gli affitti tramite piattaforme). La Corte dei Conti ha lanciato l'allarme che questo aumento "potrebbe incentivare il fenomeno delle locazioni brevi non dichiarate", spingendo i proprietari a evitare le piattaforme ufficiali e, di conseguenza, il Fisco.

La Manovra, pur lodata per la sua "prudenza" generale, è stata sonoramente bocciata dagli esperti sui provvedimenti fiscali, specialmente la rottamazione, accusata di essere un costoso palliativo che non risolve il problema fondamentale dell'evasione e rischia di compromettere il gettito futuro.
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