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La goccia cinese - Piccole tensioni, grande resilienza dei mercati
di Angelo Meda (responsabile azionario BANOR)

Secondo la leggenda, la tortura della goccia cinese consisterebbe nell’immobilizzare la vittima e farle cadere sulla fronte, sempre nello stesso punto, una goccia d’acqua a intervalli regolari. Alla lunga questo metodo porterebbe alla follia e poi alla morte, perché la goccia finirebbe per forare il cranio del malcapitato. Dopotutto non si dice gutta cavat lapidem, ossia che la goccia scava la pietra?
Questo strumento di coercizione è stato molto amato dagli scrittori d’avventura. Chiunque abbia letto Salgari può ricordare il passo da Le pantere di Algeri: “Quella semplice goccia gli pareva che diventasse più pesante di minuto in minuto e che gli percuotesse il cranio con maggior forza, come se il liquido si fosse tramutato in mercurio”. Tuttavia, ogni tanto viene annoverata tra i reali metodi di tortura usati nel sud-est asiatico, anche in tempi recenti, nonostante esistano dubbi sulla sua efficacia. Infatti, l’efficacia era probabilmente collegata agli effetti della limitazione dei movimenti della persona e non a quelli dell’acqua. Chi ha studiato più a fondo le conseguenze di questa tortura ha riscontrato un incredibile effetto nel caso in cui l’intervallo di tempo tra una goccia e l’altra sia irregolare, arrivando a indurre una crisi psicotica entro venti ore. Al contrario, uno stimolo regolare può essere isolato dal cervello.
In questo momento sui mercati stiamo vivendo qualcosa di simile: abbiamo tante piccole gocce che cadono sullo scenario macroeconomico, nessuna delle quali è in grado da sola di causare danni ma, nel caso in cui continuassero, potrebbero portare gli operatori ad avere timore dell’arrivo di eventi estremi.
Il più recente è il cosiddetto shutdown, ovvero la chiusura del governo statunitense. La Costituzione americana prevede che le spese pubbliche debbano essere direttamente legate ai relativi stanziamenti previsti dalla legge. Nel caso in cui venisse raggiunto il tetto di spesa, per prevenire costi in eccesso rispetto agli stanziamenti varati dal Congresso o elevati indebitamenti da parte dei vari enti governativi, l’amministrazione permette di proseguire solo le attività legate alla sicurezza della vita umana o alla tutela della proprietà.
Secondo stime di esperti statistici ogni settimana di shutdown del governo americano porta a una crescita del PIL inferiore di 0,05-0,15% a seconda dei modelli utilizzati, che poi viene di solito quasi totalmente recuperata nelle settimane successive, quando si torna alla riapertura delle attività non essenziali. Numeri quindi non particolarmente importanti, ipotizzando che, come in passato, si trovi un accordo entro pochi giorni, ma che fanno parte delle gocce cinesi che stanno cadendo sulla fronte dei mercati.
Le difficoltà che arrivano dagli Stati Uniti riguardano non solo il rallentamento del mercato del lavoro, che sappiamo essere ai valori minimi degli ultimi mesi (anche se non abbiamo ancora i dati di settembre derivanti da questa sospensione governativa), ma anche i tribunali attivi sui governatori della Fed (Lisa Cook è stata confermata dalla Corte Suprema andando contro l’ordine esecutivo di licenziamento del presidente Trump) e le tensioni interne dopo l’omicidio di Charlie Kirk.
Le altre gocce arrivano anche da altri Stati: dalla Francia con le dimissioni del premier Lecornu dopo meno di un mese dalla nomina; dalle divisioni interne al governo inglese sulla legge di bilancio, con la cancelliera Rachel Reeves che secondo alcuni membri del governo avrebbe posizioni troppo populiste che non porterebbero a benefici significativi e che obbligano il premier Starmer a negoziare tra le parti; infine, le elezioni in Repubblica Ceca, che hanno portato al governo l’anti-europeista Babis.
In geopolitica, agli eventi purtroppo noti da diverso tempo (in Ucraina e a Gaza) si aggiungono anche le ultime tensioni tra USA e Venezuela, con il governo americano accusato di violare il diritto internazionale quando attacca le navi che trasportano sospetti carichi di droga a ridosso delle acque venezuelane.
Insomma, il nostro caro mercato per ora mantiene i nervi saldi, aiutato da aspettative per una stagione degli utili ancora tonica (alcune stime sono per una crescita a doppia cifra degli utili nel terzo trimestre chiuso da poco), dalle aspettative di un miglioramento della produttività a partire già dagli ultimi mesi del 2025 a seguito dello sviluppo dell’intelligenza artificiale all’interno delle aziende e dalla promessa di una politica economica accomodante, con due ribassi da parte della Fed previsti nei prossimi due meeting da qui alla fine dell’anno.
Per il momento prevale la tranquillità che tutte queste gocce vengano spazzate via dalla forza della resilienza dell’economia americana e dall’implementazione di piani di stimolo per le economie che se lo possono permettere, in primis Cina e Germania. Tuttavia, con l’equilibrio instabile e gli indici che salgono ininterrottamente da sei mesi, ogni cattivo pensiero può destabilizzare la mente, la cui attenzione al momento è scandita da notizie di breve durata e senza impatto duraturo, come una goccia sulla fronte.