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La giustizia boccia i dazi: cosa accadrà ora?

di Anthony Willis, Investment Manager di Columbia Threadneedle Investments
 
La giustizia boccia i dazi: cosa accadrà ora?
L’aggiornamento di questa settimana si concentra sulla Svizzera, un altro Paese particolarmente penalizzato dalle misure tariffarie statunitensi. Attualmente Berna si confronta con dazi pari al 39%, un livello nettamente superiore alle attese iniziali (pari al 15%). Tale incremento si spiega con l’elevato volume di esportazioni verso gli Stati Uniti nei comparti dell’oro, della farmaceutica e della chimica, che generano un sostanziale deficit commerciale.

Nel corso della scorsa settimana, tuttavia, la situazione si è rivelata più complessa a seguito di una pronuncia giudiziaria – in linea con una decisione analoga già emessa a maggio – che ha dichiarato l’illegittimità dei dazi. La sentenza evidenzia che il Presidente Trump ha agito oltre i limiti delle proprie attribuzioni, facendo ricorso all’International Emergency Powers Act, strumento concepito per emergenze di sicurezza nazionale, e non al Congresso, cui spetta costituzionalmente la facoltà di introdurre misure tariffarie per ragioni di politica commerciale.

In prospettiva, è atteso un ricorso del Presidente alla Corte Suprema. Il processo giudiziario potrebbe protrarsi a lungo: i dazi rimarranno in vigore almeno fino al 14 ottobre, con la possibilità di una decisione interlocutoria nelle prossime settimane, mentre il giudizio definitivo potrebbe slittare al prossimo anno. La composizione a maggioranza repubblicana della Corte Suprema lascia ipotizzare un orientamento favorevole al Presidente; in tal caso, i dazi verrebbero confermati e la questione si chiuderebbe. In caso contrario, il contesto si configurerebbe come più incerto e con potenziali ripercussioni di ampia portata.

Parallelamente, il Presidente potrebbe continuare a fare ricorso ai poteri previsti dalla sezione 232, già utilizzati per introdurre dazi su acciaio, autoveicoli e alluminio. Sebbene l’estensione a ulteriori settori richieda tempi procedurali più lunghi, essa potrebbe condurre a misure tariffarie di entità analoga. Tali strumenti, tuttavia, non consentono l’introduzione di dazi reciproci a livello globale, per i quali sarebbe necessario un meccanismo più complesso e di più difficile attuazione.

Un’ulteriore opzione rimane quella del Congresso, al quale la Costituzione assegna espressamente la competenza in materia tariffaria. Tale percorso, tuttavia, richiederebbe l’approvazione di provvedimenti legislativi specifici per i singoli Paesi interessati. Attualmente i Repubblicani detengono la maggioranza, ma in vista delle elezioni di medio termine del prossimo anno potrebbero essere spinti a intervenire con una certa celerità.

I mercati, per il momento, restano relativamente tranquilli, riflettendo la consapevolezza che il contenzioso legale seguirà tempistiche non brevi. Una riduzione dei dazi sarebbe accolta come un esito positivo; qualora invece venissero confermati, i mercati appaiono già preparati ad assorbirne gli effetti, pur nella consapevolezza che tali misure rappresentano un ostacolo alla crescita e che l’impatto complessivo delle misure già introdotte deve ancora pienamente manifestarsi.
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