Economia

L’Italia avanza nell’Osservatorio Women’s Empowerment ma il divario di genere resta profondo

di Redazione
 
L’Italia avanza nell’Osservatorio Women’s Empowerment ma il divario di genere resta profondo
I risultati della quarta edizione dell’Osservatorio sul Women’s Empowerment, presentati a Cernobbio con il supporto di ABB Italia, Edison, Milan Bergamo Airport – Gruppo SACBO, Molitoria Umbra e Philip Morris Italia, confermano progressi ma anche nodi irrisolti sul fronte della parità di genere.

Secondo il Women’s Empowerment Progress Index (WEPI), l’Italia mantiene la quinta posizione tra i Paesi del G20, mentre la Francia riconquista la leadership superando Regno Unito e Australia, grazie soprattutto ai miglioramenti nella rappresentanza politica e aziendale femminile. Sul fronte europeo, lo EU SheWorks Index registra un rafforzamento dei Paesi nordici guidati dalla Svezia e un avanzamento dell’Italia di due posizioni rispetto al 2024, pur restando nella parte bassa della classifica.

Il rapporto evidenzia che nei Paesi del G20 le donne hanno una probabilità 1,7 volte maggiore rispetto agli uomini di essere NEET, nonostante un livello di istruzione mediamente più alto. Restano forti gli ostacoli per l’accesso a ruoli di management e per la crescita nelle carriere STEM, mentre la flessibilità lavorativa e la gestione dei carichi di cura continuano a rappresentare barriere significative. Solo una donna su quattro nel mondo gode di reale autonomia su tempi e luoghi di lavoro, e una su sei deve affrontare incombenze familiari anche durante l’orario lavorativo.

Il divario retributivo in Europa si traduce ancora in 46 giorni di lavoro “non pagato” all’anno per le donne, con effetti che si prolungano fino alla pensione. Nei Paesi del G20, colmare i divari salariali e occupazionali potrebbe generare opportunità economiche fino a 11,6 trilioni di dollari, pari al 12% del PIL complessivo.

Il rapporto individua tre priorità per il futuro: empowerment economico, equilibrio vita-lavoro e nuove generazioni. Le donne della Gen Z, pur entrando nel mercato con titoli di studio elevati e sensibilità verso equità e sostenibilità, si trovano a fronteggiare precarietà e incertezze, oltre a sfide legate alla salute mentale.

Tra le sei proposte chiave emergono: più accesso ai servizi di assistenza all’infanzia, rafforzamento della protezione contro la violenza di genere, trasparenza salariale obbligatoria, sostegno alle carriere STEM, congedi di paternità obbligatori e valorizzazione del ruolo dei social media per intercettare le priorità delle nuove generazioni.

Le best practice aziendali incluse nel Rapporto dimostrano che il cambiamento è possibile, sempre più imprese scelgono modelli inclusivi e trasparenti, con benefici non solo per le lavoratrici ma per l’intero tessuto socio-economico. Un percorso che unisce etica e strategia e che, se sostenuto da politiche coordinate, può accelerare la costruzione di una società più equa e competitiva.
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