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Kairos Partners SGR: Market Flash di martedì 29 luglio 2025

di Alberto Tocchio, head of Global Equity and Thematics
 
Kairos Partners SGR: Market Flash di martedì 29 luglio 2025
Ci siamo: è finalmente iniziato il mese simbolo dell’estate, quello in cui tutti sogniamo una pausa... o magari riusciamo anche a prendercela. Ma sapete chi non si ferma? Il mercato. E oggi ne parliamo insieme, perché ci aspettano ore dense di eventi e dati da seguire con attenzione.

Nell’ultimo episodio vi avevo anticipato che, nonostante la calma apparente, sotto la superficie c’era una notevole dispersione tra settori e fattori. Una specie di silenziosa riorganizzazione dei portafogli, in vista delle trimestrali, della seconda parte dell’anno… o forse di un cambio di paradigma che si confermerà strada facendo.

Nel frattempo, gli Stati Uniti continuano a dominare: il Nasdaq segna nuovi massimi storici e ha chiuso oltre la sua media mobile a 20 giorni per più di 60 sedute consecutive — un evento raro, visto solo nel 2000 e prima ancora nell’85. Questa forza dell’azionario americano si accompagna a una volatilità in calo, spread sul credito compressi, entusiasmo retail e un clima di “risk-on” che ha spinto asset come l’oro e Bitcoin a guadagni da inizio anno intorno al 30%. Mai vista una tale distanza tra la performance in dollari degli indici globali e il loro valore in oro, che risulta addirittura negativo.

Parlando di crypto, siamo a una capitalizzazione complessiva di 4.000 miliardi di dollari. Le stablecoin sono state approvate, aprendo la strada a un’integrazione sempre più profonda nel sistema finanziario tradizionale, con l’appoggio dell’amministrazione Trump. Si parla addirittura di introdurle nei fondi pensione, e JPMorgan — che qualche anno fa le definiva una frode — oggi valuta l’ipotesi di accettarle come collaterale per i prestiti. È il caso di dirlo: come diceva Darwin, adattarsi non è debolezza, ma intelligenza.
E adesso, tenetevi forte, perché siamo entrati in una delle settimane più importanti dell’anno: pioggia di trimestrali, dati macro chiave, dichiarazioni dalle banche centrali... e dulcis in fundo, la scadenza del 1° agosto per i dazi.

Partiamo proprio dalle trimestrali: gli utili americani continuano a dimostrare la forza del tech. Il tema AI è dominante: tre nomi — Nvidia, Meta e Microsoft — stanno trascinando gli indici, mentre il resto dei Magnificent 7 arranca. Ma attenzione: intorno all’AI si sta allargando la partecipazione di settori e titoli, migliorando il cosiddetto “breath” di mercato.

A proposito di AI, Trump ha firmato una serie di ordini esecutivi per accelerare lo sviluppo dell’intelligenza artificiale in America. Parliamo di meno burocrazia, più energia per i data center e incentivi massicci. Si stima che entro il 2028 saranno investiti circa 3.000 miliardi di dollari a livello globale solo in data center: una cifra che potrebbe superare l’intero CapEx annuale delle aziende dell’S&P 500. Impressionante, no?

Finora solo un terzo delle aziende ha pubblicato i risultati, ma le prime indicazioni sono chiare: le aspettative erano state abbassate e molte aziende stanno battendo le stime, aiutate anche dalla debolezza del dollaro, che avvantaggia gli esportatori — soprattutto nel tech. Basti pensare che le aziende del Nasdaq ottengono quasi metà dei ricavi fuori dagli USA, contro meno del 20% dell’indice Russell 2000.

E per chi era scettico sull’AI, queste trimestrali stanno fugando ogni dubbio. Si parla sempre più di Agentic AI, un’intelligenza artificiale autonoma, capace di prendere decisioni, pianificare, agire... senza bisogno di supervisione umana continua. È il futuro? No, è il presente. Vale la pena approfondire.

In arrivo questa settimana: i numeri di Meta, Apple, Amazon. E in Europa? Finora ha riportato circa il 25% delle aziende: anche qui battute le stime, ma con meno forza rispetto agli USA. Un euro troppo forte è stato citato come ostacolo da ben il 60% delle aziende, e togliendo i finanziari, le sorprese positive scendono al livello più basso degli ultimi dieci anni. Il contesto europeo è chiaro: contano stock picking e posizionamento. I titoli di qualità, molto detenuti, stanno deludendo; i più shortati, invece, sorprendono al rialzo.

E ora il tema più caldo: i dazi. Venerdì 1° agosto scade il termine chiave per gli accordi con i diversi paesi dopo avere firmato nel weekend un accordo con l’Europa che andrà finalizzato nelle prossime settimane. Giovedì ci sarà la sentenza della Corte d’appello: se si andasse alla Corte Suprema, Trump rischierebbe. Motivo per cui tutte le controparti potrebbero essere incentivate a trovare un accordo di facciata già nei prossimi giorni.

L’accordo di massima raggiunto e gli ulteriori prossime dettagli potrebbero cambiare la narrazione per settori come auto, lusso, farmaceutico, che hanno zavorrato l’Europa negli ultimi tre mesi. Potremmo vedere nuove rotazioni settoriali e un rinnovato slancio al rialzo.

Torniamo a parlare di un mercato che sembra calmo in superficie… ma sotto, le dinamiche si stanno facendo sempre più interessanti.

Partiamo dai rendimenti americani, che sono tornati a salire rapidamente, riportando sotto i riflettori la “soglia del dolore” del 5% sul trentennale, quella che tanto fa innervosire Trump. Dietro a questo rialzo ci sono deficit pubblici enormi, inflazione ancora appiccicosa e — non dimentichiamolo — tensioni politiche sulla Fed. C’è persino circolata la voce, poi smentita, che Trump volesse licenziare Powell. Eppure, attenzione: questi tassi in salita non sono solo frutto di cattive notizie — stanno arrivando anche dati macro sorprendentemente solidi.

Lo scenario base per gli Stati Uniti? Una crescita moderata, con un’inflazione che fatica a scendere. Ma ci sono dei rischi all’orizzonte: le politiche commerciali restrittive e i limiti all’immigrazione potrebbero fare più danni che benefici, anche con lo stimolo fiscale in corso.

Nel mercato del lavoro ci si aspetta un rallentamento graduale: meno assunzioni, disoccupazione in lieve aumento e stipendi che crescono lentamente. I consumi? In crescita nominale, ma quasi piatti in termini reali.

Spostiamoci in Europa. Dopo una buona partenza d’anno, l’economia sembra aver ristagnato nel secondo trimestre. L’Irlanda, che aveva dato una spinta impressionante con un +7,4% nel primo trimestre, ora rischia un forte rimbalzo tecnico al ribasso. L’inflazione sembra invece stabilizzarsi. Fa però riflettere un dato dal Regno Unito: le famiglie stanno risparmiando come nel 2008, segno evidente di timori su economia, inflazione e possibili aumenti delle tasse. Non è un bel segnale.
Questa sarà una settimana densa anche sul fronte delle banche centrali. Dopo sette tagli consecutivi, la BCE si è fermata, dicendo che da ora in poi ogni decisione verrà presa riunione per riunione. Ma il mercato non ci crede del tutto: si aspetta ancora un paio di tagli entro fine anno.
E ora l’attenzione si sposta sulla Fed, che non dovrebbe toccare i tassi, ma che potrebbe aggiornare le stime di inflazione al rialzo. Le recenti tensioni rendono la situazione ancora più delicata.

Occhi puntati anche sulle banche centrali di Inghilterra, Cina e soprattutto Giappone, dove la crisi politica in corso potrebbe spingere la BoJ ad essere più prudente, anche se il governatore Ueda non sembra intenzionato a mollare la presa su un’inflazione ancora alta.

In sintesi, il mercato rimane solido — e siamo in un mese storicamente positivo. Le trimestrali continuano a sostenere l’umore, insieme ai dati macro, ma occhio al posizionamento degli investitori, sempre più carico, soprattutto in Europa dove il sovrappeso relativo è ai massimi da cinque anni, secondo alcune survey.

Negli Stati Uniti, il mercato è insolitamente tranquillo: da tre settimane non vediamo movimenti giornalieri superiori all’1%. Ma stiamo entrando nel periodo agosto-ottobre, storicamente tra i più volatili. E gli ingredienti per un po’ di scosse ci sono tutti: Fed, inflazione, eccessi nel tech, geopolitica, dazi… e alcuni segnali di euforia che iniziano a comparire nei dati di sentiment.

I retail americani e i fondi sistematici potrebbero presto fermarsi negli acquisti, avendo già posizioni molto piene. Ma attenzione: l’idea di una correzione ad agosto è così condivisa che rischia di essere... troppo scontata. Finché i tassi non salgono ancora, l’azionario potrebbe semplicemente continuare a muoversi in un range.
Forse, più che temere un pullback, dovremmo riflettere sulla composizione dei portafogli, perché il movimento in atto potrebbe essere più duraturo di quanto sembri. Magari non è solo un rimbalzo estivo: è una nuova fase di allargamento del mercato e i nuovi massimi di sempre anche dell’SPX equal weight sono importanti.

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