Economia
Irpef, meno di un terzo degli italiani paga oltre tre quarti delle imposte, il ceto medio regge da solo il welfare
di Redazione

L’Italia non è un Paese oppresso dalle tasse, ma un Paese in cui pochi pagano per tutti. È la fotografia impietosa che emerge dall’ultimo Osservatorio sulle dichiarazioni dei redditi ai fini Irpef, curato dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali con il sostegno di CIDA. Secondo i dati presentati alla Camera dei Deputati, quasi la metà degli italiani non versa neppure un euro d’imposta, mentre il 27,41% dei contribuenti sostiene da solo il 76,87% dell’intera Irpef.
Nel dettaglio, su 58,9 milioni di residenti, solo 33,5 milioni hanno effettivamente pagato almeno un euro di Irpef nel 2024. "Il problema non è che tutti paghino troppo, ma che pochi paghino per tutti", ha spiegato Stefano Cuzzilla, presidente CIDA. "Se in una squadra solo tre giocatori corrono e gli altri guardano, non si vince nessuna partita. È uno squilibrio che logora il ceto medio e scoraggia i giovani".
L’analisi di Itinerari Previdenziali, illustrata dal presidente Alberto Brambilla, mostra che il 72,59% dei contribuenti italiani, con redditi fino a 29mila euro, paga solo il 23,13% dell’imposta complessiva. Una quota insufficiente persino a coprire le prime tre funzioni di welfare, sanità, assistenza e istruzione, che da sole richiedono oltre 300 miliardi di euro l’anno. Per contro, chi dichiara oltre 35mila euro, appena il 17% dei contribuenti, sostiene più del 63% dell’Irpef nazionale.
I numeri descrivono un Paese in cui il 43,15% dei cittadini non ha redditi e vive “a carico” di altri. Più di 1,1 milioni di italiani dichiarano un reddito nullo o negativo, senza contribuire né al fisco né alla previdenza. Eppure i consumi restano elevati: nel solo 2023 gli italiani hanno speso circa 150 miliardi di euro nel gioco d’azzardo, segno - osserva Brambilla - che "il quadro dei redditi appare poco credibile se confrontato con le abitudini di spesa".
Il divario è ancora più evidente nei confronti tra le fasce di reddito, un lavoratore che guadagna tra 35 e 55mila euro paga in media 34 volte le imposte di chi dichiara tra 7.500 e 15mila euro, chi supera i 300mila euro contribuisce quanto 814 lavoratori di fascia medio-bassa. È la “trappola del ceto medio”, denuncia Cuzzilla: "Molti ricevono senza dare, pochi danno senza ricevere. E su questi pochi si regge l’intero welfare italiano".
L’Osservatorio mette inoltre in guardia sulla sostenibilità del sistema. La redistribuzione complessiva, cioè il trasferimento di risorse verso le fasce a reddito più basso, supera i 233 miliardi di euro, pari all’80% delle imposte dirette. "Da anni lo Stato si regge sul pericoloso binomio ‘meno dichiari e più avrai’ - ammonisce Brambilla - che incoraggia evasione e lavoro nero".
Alla vigilia della legge di bilancio, Cuzzilla lancia un appello alla politica: "Servono scelte coraggiose. Non bonus effimeri, ma investimenti veri su lavoro, salari e produttività. Il futuro dell’Italia si gioca nella fiducia restituita al ceto medio e in un fisco che diventi finalmente un patto di equità e di fiducia".