Economia

Incertezza globale e resilienza italiana guidano il quadro economico di metà 2025

di Demetrio Rodinò
 
Incertezza globale e resilienza italiana guidano il quadro economico di metà 2025
Il contesto economico mondiale a metà 2025 continua a essere caratterizzato da forte instabilità e tensioni geopolitiche, mentre l’Italia dimostra segnali di resilienza nonostante le sfide. Il recente Bollettino Economico della Banca d’Italia evidenzia un rallentamento generalizzato della crescita globale, influenzato dall’incertezza commerciale tra Stati Uniti e Cina, dalle tensioni in Medio Oriente e dal calo della fiducia delle famiglie e delle imprese.

Nel primo trimestre dell’anno, per la prima volta dal 2022, il PIL statunitense ha registrato una contrazione, penalizzato da un eccezionale incremento delle importazioni anticipato in vista dei nuovi dazi. La Cina, dal canto suo, risente della debole domanda interna e di una crisi persistente nel settore immobiliare, mostrando un rallentamento anche nelle esportazioni. L’OCSE ha rivisto al ribasso le stime di crescita globale al 2,9% per il 2025, segnalando un clima di profonda incertezza.

I mercati finanziari hanno reagito con una ripresa degli indici azionari e un rafforzamento dell’euro, mentre il dollaro si è deprezzato. Il prezzo del petrolio ha oscillato fortemente, toccando un picco di 79 dollari al barile a giugno, per poi stabilizzarsi grazie a una tregua temporanea tra Israele e Iran.

Nell’area dell’euro, il PIL è cresciuto dello 0,6% nel primo trimestre, spinto dall’aumento delle esportazioni verso gli Stati Uniti. Tuttavia, con il venir meno di questo effetto, la crescita si è indebolita nei mesi primaverili, mentre la domanda interna resta condizionata dall’incertezza geopolitica e commerciale.

La Banca Centrale Europea ha ridotto il tasso sui depositi al 2%, con l’obiettivo di stimolare l’economia e sostenere la domanda. L’inflazione si è attestata al 2%, in linea con l’obiettivo di medio termine, ma l’instabilità delle materie prime, specialmente energetiche, continua a rappresentare un rischio.

Nel primo trimestre, il PIL italiano ha segnato un incremento dello 0,3%, trainato dai consumi interni e dagli investimenti, oltre che da una domanda estera più robusta. Tuttavia, nel secondo trimestre, la crescita si è attenuata a causa di un clima di fiducia debole e di un rallentamento degli scambi internazionali.

Il mercato del lavoro italiano continua a dare segnali positivi, con un aumento degli occupati (+0,7% rispetto al trimestre precedente) e un basso tasso di disoccupazione. Le retribuzioni nominali restano superiori all’inflazione, ma in termini reali non hanno ancora recuperato i livelli pre-2021. L’inflazione si mantiene moderata, attorno all’1,5%, e si prevede che resti sotto controllo nei prossimi anni.

Sul fronte finanziario, la domanda di credito resta contenuta, soprattutto tra le piccole imprese, nonostante il calo dei tassi ufficiali. La forte domanda estera per i titoli pubblici italiani è un segnale di fiducia, sostenuto dal percorso di rientro del disavanzo valutato positivamente dalla Commissione europea.

Guardando al 2025 e al biennio successivo, la Banca d’Italia stima una crescita moderata del PIL italiano (+0,6% nel 2025, +0,8% in media nel 2026-2027). Tuttavia, lo scenario resta vulnerabile agli shock esterni e alle tensioni sui mercati globali.

In un contesto segnato da guerre commerciali, volatilità energetica e inflazione contenuta, l’Italia appare come un Paese capace di mantenere una certa stabilità, pur tra mille difficoltà. Le imprese dovranno rafforzare la competitività e le famiglie consolidare la fiducia, mentre la politica economica sarà chiamata a sostenere investimenti e occupazione.
 
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